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PINGUINI, LOBBISTI, GENDER. di Francesco Mario Agnoli

Famiglia tradizionale sotto attacco

La vicenda, fin troppo nota, è quella della scrittrice ed editrice Francesca Pardi, che nel mese di giugno ha scritto a Papa Francesco, presentandosi, oltre che come componente di una famiglia di due mamme e quattro bambini, come autrice ed editrice di favole omosex. Favole (la più nota è quella di un piccolo pinguino figlio adottivo di due pinguini maschi) che prima dell’intervento del neo-sindaco Brugnaro venivano diffuse nelle scuole di Venezia a cura della pubblica amministrazione. A fine agosto la Pardi ha reso pubblica tramite Il Corriere del Veneto (versione regionale del Corriere della Sera) la risposta ricevuta, a nome di Papa Bergoglio, dalla Segreteria di Stato vaticana, con tanto di benedizione e di ringraziamento “per il delicato gesto (evidentemente l’invio di copie dei libri editi dalla sua casa editrice) e per i sentimenti che lo hanno ispirato e l’auspicio di una sempre più proficua attività al servizio delle giovani generazioni e della diffusione degli autentici valori umani e cristiani”.
Una vera bomba mediatica quella dell’omosessualità definita dal Papa valore “umano e cristiano”, subito ripresa dalla stampa nazionale e locale: Il Mattino di Padova: “Libri gender a Venezia: il Pontefice benedice le due editrici lesbiche”, Il Secolo XIX: “Io mamma Gay. Francesca Pardi scrive al Papa e lui risponde”; Rai news: “Libri Gender all’indice: autrice scrive a Papa Francesco che le risponde vai avanti”; Next quotidiano: “Papa Francesco approva i libri Gender”: Il Giornale: “Il Papa benedice i libri gender. All’autrice scrive: “Vai avanti”.
Increduli (alcuni), sconvolti (tutti) gli oppositori della teoria gender e della sua diffusione nelle scuole. Quelli che hanno preso da tempo (almeno da quando a una domanda sugli omosessuali replicò “Chi sono io per giudicare”) le distanze da Papa Bergoglio vi hanno trovato la conferma dei loro sospetti (ormai certezze) e delle loro accuse. Su questa linea un cattolico veneziano – quindi interessato a doppio titolo – ha diffuso fra i suoi numerosi corrispondenti un commento nel quale rivolge a Bergoglio, definito “la punizione divina che siede sul Soglio di Pietro”, l’accusa di avere “ormai passato ogni limite” e di essere, oltre che “un propagandista gay“, anche “un promotore dell’ideologia gender”. Altri, specialmente quelli impegnati sul campo in prima persona, si sono abbandonati allo sconforto per la “botta tremenda”, destinata a essere usata come una clava contro quanti contrastano l’ideologia gender e la propaganda lgbt. I più prudenti, pur consapevoli del colpo, hanno preso tempo e invitato a mantenere la calma, avanzando l’ipotesi di “un grossolano errore della Segreteria di Stato”.
Di fronte a tanto clamore il Vaticano non poteva restare in silenzio. L’Agenzia cattolica Zenit, rimproverando la nuova strumentalizzazione del Papa sulla questione gender/omosessualità, ha dato notizia dell’immediata smentita di padre Ciro Benedettini, vicedirettore della Sala Stampa Vaticana, che in un’intervista al settimanale Tempi ha ricordato come sia prassi della Segreteria di Stato rispondere sempre alle missive inviate al Papa, con conseguente classificazione della lettera alla Pardi come “semplice adempimento di routine”. Lo stesso padre Benedettini ha poi diffuso – riferisce Zenit – la replica ufficiale della Santa Sede, che, nel confermare l’invio alla Pardi di una risposta, a firma dall’assessore per gli Affari Generali della Segreteria di Stato monsignor Peter Brian Well, ne ha precisato la natura privata, non destinata alla pubblicazione, come invece purtroppo avvenuto. Nella sostanza il comunicato ufficiale esclude l’intento di avallare comportamenti e insegnamenti non consoni al Vangelo, ché anzi, come risulta dalla stessa lettera pontificia, l’auspicio della Santa Sede è di una “sempre più proficua attività al servizio delle giovani generazioni e della diffusione degli autentici valori umani e cristiani”. Quanto alla finale benedizione del Papa questa è “alla persona e non a eventuali insegnamenti non in linea con la dottrina della Chiesa sulla teoria del gender, che non è minimamente cambiata, come più volte ha ribadito anche recentemente il Santo Padre.”
Fin qui i fatti. Evidentemente abbastanza gravi e clamorosi da giustificare non le accuse a Papa Francesco, i cui interventi in tema di famiglia naturale, fondata sul rapporto esclusivo fra uomo e donna, sono sempre stati molto chiari, ma il sospetto della attiva presenza in Vaticano di una potente lobby omosessuale, di cui, secondo quanto scrisse a suo tempo il sito cattolico latinoamericano Reflection and Liberation, avrebbe parlato, mostrandosene vivamente allarmato, lo stesso Papa Francesco in occasione della visita, il 6 giugno 2013, della Latin Amderican and Caribbean Conference of Religious. Nell’occasione padre Lombardi rispose alle domande dei giornalisti con un “no comment”, accampando la natura privata dell’udienza, ma l’esistenza della pericolosa lobby fu confermata, nel gennaio 2014 in un intervista al giornale Schweiz am Sonntag, da Elmar Maeder, comandante della Guardia Svizzera dal 2002 al 2008, che aggiunse di avere più volte messo in guardia le sue giovani reclute dalle possibili attenzioni dei lobbisti.
Può essere, ma forse al momento le prove non sono sufficienti. In attesa che qualcuno le raccolga e le organizzi in un tutto logico e organico, è fin d’ora dimostrata, perché lo si ricava dalle stesse dichiarazioni che ne provengono, l’assoluta inadeguatezza del personale della Segreteria di Stato, che nel migliore dei casi ha inviato la lettera pontificia senza avere letto né quella della Pardi né la vicenda del pinguino orfanello con due padri, e della Sala Stampa, che ha rilasciato dichiarazioni illogiche e contrastanti.
Nell’intervista a Tempi padre Ciro Benedettini ha definito la lettera alla Pardi un semplice adempimento di routine, in pratica una sorta di riscontro di cortesia, che non si negherebbe (ma pare non sia vero) a chiunque scriva al Papa o gli faccia omaggio di un libro o altro. Subito dopo in un comunicato ufficiale ha affermato che la lettera pontificia aveva carattere privato con conseguente obbligo della Pardi di non pubblicarla (in effetti la destinataria, pur rivelandone il contenuto, aveva giustificato la mancata pubblicazione integrale del testo, perché sollecitata in tal senso da padre Federico Lombardi). Si è, quindi riconosciuto che non si trattava di un adempimento di routine, destinato – come si legge nel comunicato – ad “accusare ricezione” del materiale, che in quanto tale non avrebbe avuto nulla di riservato e personale, ma di una risposta articolata riferita al contenuto della lettera e ai libri ricevuti, come si evince anche dal puntale accenno alle giovani generazioni, alla cui omo-educazione è appunto destinata la favola dei pinguini.
Come hanno commentato alcuni dei cattolici impegnati che hanno accusato la botta, la segretaria di un professionista responsabile di una simile gaffe verrebbe licenziata su due piedi. Si tratta in effetti – se l’incompetenza è la spiegazione – di un macroscopico ed inescusabile errore (la lettera) aggravato da un pasticciato e patetico tentativo di giustificare l’inescusabile. Quasi peso el tacòn del buso, come si dice, tanto per restare in tema, a Venezia.
Se davvero è questione di impreparazione e inadeguatezza dei chierici addetti alla Segreteria di Stato e alla Sala Stampa è inevitabile chiedersi come mai la burocrazia vaticana, un tempo la più preparata al mondo, sia caduta così in basso. Non ricordo chi (forse Messori?) a proposito di un’altra, meno grave, dimostrazione di inadeguatezza di questo personale commentò che con la progressiva diminuzione delle vocazioni si è molto ridotta la platea dei soggetti fra i quali effettuare la scelta per incarichi anche delicati con conseguente necessità di dare via libera a personaggi che prima non sarebbero andati oltre la collaborazione col titolare di una piccola diocesi.
Si potrebbe aggiungere che Papa Francesco ha dimostrato (vedi la nomina dell’intemperante monsignor Galantino) di non avere sempre la mano felice nella scelta dei collaboratori. Forse, venendo da una delle periferie del mondo, è mal consigliato.

Francesco Mario Agnoli

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