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UNGHERIA E IMMIGRAZIONE. INTERVISTA A S.E. PÉTER PACZOLAY. a cura di Marcello Ciola

Colonna di profughi in Ungheria

Oggi abbiamo l’onore di presentare l’intervista a S.E. l’ambasciatore di Ungheria presso la Repubblica Italiana, Malta e San Marino, Péter Paczolay, circa lo status dei flussi migratori in Ungheria e le politiche adottate dal governo di Budapest.

S. E., si sente molto parlare sulle pagine dei giornali italiani della “chiusura delle frontiere” da parte dell’Ungheria. In cosa consistono, invece, le reali politiche del governo di Orbàn e quali sono state le motivazioni che hanno indotto queste scelte?

“Sì, purtroppo la “chiusura”, o addirittura a volte la “sigillatura” delle frontiere, è un’affermazione spesso citata nella stampa italiana, mentre il fatto è che le misure ungheresi puntano solo alla chiusura della frontiera verde, quindi a fermare il flusso irregolare dei migranti attraverso i confini ungheresi. Sia nel caso della Serbia che adesso con la Croazia, il traffico regolare attraverso i valichi di frontiera resta invariato. Le misure delle autorità ungheresi quindi non incidono sui viaggiatori regolari.”

Pensa che vi siano dei motivi specifici che inducono i giornali italiani a valutare in maniera così tanto negativa e, talvolta, distorta l’operato del governo ungherese (che pure gode di un forte sostegno popolare)?

“L’Ungheria è stato il primo paese europeo a lanciare l’allarme sul fatto che, alla luce della dinamica del flusso migratorio, le politiche europee rivolte all’accoglienza illimitata non sono sostenibili. Ovviamente essere i primi a gridare fuori dal coro comporta sempre un rischio, e l’immagine del nostro Paese ha sofferto parecchio per questo motivo. Le soluzioni dell’Ungheria – pur efficaci nei risultati – non hanno goduto di un riconoscimento universale nella stampa italiana in questi anni, ma alla fine anche la sinistra europea ha dovuto concedere che, nonostante le critiche ideologiche, le leggi ungheresi sono in linea con le norme europee. Forse è stata anche questa frustrazione che ha trovato uno sfogo sul tema migrazione, contribuendo così alla distorsione delle notizie sull’Ungheria nella stampa italiana.
Per fortuna, le proposte ungheresi, alcuni mesi fa contestate a toni forti anche dalla stampa italiana, ormai trovano un riscontro sempre più notevole nelle politiche europee. Forse dobbiamo aspettare invano la riabilitazione dell’Ungheria, o qualche richiesta di scuse da parte degli organi di stampa che hanno partecipato a questa campagna diffamatoria contro il nostro paese. Ma almeno troviamo consolazione nel fatto che l’Europa si sta svegliando e cerca di trovare soluzioni sostenibili ai flussi migratori.”

In Ungheria, qual è la percezione che la popolazione ha del fenomeno dell’immigrazione? La società civile come valuta le politiche del governo?

“Secondo i recenti sondaggi, la stragrande maggioranza della popolazione ungherese appoggia le misure varate dal Governo per quanto riguarda la gestione dei flussi migratori irregolari. Ovviamente la situazione ha suscitato grande solidarietà da parte della società civile sia verso i migranti che verso le forze dell’ordine (sopratutto dopo l’attacco al valico della frontiera di Röszke da parte di un gruppo di migranti violenti, a metà settembre). La società civile si è mobilitata per contribuire all’assistenza dei migranti, uno sforzo particolarmente evidente alla Stazione Keleti, ma anche per aiutare i poliziotti e i soldati che lavorano in condizioni molto dure al confine. Credo che la società civile ungherese abbia mostrato il suo volto migliore durante questa crisi, anche se purtroppo la stampa internazionale anziché parlare di questo, si è limitata a scandalizzarsi del gesto infame di una giornalista estremista.”

Dopo l’aggravarsi del fenomeno migratorio e le conseguenze politiche che ha portato, come sono mutati (e se sono mutati) i vostri rapporti con Austria e, in particolare, con Croazia e Serbia?

“Il Governo ungherese cerca di rivolgersi con pazienza e in modo costruttivo verso tutti i suoi partner. Ovviamente situazioni di emergenza spesso causano frizioni, che talvolta conducono a scambi di battute poco cortesi. Le relazioni con la Serbia sono ottime, e dopo alcuni momenti difficili anche l’Austria sembra aver capito e accettato le intenzioni ungheresi. Nonostante certe dichiarazioni inopportune – probabilmente dovute anche alla campagna elettorale in corso in Croazia –, a livello tecnico anche i rapporti con Zagabria sono eccellenti.”

Quale soluzione propone l’Ungheria a questa emergenza, soprattutto per quanto riguarda le politiche regionali ed europee?

“L’Ungheria ha presentato delle proposte ben chiare sul nodo migranti, sia a Bruxelles che all’Assemblea Generale dell’Onu a New York qualche settimana fa. I sei punti del Governo ungherese che tendono a una soluzione sostenibile sono: 1) aiuto alla Grecia nella difesa dei suoi confini; 2) smistamento dei profughi dai migranti economici ancora prima di entrare in Europa; 3) compilazione a livello europeo della lista dei paesi sicuri, che dovrebbe includere automaticamente tutti i paesi membri e candidati dell’Ue; 4) riallocazione di 3 miliardi di euro in fondi europei per sostenere i paesi limitrofi alla Siria (Turchia, Giordania, Libano) nella gestione dei profughi; 5) partenariato speciale con i paesi senza i quali non si può sperare di trovare una soluzione al fenomeno (come Turchia o Russia); 6) impegno globale per la distribuzione equa degli oneri derivanti dalla situazione dei profughi nella regione (sotto la forma di un sistema di quote globali).
La questione più urgente è la permeabilità dei confini europei, che purtroppo è un pull-factor molto significativo per i migranti. L’Europa deve mandare un messaggio chiaro: non abbiamo la possibilità di accogliere tutti i migranti economici, e non possiamo tollerare la migrazione irregolare. Allo stesso tempo, dobbiamo impegnarci per offrire condizioni adeguate ai profughi nei paesi limitrofi alla Siria (Turchia, Libano, Giordania) per evitare la partenza di nuove ondate.”

Ringrazio a nome di tutta la redazione e dei lettori di Domus Europa S. E. Paczolay per il tempo che ci ha concesso e per questo importante contributo che contribuisce a fare chiarezza su quanto sta accadendo a poche centinaia di chilometri dal nostro confine nazionale.

Marcello Ciola

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