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TESTIMONI DEL VENETO. ANDREA PALLADIO. a cura di Giulio Bertaggia

Con la presente Domus Europa inaugura una nuova rubrica,”Testimoni del Veneto. Pillole su illustri testimoni di storia e cultura veneta”. Dal sorgere della Repubblica Serenissima e oltre la sua caduta, la storia delle Venezie ha visto nei secoli la testimonianza di grandi uomini che, con la propria firma, hanno contribuito all’arricchimento di un’immensa eredità culturale nei più svariati campi, dall’architettura alla musica sino alla politica. Grazie alla passione e alla cura del dott. Giulio Bertaggia, autore di questa pregevole raccolta di biografie storiche.

Andrea di Pietro della Gondola detto “Palladio (1508-1580).

Andrea di Pietro Della Gondola, detto il “Palladio” (Padova 30/11/1508 – Vicenza 19/08/1580) Architetto. Inizia la carriera a Padova, come “lapicida” (addetto all’esecuzione di iscrizioni e di scultura meramente decorativa) dell’architetto Giovanni Maria Falconetto (Verona 1468 – Padova 1534 o 1535), quando il Trìssino lo prende sotto la sua protezio-ne, educandolo e permettendogli un soggiorno a Roma per studiare le antichità. (1) Prima di portarlo a Roma, lo aveva condotto a Verona, dove lo fece lavorare come scultore e gli diede il soprannome di “Palladio”, cioè “il Sapiente”. (2) Divenne fautore del ritorno alla classicità. E difatti a Vicenza, nel Teatro Olimpico, adattò la disposizione del teatro greco con gradinata a semicerchio, al chiuso di una sala, ed ottenne nello scenario fisso un insieme prospettico di autentica imponenza. (3) Non risultano in tutto il mondo precedenti teatri interamente coperti. Lavorò a Venezia, Udine, Brescia e specialmente a Vicenza. Lasciò un trattato di architettura che si può dire il testo dello stile neoclassico; infatti dal Palladio deriva tutta l’architettura neoclassica dei secoli XVIII e XIX, non solo in Italia, ma anche all’estero. (4) Pubblica i suoi fondamentali “Quattro libri dell’architettura” nel 1570. (5) Nei suoi “Quattro libri dell’architettura” le sue concezioni acquistano veste teorica, ma fu soprattutto dallo studio diretto delle opere che il suo stile ebbe diffusione in Italia, Francia e Inghilterra, costituendo un freno alle esagerazioni barocche, e un esempio, più tardi, per il neoclassicismo. Suo principale continuatore fu Vincenzo Scamozzi, (Vicenza 1548 o 1552 – Venezia 07/08/1616). (6) Morì mentre lavorava al Teatro Olimpico di Vicenza, che fu ultimato dallo Scamozzi. (7) E a questo teatro si rifece Scamozzi quando realizzò, per la famiglia Gonzaga di Mantova, il suo Teatro Ducale di Sabbioneta, chiarissima imitazione del palladiano Teatro Olimpico a Vicenza. (8) Principali opere del Palladio: a Lonedo di Lugo di Vicenza, Villa Godi, sua prima opera di architettura; (9) a Vicenza, la Basilica Palladiana, il Teatro Olimpico, Palazzo Chiericati; presso Vicenza, Villa Capra (detta “la Rotonda”), a Cessalto, Villa Zeno; a Masèr, Villa Barbaro; presso la Mira, Villa Foscari (detta “della Malcontenta”); a Venezia, le chiese di San Giorgio Maggiore, San Francesco della Vigna e del Redentore. (10) Non ha lasciato opere a Padova, sua città natale, dove era nato, figlio del mugnaio Pietro della Gondola, (11) in quella contrada che allora si chiamava Borgo della Paglia, il 30/11/1508, come ci ricorda una lapide all’esterno del palazzo al n° 8 di via dei Rogati. E in Borgo della Paglia visse dal 1508 al 1523, come testimonia un’altra lapide posta dal comune di Padova nel novembre 2008 in via della Paglia, sul palazzo che fa angolo con Riviera Tiso da Camposampiero dove, dall’altra parte della strada, sul parapetto del canale, Palladio è ricordato da un monumento del 2008 del laboratorio Morseletto su disegno di Elio Armano; lapide e monumento sono stati posti in occasione del quinto centenario della nascita. A Vicenza, il suo monumento funebre del 1844 dello scultore Giuseppe de Fabris (Nove 19/08/1790 – Roma 22/08/1860), su progetto dell’architetto Bartolomeo Malacarne (Vicenza 27/12/1782 – Venezia 07/01/1842), è al Cimitero Maggiore. A Venezia, nel Panteon Veneto di Palazzo Loredan, in Campo Santo Stefano, Palladio è ricordato da un busto del 1871 di Eugenio Pedon; Scamozzi, da un busto del 1847 di Pietro Zandomeneghi. (12)

Giulio Bertaggia

(1) (AAVV, “Capolavori nei secoli”, c. ed. Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1963, vol. VI, p.215)
(2) (AAVV, “Enciclopedia Oggi per Domani”, c. ed. Principato Unedi, Milano, 1970, vol. X, p.203)
(3) (AAVV, “Dizionario Enciclopedico Moderno”, c. ed. Edizioni Labor, Milano, 1959, vol. V, p. 4093)
(4) (Giovanni Battista Melzi, “Il novissimo Melzi – Dizionario Enciclopedico Italiano”, c. ed. Antonio Vallardi Editore, Milano, 1978, vol. II, p. 1005)
(5) (“Capolavori nei secoli”, op. cit., p. 215)
(6) (“Diz. Enc. Mod.” Labor, op. cit.)
(7) (“Capolavori nei secoli”, op. cit., p. 215)
(8) (“Capolavori nei secoli”, op. cit., p. 85)
(9) (“Enciclopedia Oggi per Domani”, op. cit.)
(10) (“Capolavori nei secoli”, op. cit., p. 83-4 e 215)
(11) (“Enciclopedia Oggi per Domani”, op. cit.)
(12) (“Il Panteon Veneto”, in www.istitutoveneto.org)

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