A botta calda e fumi ancora in aria. Mentre i canali radio bollono di analisi approssimative e di giudizi critici nei confronti della polizia belga, una prima parola utile va detta.
Proprio oggi Arduino Paniccia intervistato alla radio ha fatto notare come già per la cattura del terrorista “pentito” ci si è dovuti arrendere all’evidenza: è sempre rimasto a Bruxelles, all’interno dei quartieri in cui la popolazione è a stragrande maggioranza musulmana; e non è stato nascosto da altri terroristi, ma da una rete di rapporti familiari ed amicali d’altronde tipici della società dell’emigrazione maghrebina.
La prima lezione di Bruxelles è che il modello di gestione dell’immigrazione belga ha definitivamente mostrato la propria irrealtà. In ciò il Belgio è sempre stato molto liberale: a fronte di un’apparente pace sociale, tutto veniva accettato come necessario e fatale: la creazione di interi quartieri del centro della capitale Bruxelles (e non delle periferie, come a Parigi) a stragrande maggioranza arabo-islamica era diventata un’apparente nota di colore, da mostrare ai turisti che per la prima volta venivano in Belgio.
Parallelamente la vita delle istituzioni europee sembrava scorrere su un altro pianeta, in uno stuporoso distacco burocratico ed illuminista dalla realtà…
Ora tutto ciò è andato in fumo, lacrime e sangue. L’illusione che basti dare spazi di (relativa) prosperità economica a chiunque per vederlo trasformare in un quieto borghese europeo è morta. Il che apre immensi problemi che la cultura moderna ha volutamente rimosso.
Tutto ciò non ha nulla a che vedere con anti-islamismi idioti all’Allam. Ha a che fare con un’altra idiozia: quella, tipicamente liberale, di considerare le identità epifenomeni dell’economia, e l’Occidente il futuro dell’umanità.
Chissà che la dura lezione serva a qualcosa.
Adolfo Morganti