…ben tre ministri del governo Meloni usano il termine “patriarcato” attribuendogli un falsificante senso spregiativo e cadendo nella trappola semantica dell’inversione valoriale delle parole da parte della sinistra. Dimenticando che “patriarcali” furono tutte le civiltà sulle quali venne costruita l’Europa. Dovrebbero essere condannati a leggere Il Matriarcato, testo erudito dello studioso svizzero di fine ‘800 Johannn Jakob Bachofen, nella sua versione originale e integrale edita da Einaudi, in due volumi, di 1.300 pagine;
…il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, dichiara: “Come uomo chiedo scusa a tutte le donne, a cominciare da mia moglie e da mia figlia per quello che fanno gli uomini.” Caso di volontaria, autolesionista sottomissione al ricatto dell’ideologia dominante e della disinformazione;
…il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano definisce “splendido” il film femminista “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi. Un critico, Franco Scalzo su Il Pensiero Forte, lo ha così stroncato: “Il film riepiloga tutto il ciarpame ideologico lasciato dietro di sé dalla nuova Sinistra in fuga dalle proprie menzogne e dai propri travisamenti”;
…sempre a proposito di film, alla Mostra del Cinema a Venezia tre dei sei film italiani in concorso sono espressione della più pura propaganda di sinistra: antifascismo, antirazzismo, immigrazionismo: Lubo, una storia di “razzismo e segregazione” degli zingari in Svizzera; Io capitano, lacrimosa cine-cronaca del viaggio in Italia di due “migranti” neri, che un eccitato critico ha definito “una storia epica”; Comandante, che stravolge e tradisce la figura del comandante sommergibilista Salvatore Todaro, eroe della X Mas, una medaglia d’oro, tre d’argento, due di bronzo, caduto per mano inglese nel 1942, trasformandola in uno “scafista buono” ante litteram, o in un membro di quelle ONG che favoriscono l’immigrazione clandestina, perché salva dei marinai belgi dopo aver affondato la loro nave;
…per l’ennesima volta, un premio letterario, il Campiello, pagato dagli industriali veneti, viene vinto da un libro di sinistra: “La resistenza delle donne”, di Benedetta Tobagi. Il testo è ovviamente antifascista, ovviamente resistenzialista, ovviamente femminista. L’autrice “vuole dare voce a una metà della storia partigiana” per “riscoprire la validità e la fecondità dell’antifascismo”. Tra l’altro l’autrice è figlia del giornalista Walter Tobagi assassinato a Milano nel 1980 da terroristi comunisti della Brigata XXVIII marzo. Mettiamo in fila i libri vinti in altri premi letterari come il Bancarella, lo Strega, il Viareggio: fate una breve ricerca e provate a trovare un autore premiato dichiaratamente di destra. E non è vero che di bravissimi autori di destra non ce ne siano, solo che c’è un’evidente, bieca conventio ad excludendum;
…nessun quotidiano mainstream francese e italiano ha avuto il coraggio di dire fin da subito che il massacro di Crépol in Francia contro i partecipanti a una festa popolare, che ha provocato la morte di un ragazzino e il ferimento di decine di altre persone, è stato perpetrato da una gang di aggressori nordafricani provenienti da una vicina banlieue al grido di “accoltelliamo i bianchi”. Analogamente, è stato censurato il fatto che l’accoltellamento di donne e bambini (uno gravissimo) nel centro di Dublino, che ha provocato la decisa reazione di molti dublinesi e la relativa, durissima repressione della polizia con scontri e proteste sotto un hotel destinato a “residenza di migranti”, è avvenuto ad opera di un “naturalizzato” algerino;
…viene eletta Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane Giovanna Iannattuoni, rettore della Università Bicocca di Milano, ben nota per aver soppresso, nel marzo 2022, una lezione dello scrittore Paolo Nori su Fëdor Dostoevskij, reo di essere russo. Poi, sommersa dalle critiche, fece marcia indietro e invità di nuovo Paolo Neri, il quale, dignitosamente, si rifiutò. Qui si dimostra come la censura e la cancel culture paghino bene;
…sempre a proposito di censure e di libertà di parola e di pensiero, sia emblematica emblematica, quasi un’ammissione, la dichiarazione di Sandro Ruotolo, giornalista e responsabile informazione del PD a proposito della RAI e di chi vi può avere accesso: “Il servizio pubblico è di tutti, ma non può esserlo dei sessisti, dei razzisti e del pensiero fascista”. Ma noi sappiamo come la sinistra intenda definizioni come “fascista” e “razzista”: sono termini “inclusivi” e “allargati” che possono identificare tutti coloro che si sottraggono alla vulgata progressista. In sostanza: solo chi è di sinistra ha diritto alla parola;
… gli scienziati di Clintel, una fondazione internazionale che ha lanciato una Dichiarazione mondiale sul clima: “Non c’è alcuna emergenza climatica” firmata, a oggi, da più di 1800 studiosi: climatologi, geologi, geofisici, astrofisici, chimici, fisici, e tra questi anche due premi Nobel: Ivar Giaever e John Clauser, sfidano ad un pubblico dibattito presso l’Accademia dei Lincei i membri della sua commissione ambiente schierata, ma solo a maggioranza, a favore delle tesi ambientaliste-catastrofiste e la “prestigiosa” Accademia si nega rispondendo arrogantemente che “rifiutiamo ogni confronto perché la verità sul clima è assodata”. Ma la Scienza non dovrebbe essere ricerca, dubbio, confronto e dibattito?
…l’Università di Torino sta cercando di “mettere fuori legge”, all’interno dell’Ateneo, il FUAN, Fronte Universitario di Azione Nazionale, la più antica associazione universitaria italiana, fondata da studenti di area missina nel 1950 con la sotto gli auspici di intellettuali come Gioachino Volpe, Ardengo Soffici, Giuseppe Tucci, Julius Evola e molti altri. L’Università di Torino, senza alcuna giustificazione e per le pressioni degli attivisti di sinistra di varie sigle (sindacali, studentesche, di lobby omosessualiste), aveva escluso il FUAN dall’albo delle organizzazioni studentesche riconosciute dall’ateneo. Un successivo ricorso aveva costretto l’ateneo a una rapida marcia indietro. Ma l’azione censoria e liberticida delle sinistre è continuata, anche con recenti aggressioni fisiche e intimidazioni contro i militanti di destra;
…a Firenze i manifesti di ProVita & Famiglia, regolarmente fatti affiggere da questa associazione negli appositi spazi e che riportavano l’invito: “Basta confondere l’identità sessuale dei bambini nelle scuole, stop gender e carriere alias”, sono stati fatti immediatamente coprire, non si sa quanto legittimamente, dal Comune in mano alla sinistra. Nelle università toscane di Firenze, Pisa e Siena e in alcune scuole toscane, c’è la possibilità di attivare la cosiddetta “carriera alias”, cioè la falsificazione del proprio sesso sui documenti e nelle relazioni. L’ordine della censura dei manifesti è partito dall’assessore Benedetta Albanese del PD che ha giustificato l’atto dicendo “Sono lesivi dei diritti, discriminatori stereotipati e inaccettabili”.
I fatti citati sono tratti dalla più recente cronaca giornalistica. Chi legge potrebbe divertirsi, o amareggiarsi, nell’allungare l’elenco con decine di altri casi. Quelli citati sono infatti solo alcuni esempi, in cui inciampiamo ogni giorno, del dominio della sinistra in ogni ambito della vita culturale: la scuola, l’università, le amministrazioni locali, le case editrici, i testi scolastici, i premi letterari, le mostre librarie, le fondazioni culturali, la stampa tutta o quasi, l’informazione televisiva, le fiction di ogni genere, il cinema, gli spot pubblicitari, le radio. Egemonia culturale significa censurare le idee “non conformi” impedirne l’accesso ai canali di comunicazione, diffamare e calunniare i valori sottostanti, falsificare la storia e la realtà. Contribuiscono a questa egemonia sono anche la magistratura, i sindacati, le cooperative rosse, i centri sociali, le associazioni ecologiste-animaliste, le lobby omosessualiste-genderiste, quelle eutanasiche e abortiste. Quando poi qualcosa sfugge alla sistematica occupazione di tutti gli spazi da parte del goscismo più prevaricatore, quando la polizia del pensiero non riesce a spegnere qualche fiammella d’indipendenza che ancora si accende qua e là sul campo culturale, “loro” ricorrono alla violenza, come negli anni ’70: con aggressioni, picchettaggi e interruzioni aggressive contro riunioni e conferenze, come è accaduto al Salone del libro di Torino con il Ministro Roccella, la distruzione dello stand dell’UGL o le aggressioni, sempre a di Torino, citate più sopra e molti altri casi ancora. In sostanza, la violenza liberticida esercitata dalla sinistra è solo la prosecuzione dell’egemonia culturale con altri mezzi. O meglio, lo strumento “di ultima istanza” di questa egemonia culturale.
Sulla possibilità di ribaltare, in tempi brevi o anche medi, questa situazione ci sia permesso appellarci al pessimismo della ragione. Ma ciò non deve indurci all’inazione. Tutti noi possiamo gettare qualche sassolino nei meccanismi del potere liberal-comunista e aiutare una sia pur lenta riconquista di quelle “casematte” della cultura il cui possesso giustamente Antonio Gramsci vedeva come condizione necessaria per la “presa politica” della società civile.
Antonio de Felip