Sacro e profano
hay lugar para todos en el bosque,
en la calle, en la casa,
hay sitio subterráneo y submarino…
ahora en este espacio descubierto
volemos a la pura soledad
(Pablo Neruda)
‘Per tutti vi è spazio nel bosco, per la strada, in casa, vi è luogo sotterraneo e sottomarino… ora in questo spazio scoperto voliamo alla pura solitudine’….
Spazio in cui l’anima si cerca e si trova in un infinito stato e moto, tra aperto e chiuso, rado e circoscritto, lucus e locus.
Lucus
Il lucus, bosco sacro agli Etruschi, dei santuari alle divinità arcaiche, come la sabina Feronia, protettrice dei boschi e delle messi.
Il lucus di Monteluco, bosco sacro sul monte in cui dimorò Sant’Antonio, nell’umbria francescana, che si ritrova etimologicamente molto lontano nel suffisso –ley, tanto comune nella toponomastica inglese: Finchley, Bromley, Henley…
Locus è entità geografica, estetica (locus amoenus), letteraria (loci) e sociale (‘luogo pubblico’). La polisemia di locus come luogo fisico e astratto è evidenziata da termini diversi in molte lingue europee: Ort e Platz (tedesco), sitio e lugar (spagnolo), lieu e place in francese, site e place in inglese (quest’ultimo utilizzato anche nell’accezione di ‘casa propria’, ‘my place’), sito e luogo/spazio, in italiano. In italiano, il francese place non si sovrappone solo nel significato di piazza, ma anche in quello di ‘luogo’ di commercio, nell’espressione su piazza, mentre l’etimo originario del latino platĕa/platēa (dal gr. πλατεῖα, propriam. femm. di πλατύς «largo»), si rinviene in ambito diverso nella platea teatrale.
La destinazione religiosa, artistica e poi politica della piazza risale all’’ἀγορά greca e si riscontra nel ring germanico e nell’arengo, luogo dell’arringa o ‘difesa pubblica’.
Micro e macrocosmi
Lucus e locus segnano così paradigmaticamente il discrimine tra micro- e macrocosmi, tra sfera privata, sfera pubblica, interiorità, esteriorità, sentimento religioso, discorso politico, negotium commerciale ed espressione artistica: vi si ritrova l’uomo di fronte al ‘divino’, al ‘vicino’, al ‘rivale’ commerciale ed epigono letterario, di fronte al suo ‘pubblico’ o ‘uditorio’, l’audience in platea, di fronte a se stesso, ai suoi limiti e ai suoi sogni.
Paolo Zanna