Condividi:

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on email

Esplora:

GAZA. IL BELLO DELLA CACCIA AL CIVILE INDIFESO

TERRASANTA: TRAGICHE CONFERME CENSURATE DAI SOCIAL.

PREMESSA: dopo numerosi tentativi abbiamo preso atto che il sig. Zuckenberg ha mantenuto quello che alcuni giorni fa ha promesso, ossia usare i suoi algoritmi per censurare la circolazione di notizie DI FONTE ISRAELIANA su quello che avviene in Terrasanta, ma con la colpa di essere critici verso il fondamentalismo omicida del governo Netanyahu. Lo stesso articolo siamo lieti di pubblicare sul nostro sito.

Rimini, 12 luglio 2024.

GAZA. IL BELLO DELLA CACCIA AL CIVILE INDIFESO

In Israele queste schifezze (è vero: solo conferme definitive, NON novità) occupano le prime pagine dei media critici. In Europa, tutti servi e zitti, e giù paludate lezioni di democrazia e diritti umani. Squallidi sepolcri imbiancati.
Anche per pubblicare questa notizia c’è stato bisogno di una serie di manovre per sfuggire all’occhiuta censura di FB. Forse è vero che conviene abbandonare queste cd. “piazze virtuali” in mano al nuovo totalitarismo…

Terrasanta. Una nuova inchiesta condotta dalle testate israeliane +972 Magazine e Local Call ha scoperto che i soldati dell’occupazione israeliana hanno sparato ai palestinesi, compresi i civili, “praticamente a volontà” durante le loro operazioni nella Striscia di Gaza.

I soldati israeliani hanno raccontato di una quasi totale assenza di regole di tiro, “con le truppe che sparano a piacimento, incendiano le case e lasciano cadaveri per le strade”, il tutto con la benedizione dei loro comandanti.
“C’era totale libertà di azione”, ha detto B., un soldato anonimo che ha prestato servizio a Gaza. “Se c’è [anche] una sensazione di minaccia, non c’è bisogno di spiegare – si spara e basta”.

B. ha detto che quando qualcuno si avvicina “è lecito sparare al suo centro di massa [il suo corpo], non in aria. È lecito sparare a tutti, a una ragazza giovane, a una donna anziana”.

Anche quando si trattava di detenuti israeliani a Gaza, i soldati “non avevano una direttiva specifica”, dato che l’incidente in cui le forze armate hanno accidentalmente ucciso tre detenuti israeliani non ha causato alcun cambiamento significativo alle norme sul fuoco aperto.

I soldati sparano liberamente anche contro i civili che entrano nelle cosiddette “no-go zones” e i loro cadaveri vengono spesso lasciati a marcire, rimossi solo prima dell’arrivo dei convogli di aiuti umanitari, in modo che “non escano immagini di persone in avanzato stato di decomposizione”.

Solo uno dei soldati intervistati per questa inchiesta ha voluto essere identificato per nome: Yuval Green, un riservista di 26 anni che ha prestato servizio nella 55ª Brigata paracadutisti nel novembre e dicembre dello scorso anno [Green ha recentemente firmato una lettera di 41 riservisti che dichiarano il loro rifiuto di continuare a prestare servizio a Gaza, dopo l’invasione dell’esercito a Rafah].

“Non c’erano restrizioni sulle munizioni”, ha detto Green a +972 e Local Call. “La gente sparava solo per alleviare la noia”.

“Abbiamo distrutto tutto quello che volevamo”, ha testimoniato Green. “Questo non per il desiderio di distruggere, ma per la totale indifferenza verso tutto ciò che appartiene [ai palestinesi]. Ogni giorno un D-9 demolisce case. Non ho scattato foto prima e dopo, ma non dimenticherò mai come un quartiere che era davvero bello […] sia stato ridotto a sabbia”.

Condividi:

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Dai blog