Se ha ragione, dopo sette anni di recessione post-Lehnam, quest’inverno piomberà su di noi una super-Lehman,che colpirà un’economia reale già dissanguata dalla depressione in corso. On so immaginare come si presenterà: altri milioni di disoccupati, gente alla fame che assalta i supermercati? Sparizione dei generi di prima necessità? Conti correnti svuotati dal crack bancario universale? Banconote che i produttori agricoli (di cibo) non accettano più, come prevedono i più apocalittici? A me non resta che consigliare di fare una piccola scorta di generi di necessità, magari simile a quella consigliata dalle autorità svizzere in vista di una guerra o grave crisi. Se potete, superate la quantità di scatolame, sale, sigarette, cose che potrete scambiare quando i supermercati fossero vuoti, contro altri generi.
Frattanto possiamo dedicarci al pensiero, e considerare filosoficamente che questa sciagura che ci pende sul capo è tutta e so dovuta al capitalismo finanziario, più precisamente alla dittatura che la finanza ha fatto pesare sulla politica: da cui ha strappato l’abolizione della Glass-Steagall e delle altre leggi che vietavano alle banche commerciali di usare i soldi dei risparmiatori per speculare in creatività finanziaria; il “divorzio” tra banche centrali e Tesoro, che prima sottraeva all’avidità della finanza il debito pubblico e i suoi grassi interessi; la deregolazione con neutralizzazione delle norme anti-trust per cui certe banche si sono consentite di diventare “troppo grosse per fallire”, sicché la loro bancarotta fa’ crollare l’intero sistema mondiale liberista; e la globalizzazione, ossia la creazione di un unico mercato globale senza dazi e senza ostacoli alla fuga di capitali in cerca di rendimenti – il che vuol dire senza pareti anti-fuoco quando scoppia l’incendio; la globalizzazione voluta dalle multinazionali per “la miglior allocazione dei capitali”, in pratica la ricerca di salari più bassi (minima retribuzione del lavoro, massima al capitale), che alla lunga ha provocato, con la riduzione salariale dei paesi ex-sviluppati, il restringersi di questi “mercati”: un altro esempio di come il capitalismo abbia finito per segare il ramo su cui siede. E’ inoltre la globalizzazione che ha provocato crescite mostruosamente rapide di paesi come la Cina, e l’immane bolla che si è gonfiata laggiù; e adesso il contagio mondiale, la trasmissione della crisi che si produce in un qualunque paese a tutti gli altri. Ovviamente, la dittatura possiede anche le banche centrali, e le menti dei banchieri centrali, conquistati alla sua ideologia. Sicché impone stampa, tassi zero, salvataggi di banche private con miliardi dei contribuenti, e (in Europa) austerità e inflazione zero nell’interesse dei creditori. Lanciando il Sistema contro il muro, e rendendo impossibile frenare…
Abbiamo visto alcuni esempi di capitalismo che si morde la coda; che letteralmente si morde a coda per papparsela, ossia per estrarne gli ultimi indebiti profitti. Stranamente, a riprova del potere dell’ideologia sulle menti, gli scandali di questa dittatura non scuotono la credenza – negli economisti del Principe, nei giornalisti economici o politici, nei lettori – della “moralità intrinseca” del mercato. Il mercato sarebbe “oggettivo”: duramente, spietatamente, obbligherebbe gli attori economici a cercare l’equilibrio tra domanda e offerta, il livello a cui abbassandosi il salario diventa competitivo ossia “giusto” (niente pasti gratis), e nei detentori di capitale, ecciterebbe gli “spiriti animali”; la creatività, l’audacia, l’amore per il rischio. Quindi: meno Stato più mercato, anzi nessun controllo pubblico, le regolamentazioni spariscano, non fanno che ostacolare i condottieri audaci del Mercato.
Ebbene: spero non vi sia sfuggito il caso di Martin Shkreli, un classico genietto delle biotecnologie lanciatosi nell’imprenditoria. La sua audacia e inventiva consiste in questo: la sua ditta, Turning Pharmaceutical, ha comprato i diritti di un farmaco chiamato Daraprim, prodotto e inventato oltre 60 anni fa dalla Glaxo SK, un antiparassitario molto importante per controllare la toxoplasmosi nei malati di Aids, e di certi cancerosi dal sistema immunitario indebolito. T utto ciò che ha fatto Shkreli è, una volta messe le mani sui diritti, aumentare il prezzo del Daraprim da 13,50 dollari a pillola, a 750. A pillola. Un rincaro del 5 mila per cento.
Di fronte alle proteste e indignazioni generali, poi, il giovine capitalista ha promesso di ridurre l’aumento del prezzo. Ma che volete? Il giovine ha dato valore agli azionisti. E il prezzo esoso è in fondo quello consentito dal “mercato”: come ha spiegato Economist, il Daraprim vende bassi volumi, sicché non c’è da temere che un’altra farmaceutica esca fuori con un farmaco simile a prezzi inferiori; il costo della ricerca-sviluppo sarebbe proibitivo. Questa è diventata una pratica tipica nel settore: una certa Horizon per esempio ha comprarto da Astza Zeneca i diritti di Vimovo (un antidolorifico) e ne ha moltiplicato il prezzo per 7. I medicinali sono rincarati dal 2008, secondo Economist, del 127%, contro l’11 per cento dei prezzi al consumo.
Per la Turing Pharmaceuticals, rischio imprenditoriale, nessuno. Ricerca, zero. Invece l’astuto acquisto di una rendita di posizione, di un monopolio, sfruttato fino al dissanguamento dei consumatori – in questo caso, malati gravi e loro assicurazioni sanitarie.
Altro che effcienza, snellezza e riduzione dei prezzi a causa della concorrenza “spietata” fra capitalisti. Quella che il capitale cerca, per sè, quando può, è la rendita di una posizione monopolista (come già sapeva Marx). La stessa rendita perseguita da John D. Rockefekller quando la sua Standard Oil, a forza di acquisizioni, fusioni e sporchi trucchi, divenne la pià grossa petrolifera americana e “faceva” i prezzi. Ma allora c’era ancora uno stato: il Dipartimento della Giustizia, confermato poi dalla Corte Suprema, obbligò i Rockefeller a smembrare la colossale holding in 34 compagnie minori, i cui omi ancora ricordiamo: Mobil, Esso, Conoco, Amoco, Chevron…con management rigorosamente distinto. Lo smembramento giovò agli stessi Rockefeller, che divennero ancor più ricchi dato che le azini delle compagnie,complessivamente, superarono in valore quelle della Standard. Oggi, contro gli speculatori come Shkreli, lo stato americano non ha una sola arma. Hillary Clinton ha promesso che, se la eleggono alla Casa Bianca, farà importare più farmaci generici.
Se oggi ci fosse ancora uno Stato, avrebbe smembrato gli oligopoli bancari, non ci sarebbero state banche “troppo grandi per fallire”, ci sarebbero stati risparmiati il crollo di Lehman, la recessione-depressione che dura da allora, e le banche centrali dominate dai banchieri non filerebbero a velocità pazzesca contro il muro, senza poter frenare
Quanto sopra ho raccontato, non deve suonare una critica speciale agli Stati Uniti. E’ solo che lì la patologia è più aperta, più esposta e chiaramente dispiegata, dunque è narrabile. Come dice in una recente intervista il generale Fabio Mini, bisogna sperare che i delitti del nostro tempo siano commessi dagli americani, perché alla fine riusciamo a capirci qualcosa. In Italia, la povertà è salita del 130 per cento negli ultimi cinque anni, 7,8 milioni sono in povertà relativa, oltre 4 milioni vivono in povertà assoluta. L’Europa ha più miliardari dell’America, più dell’Asia. E il numero dei miliardari in Occidente è cresciuto, in 25 anni, del 665%.
Quanto all’Italia, da noi le peggiori nefandezze sono coperte e sepolte nell’omertà delle bande bancarie e politiche, verniciate di similoro dai media servili; i farabutti ci vengono additati alla venerazione. Gravissime omissioni di vigilanza bancaria, speculazioni dementi coi derivati che hanno fatto perdere miliardi di denaro dei contribuenti, possono essere premiate, se va bene, con la presidenza della repubblica e il governatorato della Banca centrale europea; se va’ male, con una presidenza Rai, un senatorato a vita, la fama di Venerato Maestro.
Maurizio Blondet
Parte prima: https://domus-europa.eu/?p=5014