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SULLA NOMINA DEL NUOVO AMBASCIATORE ISRAELIANO A ROMA E' BAGARRE MEDIATICA. di Marcello Ciola

Fiamma Nirenstein, 70 anni.

Sono ancora una volta scoppiate le polemiche tra gli organi di stampa italiani e israeliani sulla nomina di Fiamma Nirenstein come prossimo Ambasciatore israeliano presso la Repubblica Italiana. La nota testata Haaretz, non vicina alle posizioni del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ha diffuso la notizia che in un messaggio privato il Primo Ministro italiano, Matteo Renzi, abbia invitato l’omologo israeliano a riconsiderare la nomina di Nirenstein (per altro, già designata l’8 settembre scorso). Puntuale, la notizia è stata pubblicata a seguito del ritorno di Renzi a Roma dopo un intenso viaggio in Iran che, venute meno le sanzioni, ha aperto numerose opportunità economiche per le imprese di mezzo mondo, tra cui quelle italiane. La fonte della notizia, di cui non viene fatto il nome, è un alto funzionario del ministero degli Affari Esteri di Tel-Aviv.

Già in passato la nomina di Nirenstein aveva suscitato rumors di questo tipo. Sia allora che in questo caso, tali rumors hanno trovato la celere smentita delle fonti ufficiali. Rimane, ai più, il beneficio del dubbio circa la veridicità della notizia. Infatti, seppure Renzi ha ribadito più volte l’amicizia tra Italia e Israele, aprendo il dialogo con Teheran non ha fatto certamente una buona impressione alle autorità israeliane che, in occasione della visita di Rouhani in Italia hanno mostrato qualche perplessità. Inoltre, già lo scorso settembre una parte della comunità ebraica italiana aveva mostrato il proprio disappunto sulla scelta della Nirenstein creando pagine facebook e petizioni su Change.org indirizzate al Premier italiano affinché impedisse l’insediamento della futura ambasciatrice. Le motivazioni addotte dai dissidenti della comunità ebraica sono per lo più di natura politica: Fiamma Nirenstein sarebbe molto vicina alle posizioni di Netanyahu ed è tutt’ora molto attiva come giornalista (benché le credenziali non siano state ancora accettate), cosa che stride con lo stile sobrio ed equilibrato che si addice a un ambasciatore e che è stato caratteristico del lavoro del suo predecessore, ancora in carica, Naor Gilon. Inoltre, molti cronisti hanno posto l’accento sul fatto che la nomina della Nirenstein presenterebbe anche alcuni conflitti di interessi: infatti, nel 2008 è stata eletta parlamentare nelle fila del PdL e suo figlio è un alto funzionario dei servizi segreti italiani, cosa che potrebbe esporre “documenti riservati” alla conoscenza delle autorità israeliane.

Nonostante le smentite ufficiali, sono molti che credono che il governo italiano non sia contento di questa nomina soprattutto in virtù dell’alto numero di elementi di politica interna ed estera e nonostante. Il dato oggettivo è che se è vero che Renzi ha fatto questa richiesta, allora non è stata una scelta saggia considerato anche il delicato momento delle relazioni italo-israeliane dovute all’avvicinamento tra Roma e Teheran; se è vero il contrario, allora vi sono degli interessi, dall’una e dall’altra parte, che vorrebbero minare le buone relazioni tra Italia e Israele.

Marcello Ciola

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