Matteo Renzi e Debora Serracchiani hanno dato la parola d’ordine “avanti a tutta forza per l’approvazione del disegno di legge Cirinnà nel testo attuale e senza compromessi”. Si tratta, ormai lo sanno tutti, del disegno di legge che istituisce le unioni civili per le coppie omosessuali, definite “specifiche formazioni sociali” nel tentativo di trovare un aggancio di legittimità costituzionale nell’art. 2 Cost., secondo cui “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”. In particolare nessun compromesso sulla “stepchild adoption” (in inglese “adozione del figliastro”) cioè l’adozione del figlio del partner, particolarmente contrastata dalle opposizioni e ritenuto invece dai sostenitori un punto qualificante e irrinunciabile della legge. In effetti se i componenti della famiglia omosex non possono condividere nemmeno la genitorialità del figliastro che famiglia è? Certo è singolare che in un momento in cui la famiglia è sotto attacco politico-culturale, gli omosessuali ci tengano tanto a formarsene una e, ancor più, che siano proprio i nemici e spregiatori della famiglia tradizionale ad impegnarsi a fornirgliela con tutte le garanzie di istituzionalizzazione, ma così è. Naturalmente si può sempre pensare a un secondo fine. Difatti quale modo migliore per screditare e scardinare la famiglia che contrabbandare per tale quella che famiglia non è?
Con l’approvazione dell’ “unione civile fra persone dello stesso sesso” (questa seconda parte, “fra persone dello stesso sesso”, è ossessivamente ripetuta in tutto il testo del disegno di legge nonostante la sua palese inutilità giuridica dal momento che, al contrario di quanto lascia supporre, nell’ordinamento giuridico italiano non esistono unioni civili fra persone di sesso diverso) l’Italia muove i primi passi istituzionali per adeguarsi all’esempio della Francia (in realtà anche della Spagna e di altri paesi, ma è la Francia che conta, perché, in Europa, è di questo paese – e, un gradino più sotto, della Germania – che l’Italia è da almeno due secoli culturalmente e ideologicamente subalterna).
In effetti la Francia, dove i cosiddetti Pacs (Pact civil de solidarité, riproposti in Italia, con qualche variante sotto il nome di Dico nel 2007 dal governo Prodi – la gauche è afflitta da una sorta di omo-ossessione-), che però non riguardano solo le convivenze omo, sono in vigore fin dal 1999, è decisamente più “avanti”. Difatti con la legge denominata, dal nome della ministra della Giustizia, Taubira (ufficialmente “Loi 2013-404, ouvrant le mariage aux couples de personnes de meme sexe” promulgata il 17 maggio 2013) si è conseguito il risultato del “mariage pour tous”, che, secondo le entusiastiche dichiarazioni della ministra, avrebbe dovuto determinare una esplosione di felicità capace di ridurre al silenzio ogni sorta di opposizione. In realtà alla prima ondata di matrimoni, è presto seguita un’ondata di pentimenti dei novelli coniugi, ma, in fondo, per la nuova civilizzazione, anche questa è una prova di uguaglianza fra etero e omo: divorce pour tous.
Il ministro Christiane Taubira se l’è cavata in fretta, perché sostanzialmente la legge che porta il suo nome sta tutta nella modifica del testo dell’art. 143 del codice civile, che adesso, con l’aggiunta di quattro parolette, suona: “Il matrimonio è contratto fra due persone di sesso opposto dello stesso sesso”. Tutto il resto va de plano, senza necessità di stepchild e altri ammenicoli, incluse adozione e filiazione (questa, purtroppo, con i limiti imposti dalla natura, ma superabili dalla tecnica medica e dal prossimo, inevitabile passo per la totale uguaglianza familiare: l’utero in affitto).
In Italia la senatrice Monica Cirinnà ha dovuto sudare di più, perché Renzi e Serracchiani ci tengono sì a tenere il passo col cosiddetto cammino della civiltà, ma prima viene il potere e in un momento in cui, nonostante l’ottimismo delle slides, in Italia la ripresa stenta niente di peggio della crisi di governo minacciata dal Nuovo Cetro-Destra. Impegno a fondo, quindi, per tenere (in realtà senza riuscirci tranne che nel nome) le “unioni civili fra persone dello stesso sesso” distinte dal matrimonio, tenendo però il punto sul riconoscimento della stepchild adoption, culturalmente e civilmente nobilitata dalle sue origini anglosassoni.
In Italia, al momento, a parte Alfano, che, socio del governo, ha una carta in più da giocare, l’opposizione politica in parlamento sembra divisa e debole. In Francia (dove però si è già alla fase 2, alla raccolta del latte versato) la loi Taubira, pur adottata dal parlamento con una discreta maggioranza (331 voti contro 225), incontra ancora fra la gente notevoli opposizioni tanto che in vista delle prossime elezioni nazionali Sarkozy (che già a posa a presidente in pectore) ne propone una radicale riscrittura, mentre altri ne vogliono semplicemente l’abolizione. Fra questi altri le 116 associazioni cattoliche, forti di oltre due milioni di aderenti, riunitesi nel collettivo France Audace, che concordano nel volere nel 2017 (anno delle elezioni presidenziali) l’abrogazione di una legge ”che istituisce un matrimonio contro natura e distrugge la filiazione naturale”.
L’agenzia Liberté politique, che ne rappresenta una delle più autorevoli voci, ha indicato le mosse da mettere in campo per conseguire lo scopo. Il progetto è d’incontrare tutti i candidati prima alle primarie dei Repubblicani (l’attuale opposizione di centro-destra al governo socialista) poi alle elezioni nazionali con la richiesta di impegni precisi non sulla semplice riscrittura, ma sull’abrogazione della legge Taubira. France Audace propaganderà il voto contrario a chi rifiuta l’impegno..
Tuttavia ci sono ostacoli. Già fin d’ora non mancano (in questo la Francia somiglia tanto all’Italia) i politici e gli elettori cosiddetti “moderati” pronti a sostenere che ci sono cose più importanti di fare nel 2017, che non si possono prendere posizioni oltranziste, che occorre essere disponibili ad accettare compromessi. Liberté politique replica che si possono accettare i compromessi, ma non le compromissioni, e che l’abrogazione della legge Taubira è un imperativo assoluto, un punto non negoziabile, perché non si può accettare il vero e proprio mutamento di civilizzazione imposto dalle forze di sinistra col sostegno, altrettanto potente che attivo, di quelle massoniche.
E in Italia, dove si è ancora alla fase 1? Se vogliamo usare lo stesso argomento, davvero nel 2016 non vi sono cose più urgenti da fare delle unioni civili e dell’adozione del fratellastro? Senza dimenticare che una volta approvata la legge sarà difficile tornare indietro e impedire il passaggio al “marriage pour tous” e all’utero in affitto, indispensabile per realizzare la famiglia omosex. Già oggi in Francia un’agguerrita pattuglia di giuristi sostiene che a norma di Costituzione la legge Taubira non può essere abrogata.
Francesco Mario Agnoli
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