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L’ARCHITETTURA CILENA TRA SOSTENIBILITA', INNOVAZIONE E BELLEZZA. di Gennaro Grimolizzi

Il padiglione del Cile all’Expo 2015 di Milano

Intervista a Lorenzo Constans, Commissario generale del Padiglione del Cile all’Expo
L’architettura cilena tra sostenibilità, innovazione e bellezza

Non solo temi legati all’alimentazione e nutrizione del pianeta. L’Expo sta offrendo spunti di riflessione anche sul concetto di nuovi spazi urbani, basato sulla creatività e sull’utilizzo di materiali tradizionali e di ultima generazione. Secondo Lorenzo Constans, Commissario generale del padiglione del Cile, nell’Esposizione universale di Milano «diversi disegni architettonici e diversi livelli di sviluppo economico stanno offrendo nuovi modelli da adottare». «Bisogna elogiare – afferma Constans – i paesi che con pochi mezzi sono riusciti ad essere presenti a Milano, come alcuni stati dell’Africa sub-sahariana, dell’Asia o anche alcuni paesi europei come la Slovenia». I partecipanti all’Expo hanno dovuto affrontare una vera sfida della creatività ed il Cile, da sempre legato all’Europa, ha fatto grandi sforzi per dire la sua. I risultati, a sentire Constans, sono positivi.

Commissario Constans, il padiglione del Cile è la sede dell’architettura sostenibile a Expo. È corretta questa affermazione?
Certamente. Si tratta di un’affermazione che ci riempie di soddisfazione perché è un riconoscimento al lavoro che fa il nostro Paese e a tutto ciò che il Padiglione presenta e rappresenta durante questi sei mesi dell’Expo. Il nostro padiglione, grande circa 2mila metri quadrati, consente di ammirare i paesaggi mozzafiato del Cile, incontrare la nostra cultura e conoscere la nostra cucina. È inoltre possibile visitare virtualmente il Cile grazie alle più avanzate tecnologie 3D e a schermi interattivi.

Come si può, in un’area sismica come il Cile, conciliare l’architettura con i rischi connessi ai terremoti? L’architettura è sacrificata oppure è in grado di essere valorizzata al meglio?
In Cile siamo in grado di conciliare estetica e sicurezza perché l’ingegneria nazionale vanta un alto livello tecnico. Mi riferisco in particolare all’ingegneria strutturale che rispetta una normativa molto esigente. Questo è il risultato delle esperienze che il nostro paese ha dovuto affrontare con significativa frequenza. Mi riferisco ai terribili terremoti che hanno colpito e colpiscono il territorio cileno. Per questo motivo, architetti e ingegneri cileni lavorano conciliando sempre il disegno all’estetica con il rispetto rigoroso di una normativa all’avanguardia. È una sfida per la creatività che, invece di reprimerla, la esalta. Sono molto orgoglioso di come Expo valorizzi il nostro padiglione, concepito dal famoso architetto cileno Cristián Undurraga. Qui si può ammirare un progetto creativo connesso ad un preciso calcolo strutturale. Gli architetti cileni non sono costretti a sacrificare la loro creatività, ma certamente sono tenuti ad uno scrupoloso rispetto delle norme antisismiche.

Oggi in Cile c’è un grande fermento economico. Gli investimenti infrastrutturali renderanno il suo paese più interessante grazie anche all’architettura sostenibile?
Gli investimenti in infrastrutture trasformano tutti i paesi che scelgono la strada dello sviluppo. E li trasformano in paesi più attrattivi economicamente. Gli investimenti in infrastrutture aumentano la competitività delle aree interessate, dei prodotti e delle imprese in quello che chiamiamo “mercato globale”. Lo sviluppo delle infrastrutture permette una mobilità migliore di persone e merci, maggiori opportunità per i prodotti cileni di arrivare in Europa e in Italia. Le infrastrutture avvicinano le città di uno stesso paese ma anche gli stati tra loro.

Lorenzo Constans, Commissario generale del padiglione del Cile all’Expo.

L’architettura rappresenta un linguaggio universalmente riconoscibile e un continuo scambio di esperienza. L’Associazione Nazionale di architettura cilena comunica e collabora con gli architetti italiani?
Non saprei dirle se ci sono scambi quotidiani di idee e di progetti tra gli architetti italiani e quelli cileni. Quello che invece posso dirle è che quando venni per la prima volta per organizzare la nostra partecipazione all’Expo di Milano ho constatato l’apprezzamento di voi italiani nei confronti dei sei progetti finalisti per la realizzazione del padiglione cileno e dell’iter rigoroso seguito per la selezione finale. L’Italia conosce il livello, la qualità e la creatività degli architetti cileni, come noi conosciamo l’operato degli architetti italiani, apprezzati in tutto il mondo. La prova stessa di questo linguaggio comune, che vorremmo diventasse universale, è la “Giornata dell’Architettura” che abbiamo organizzato nel nostro padiglione lo scorso maggio.

Quale eredità, anche architettonica, lascerà all’Italia e al mondo l’Expo?
Penso che questa bella esperienza internazionale lascerà all’umanità un’architettura che ha cercato in modi molto diversi di declinare il tema dell’Expo, ovvero “Nutrire il Pianeta, Energia per la vita”. Questo nuovo linguaggio, che coinvolge il disegno, la progettazione, alcuni concetti di sviluppo e l’alimentazione, è, secondo me, la vera eredità dell’incontro di popoli ed esperienze qui a Milano.

Gennaro Grimolizzi

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