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TTIP-LEAKS: SCOPERTO IL VASO DI PANDORA DEL TRATTATO TRANSATLANTICO. di Claudio Giovannico

Che il c.d. trattato sul commercio transatlantico, ovvero il TTIP, non fosse quella grandiosa opportunità di sviluppo e crescita, che il mainstream propina puntualmente attraverso i media di tutto il mondo, lo si era capito da tempo.

Con la recente diffusione, da parte di Green Peace, dei documenti riservati relativi al round negoziale del marzo scorso, quella sensazione è diventata più che un semplice sospetto.

Da quanto emerso dal materiale pubblicato, il TTIP metterebbe a rischio gli standard europei sull’ambiente e la salute. Nell’ambito delle trattative relative al regime delle regole da adottare per gli scambi di merci e servizi, vi sarebbe il rischio di un gioco al ribasso delle garanzie normative poste a tutela di ambiente, alimentazione e salute, previste a livello europeo. Nello specifico, si registra l’assenza di regole tipiche delle regolazioni commerciali internazionali, come il “principio di precauzione” o il dettame relativo alle “eccezioni generali”, che permette agli Stati di garantire e proteggere salute umana e ambiente, per mezzo di azioni preventive in caso di sostanze considerate pericolose.

In tal senso, il timore è che si vada incontro ad un calo degli standard di sicurezza, per venire incontro alle richieste degli Stati Uniti, i quali detengono in materia un regime normativo decisamente meno rigido, e agli interessi delle grandi multinazionali, le quali in ottica di affari e libero commercio, vedono gli standard normativi europei come dei vincoli al funzionamento autonomo del mercato.

Non un semplice accordo commerciale dunque. Fosse solo per le dimensioni degli spazi geografici interessati e le relative proporzioni di traffici di beni e servizi. Il TTIP, laddove dovesse concludersi positivamente con la stipula del trattato da parte di USA e Unione Europea, rappresenterebbe il più grande spazio economico di libero commercio al mondo.

Caratterizzatosi, sin da subito, per la scarsa trasparenza in ordine alle trattative di negoziazione, il trattato di libero scambio transatlantico ha subito numerose critiche in merito a questo aspetto. Benché, sia prassi piuttosto comune che le trattative negoziali di un accordo commerciale tra due Stati si svolgano “in segreto”, al fine specifico di evitare pressioni che possono derivare dalle reazioni dell’opinione pubblica, il TTIP, tuttavia, presenterebbe dimensioni e interessi talmente importanti che non è possibile definirlo un semplice accordo commerciale di libero scambio fra Stati. Anche perché una delle due parti in questione è rappresentata da un’organizzazione sovranazionale che Stato, propriamente detto, non è. Il riferimento è all’Unione Europea, organismo ibrido, a metà strada tra l’organizzazione di diritto internazionale e uno Stato federale, la quale presenta al suo interno tutta una serie di problematiche relative alla sovranità e ai processi decisionali.

Non è questa tuttavia la sede per intraprendere un discorso di tal genere, che meriterebbe ben altra trattazione. Ciò nonostante, resta il fatto che, sebbene l’Unione Europea, detenga il potere e la competenza di negoziare e stipulare accordi commerciali internazionali, in base alla politica commerciale comune, validi per tutti gli Stati membri dell’Unione, tali accordi prima di essere conclusi, dovranno passare sotto il vaglio dei Parlamenti nazionali, oltre a quello del Parlamento europeo.

Si capisce, pertanto, quanto sia importante per l’Unione europea e per i singoli Stati europei, che le trattative di un accordo commerciale di rilevanza epocale, come il TTIP, seguano un iter ponderato, che consideri anche le istanze dell’opinione pubblica, in vista di quel fondamentale passaggio che è il voto di conferma in Parlamento che precede la stipula finale.

Il timore, dunque, è che si proceda, invece, come troppo spesso è accaduto in passato, in relazione all’approvazione di trattati intergovernativi che hanno profondamente inciso sul tessuto sociale nazionale; a riguardo mi viene da pensare all’esempio dei casi relativi al Fiscal Compact o al MES. In quelle occasioni, il dibattito pubblico è stato quasi inesistente e gli esecutivi nazionali, assieme ai relativi Parlamenti, non hanno operato nell’esclusivo interesse dei cittadini che rappresentavano.

Di qui, l’importanza, fondamentale, che un accordo internazionale, come il TTIP, non si concluda nelle stanze segrete dei negoziati internazionali. Il TTIP non può, infatti, essere considerato al pari di un qualsiasi altro trattato commerciale. Le dimensioni enormi dello spazio di libero scambio, le immense proporzioni dei traffici e di capitali in gioco ed i connessi interessi di multinazionali e colossi finanziari, lo rendono eccezionale e di straordinaria importanza, in relazione agli sconvolgimenti che comporterebbe, non solo per le economie e il tessuto sociale dei singoli Paesi interessati e stipulanti l’accordo, bensì per il commercio internazionale tutto, riflettendo i suoi effetti anche su quei Paesi e quelle zone del mondo non direttamente coinvolti.

Claudio Giovannico

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