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“REFERENDUM COSTITUZIONALE: IL PASTICCIO DELLA RIFORMA RENZI-BOSCHI”. INTERVISTA AL PROF. LUCA ANTONINI. A cura di Claudio Giovannico.

In vista della prossima consultazione elettorale referendaria relativa al testo di riforma costituzionale promosso dal Governo Renzi, Domus Europa ha voluto approfondire l’argomento in oggetto valendosi del prezioso e competente commento del Prof. Luca Antonini, docente di diritto costituzionale presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Padova, nonché consulente del Governo e del Parlamento in materia di federalismo.

A Cura di Claudio Giovannico

Gent. mo Prof. Antonini, in relazione alla riforma Renzi-Boschi ritiene sia corretto parlare di superamento del bicameralismo paritario perfetto?

“Non si può negare che la riforma in questione proponga un superamento del bicameralismo paritario e perfetto. Il problema, tuttavia, sta nel come tale superamento dovrebbe avvenire. Nello specifico caso di questa riforma, ciò avviene in modo pasticciato, non funzionale, senza che si raggiunga tra l’altro un reale abbattimento dei costi della politica.

È giusto partire dalla considerazione che, anche a causa della crisi dei partiti politici,  il sistema ad oggi non funzionava più e andava corretto. Sotto il Governo Letta, la commissione di esperti da questo nominata (di cui io facevo parte), aveva avanzato una proposta di riforma del Senato, nell’ottica di un superamento funzionale del bicameralismo perfetto. Rispetto al lavoro compiuto in tale sede, la riforma Renzi-Boschi appare tradire l’operato del precedente governo. Viene messo in piedi un sistema che sebbene permetterà effettivamente una più veloce approvazione delle leggi, creerà allo stesso tempo dei fortissimi scompensi nel sistema.

Ha ragione Michele Ainis quando definisce il nuovo Senato tratteggiato dalla riforma «una suocera inascoltata che dà consigli non richiesti». Infatti, con questa riforma il Senato viene completamente esautorato, trasformato in un ente inutile. Esso presenterà diversi vuoti di intervento all’interno del procedimento legislativo, poiché per la maggior parte dei casi potrà dare pareri che la Camera dei Deputati potrà superare senza problemi. In altri casi invece viene posto sullo stesso piano di intervento della Camera, si pensi ad esempio alla materia di riforma della Costituzione. Ciò pur avendo un sistema di elezione profondamente diverso, per cui potremmo avere maggioranze disomogenee fra la Camera e il Senato, col rischio concreto che non si potrebbe più modificare la Costituzione. Al momento attuale solo se il PD vincesse le elezioni le due maggioranze sarebbero le stesse. Se vincessero i 5stelle, questi avrebbero maggioranza alla Camera ma non al Senato, poiché hanno pochi consiglieri regionali. Dal quadro descritto si può facilmente notare come la schizofrenia di questa riforma possa produrre pericolose situazioni di stallo.”

Chi critica la riforma afferma che questa possa condurre ad una nuova centralizzazione dei poteri in capo alle competenze dello Stato. Quale il suo giudizio a riguardo?

“In tale ambito è possibile rintracciare un ulteriore carattere schizofrenico della riforma, dal momento in cui afferma di introdurre un Senato di tipo federale, quando in realtà viene eliminato il federalismo. Difatti, si assiste ad un fortissimo depotenziamento dei poteri regionali. Ciò ha ancora meno senso se si pensa che tale riforma investe le regioni ordinarie, mentre non tocca minimamente quelle a statuto speciale. Tutto questo finisce per provocare ovviamente profondi problemi e squilibri al sistema.

Vengono, dunque, ricondotti molti poteri in capo allo Stato e in più viene inserita anche la previsione relativa alla c.d. clausola di supremazia. Ciò significa in parole povere annientare il regionalismo italiano. La cosa ancora più grave è che ciò avviene a discapito di quelle regioni che funzionano, mentre quelle che non funzionano, e per le quali sarebbe stato opportuno una riduzione dei poteri, non vengono interessate dalla riforma. Si rischia di far saltare le eccellenze dei sistemi sanitari di regioni virtuose come Veneto e Lombardia.

Un centralismo di tal specie, sappiamo bene, non ha mai funzionato in Italia. Questo produrrà ovviamente dei costi. La riforma del Titolo V d’altronde è in vigore da oltre 10 anni, per cui le Regioni negli anni hanno aumentato i loro organici. Ora con questa riforma c’è il rischio che ricentralizzando venga aumentato l’organico dello Stato, senza che al contempo diminuiscano quelli delle Regioni.”

Cosa lega la riforma del Senato all’ “Italicum”?

“In relazione all’Italicum è possibile notare in maniera complessiva come questa riforma faccia sostanzialmente saltare tutti i pesi e i contrappesi previsti in Costituzione. In quanto con questa legge elettorale avremmo un partito dominante alla Camera, con un Senato composto invece da soli 100 componenti. In tal modo alla Camera il partito che vince le elezioni domina tutto, perdendosi così la garanzia democratica delle opposizioni. Tutto il sistema democratico viene alterato pesantemente. Si rischia una dittatura della “maggioranza”.”

In questi mesi Renzi ha optato per una strategia che spostasse il dibattito referendario dai contenuti della riforma ad un giudizio sull’operato del governo. Non crede che così si corra il rischio di far prevalere considerazioni politiche estranee al merito della legge?

“Renzi ha puntato sino ad oggi su una strategia tutta politica che mette gli italiani sotto una sorta di spada di Damocle, per cui o si approva la riforma oppure l’Italia dimostrerà di essere un Paese non riformabile. Questo è inaccettabile, poiché questa non è una legge come le altre, questa è la Costituzione italiana ed una sua riforma necessiterebbe maggiore ponderazione e un più ampio dibattito in merito.”

Domus Europa ringrazia il Prof. Antonini per la sua disponibilità e per le interessanti risposte fornite.

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