Recentemente l’EPA (Environmental Protection Agency, agenzia statunitense per la tutela ambientale) a seguito di alcuni test sulle auto Volkswagen ha rilevato alcune irregolarità. Il caso ha avuto molta risonanza in Italia e all’estero causando pareri discordanti tra gli analisti; noi abbiamo il piacere e l’onore di parlarne con Augusto Grandi, giornalista de IlSole24Ore e Senior Fellow del Think Tank Il Nodo di Gordio.
A cura di Marcello Ciola
1. Dott. Grandi, andiamo subito all’analisi dei fatti accaduti: c’è chi ha sottolineato come questo sia un “falso scandalo” in quanto diverse case automobilistiche (soprattutto europee) utilizzano dei metodi nel ciclo di misura per “truccare” il calcolo delle emissioni. Contestualmente, però, c’è chi contesta la difesa della Volkswagen sostenendo che nell’ambito degli stessi test dell’EPA, le BMW hanno ottenuto risultati nella norma. Lei da che parte si “schiera”?
In realtà i valori di emissione dei diesel sotto accusa sono perfettamente regolari per quanto riguarda i parametri degli Stati Uniti che hanno scatenato le polemiche contro Volkswagen. Gli stessi Stati Uniti che, tra l’altro, non hanno mai sottoscritto i protocolli internazionali per la difesa dell’ambiente. Volkswagen ha sbagliato perché, per promuovere le proprie vetture diesel, ha barato sulle dichiarazioni, sostenendo di aver ridotto le emissioni in misura decisamente superiore rispetto alla realtà. Ma non ha avvelenato l’ambiente.
2. Sicuramente l’EPA non è nuova a questo genere di azioni. L’anno scorso ci furono multe a Hyundai, Kia, Toyota e General Motors; quest’ultima per un difetto di fabbrica che costò la vita a più di qualche persona pagò una multa molto più contenuta rispetto quella richiesta alla Volkswagen (900 milioni di dollari contro 18 miliardi). Lei ritiene che la somma richiesta sia proporzionata rispetto al danno prodotto da Volkswagen o che ci sia un particolare accanimento nei suoi confronti?
Bisognerà vedere, al termine dell’iter, a quanto ammonterà davvero la multa che Volkswagen dovrà pagare. Sicuramente i rischi per gli automobilisti sono inferiori rispetto a quelli legati alla multa, molto più contenuta, che è stata comminata nei mesi scorsi a Fca per problemi legati alla pericolosità del serbatoio di alcuni modelli della Chrysler.
3. Se ritiene che ci sia stato un accanimento, per quale motivo pensa sia stato perpetrato?
Innanzi tutto ci si è accaniti su Volkswagen perché è diventato il primo gruppo a livello mondiale e stava tentando un’operazione di forte penetrazione sul mercato degli Stati Uniti. Poi esistono problemi di politica internazionale che stanno mettendo di fronte Berlino e Washington, a partire dai rapporti con Mosca. Inoltre un indebolimento dell’economia tedesca avrebbe ripercussioni sull’intera Unione europea.
4. Quanto questo potrebbe influenzare il mercato dell’automobile anche in relazione alla possibile applicazione delle disposizioni contenute nel TTIP?
Anche il trattato è fonte di contrasti tra le due parti dell’Atlantico. Un accordo in cui gli Usa avrebbero molti più diritti e gli europei molti più doveri. Con poche possibilità di ribellarsi alle imposizioni di Washington. Una Germania indebolita rappresenterebbe, al tavolo dei negoziati, un ostacolo decisamente più facile da superare.
5. Sappiamo che molte fabbriche in Italia preparano pezzi per le automobili Volkswagen. Quanto questo evento influenza o potrà influenzare l’industria automobilistica italiana?
I componentisti italiani forniscono a Volkswagen parti delle vetture per un valore complessivo di circa 1,5 miliardi di euro all’anno. Ovviamente, se ci fosse un ridimensionamento delle vendite del gruppo tedesco, le ripercussioni in Italia sarebbero pesanti. Non è facile, in un contesto sempre più competitivo, trovare rapidamente nuovi clienti sul mercato mondiale. Tra l’altro i nostri componentisti lavorano sulla qualità e non sul prezzo, dunque sarebbero poco concorrenziali con i fornitori di bassa qualità che vendono a prezzi molto più bassi.
6. Si parla di un probabile effetto domino su altre case automobilistiche europee, tra cui la FIAT. Lei cosa pensa in merito?
Non sono così pessimista. Passato il momento di polemica mediatica, il consumatore di tutto il mondo tornerà a valutare l’acquisto di una nuova vettura sulla base del costo, della prestazione, della linea stilistica dell’auto, della sicurezza. Quanto all’inquinamento, dal 1° settembre di quest’anno le auto nuove che vengono messe in vendita devono essere Euro 6, dunque i problemi legati al software dei diesel contestati non sono più presenti.
Domus Europa Augusto Grandi per la sua disponibilità e per le utili risposte che ci ha fornito.