Il mondo bancario è in totale rivoluzione. Il cambiamento è dovuto principalmente alla rete, così come accade in qualsiasi altro settore, creando di fatto l’era della “new economy”. Le ormai quotidiane turbolenze del mondo bancario derivano, oltre che dalle stringenti normative europee e da una speculazione galoppante anche dalla trasformazione della natura del business bancario. Ripensando al mondo bancario di dieci anni fa, possiamo notare che per le persone la propria banca era il punto di riferimento indissolubile per la gestione del proprio patrimonio, per l’accesso al credito, e per tutto quello che riguardava la consulenza in materia bancaria e finanziaria e questo poneva la banca e le persone che la rappresentavano in un ottica di forza. Per tale motivo le azioni commerciali e la vendita dei servizi offerti in se non era difficoltosa, anzi erano i clienti a recepire il servizio venduto come una concessione, e il cliente non metteva in discussine ciò che la propria banca gli proponeva, lo accettava nella più totale fiducia. Con l’avvento e la diffusione di strumenti che permettono alle persone di essere connesse alla rete in ogni istante della giornata anche il mercato bancario ha cominciato a rivoluzionarsi. Un esempio lampante è dato dalla semplice apertura del conto corrente. Fino a qualche anno fa, quando l’addetto al commerciale della filiale bancaria prospettava l’apertura del conto corrente ad un cliente, difficilmente si sarebbe sentito chiedere: “ma quanto mi costa e cosa mi offri?”. Oggi invece quando si prospetta un prodotto di conto corrente allo stesso cliente, oltre alle domande di cui sopra, seguono le azioni di ricerca sullo smartphone o sul pc per confrontare le offerte dei conti correnti di altri istituti, non a caso sono nati vari siti internet, cosiddetti comparatori, che in un click mettono a disposizione dell’utente una serie di offerte. Così come succede per i conti correnti, lo stesso accade per tutti i prodotti sia di credito che di investimento e per tutti i servizi accessori. Si pensi che oltre ai comparatori di prodotti di credito o di risparmio stanno nascendo nuove forme di mercato come il lending peer to peer o meglio conosciuto in Italia con il nome di prestito tra privati, dove un sito internet mette in relazione il prestatore e il debitore senza l’intermediazione bancaria. Un altro esempio è il FinTech la cosiddetta consulenza automatizzata per i prodotti di risparmio, che propone al cliente la soluzione finanziaria secondo il profilo della sua propensione al rischio dopo aver risposto ad alcune semplicissime domande di natura non finanziaria.
Le banche europee e soprattutto quelle italiane difronte a questa rivoluzione stanno trovando notevoli difficoltà. Gli istituti sono necessariamente costretti a rivedere il concetto di filiale sul territorio, tra qualche anno assisteremo alla scomparsa delle casse nelle filiali bancarie così come le consociamo oggi, infatti con l’internet banking appare superfluo il ruolo del cassiere. Il FinTech e i servizi di finanziamento on line metteranno invece in seria discussione la figura del consulente finanziario. A dar contezza di questo fenomeno è il ridimensionamento dei lavoratori del comparto bancario italiano, dal 2013 al 2016 sono usciti dal settore ben 11.988 lavoratori e sono previsti tagli al personale bancario entro il 2020 di altri 16.000 lavoratori circa. Di conseguenza si è avuto anche un netto ridimensionamento delle filiali bancarie infatti si è passati dalle 57,1 filiali per 100.000 abitanti del 2008 alle circa 51 filiali di oggi. Se si pensa che la media europea è di 41 filiali ogni 100.000 abitanti si capisce bene che si lavorerà ancora molto nella direzione del ridimensionamento. Le banche italiane solo negli ultimissimi anni stanno prendendo coscienza del cambiamento repentino che si sta delineando e non con poche difficoltà cercano di adattarsi. La principale causa della difficoltà nell’adattamento è dovuta al fatto che gli istituti bancari italiani sono popolati da una quantità notevole di persone definiti “dinosauri” digitali e che devono confrontarsi sempre più con la generazione dei “nativi” digitali. Il mestiere del bancario in poco meno di dieci anni si è trasformato dalla percezione di essere dipendente assimilato al pubblico a dipendente totalmente flessibile. Solo le banche che saranno in grado di trasformare in tempi rapidissimi la propria struttura e le competenze dei dipendenti potranno far fronte ai cambiamenti imposti dal mercato e alle esigenti richieste dei clienti. Viceversa assisteremo inermi all’implosione di moltissimi istituti di credito con conseguenze devastanti, fenomeno che la cronaca quotidiana già in parte ci racconta.
Gianluca Tarullo