Non si parla spesso della Mongolia, anzi, di solito se ne sente parlare solo in una chiave di lettura incentrata sulla Russia o sulla Cina. Visione giustificabile, data la sua posizione geografica di estrema importanza per queste due nazioni. La Mongolia si trova “schiacciata” fra queste due grandi potenze, senza accesso al mare, quasi dipendente esclusivamente da questi per qualsiasi spostamento esterno. Non per questo la cultura mongola si è fatta trascinare da questi, anzi, per alcuni aspetti sembra il contrario. Il detto “gratta un russo e trovi un tartaro” è molto più significativo di quanto sembri, esso si riferisce alla complessità e alla diversità della cultura e della storia russa, suggerendo che sotto la superficie ci sono si molte influenze diverse, ma per una grossa parte di queste proviene da questa particolare tribù originaria dal nord delle steppe mongole. Non si può sottovalutare nemmeno la concezione negativa che viene data alle influenze mongole nella storia, sempre considerata come distruttiva e nociva. La loro antica concezione di “ti arrendi e obbedisci, oppure ti becchi una guerra totale” non sembrerebbe nemmeno così tanto imprevedibile oggigiorno. All’epoca, i saccheggi e le uccisioni di massa crearono negli Europei paura, prima ancora del loro arrivo. In aggiunta, la loro reputazione venne peggiorata anche dalla presenza dalla peste bubbonica, che sembrava viaggiare “insieme a loro” sulle rotte commerciali, ma questa è un’altra storia. Il carattere fermo e deciso della popolazione mongola è rimasto costante nel tempo, portandosi con sé posizioni internazionali forti ed incentrati sugli interessi nazionali. Infatti, la loro posizione di neutralità fa sì che essi possano commerciare e fare accordi con chiunque gli convenga, senza dare importanza al ruolo e alla posizione internazionale della propria controparte.
Gli Stati Uniti hanno recuperato parte della loro attenzione per l’Asia centrale, soprattutto per questo territorio di cintura russo-cinese. All’inizio di quest’anno è stato sottoscritto un Memorandum di consultazione con l’obiettivo primario di instaurare un accordo bilaterale preliminare nel settore del trasporto aereo. Tale impegno è stato nuovamente riaffermato ad agosto 2023, durante la visita ufficiale del Primo Ministro mongolo Luvsannamsrai Oyun-Erdene, accolto da Kamala Harris e Antony Blinken, rispettivamente Vicepresidente e Segretario di Stato degli Stati Uniti. Risulta alquanto interessante notare che per qualsiasi volo voglia atterrare in Mongolia, sarà in ogni caso costretto ad attraversare lo spazio aereo russo o cinese (tra l’altro la Mongolia non condivide un confine con il Kazakistan per appena una striscia di terra lunga appena 40 km). A causa del conflitto tra Russia e Ucraina, numerose compagnie aeree internazionali hanno interrotto i loro voli diretti verso la Russia. Allo stesso tempo, la Russia ha anche imposto restrizioni sul proprio spazio aereo, limitando l’accesso alle compagnie aeree straniere o agli aerei di loro proprietà. Questa situazione ha portato le compagnie aeree russe a operare principalmente su rotte interne o, al massimo, verso alcune nazioni asiatiche, tra cui la Mongolia, utilizzando perlopiù propri voli anziché affidarsi a compagnie straniere. Nel dettaglio, è emerso che le compagnie aerea mongole possano attraversare lo spazio aereo russo, seppur con notevoli limitazioni. Tuttavia, anziché seguire il percorso più diretto, questi sono costretti a deviare su un tragitto più lungo e costoso, dato che questi possono stare “il meno possibile e solo lo stretto necessario” in sorvolo sul suolo russo. Perciò, gli accordi di cooperazione nel settore aereo tra Washington e Ulaanbaatar potrebbero garantire uno scambio significativo nei pressi di un (per ora) punto ceco del traffico aereo.
Oltre all’obiettivo di garantire una via aerea sicura direttamente in mezzo alle altre due potenze internazionali concorrenti, Washington ha affrontato altri temi non sottovalutabili. Le discussioni si sono focalizzare sia sulle questioni di interesse più vicine ai consensi americani, ergo il cambiamento climatico e la cooperazione culturale ed educativa, ma anche su progetti più intriganti dal punto di vista strategico, come quelli relativi al commercio, agli investimenti e alla cooperazione in ambito di sicurezza. Le relazioni si stanno sempre di più intensificando, portando la presenza americana in maniera sempre più netta in questo spazio territoriale (o, in ogni caso, un allontanamento della Mongolia dai suoi vicini). Ulaanbaatar ha aderito al programma NATO Partnership for Peace nel 1994, diventando la prima nazione dell’Asia centrale a farlo. Nel corso degli anni, ha partecipato attivamente a diverse iniziative del programma, comprendenti esercitazioni militari, programmi di formazione e scambi di personale. La Mongolia si è astenuta dal voto dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che condannava l’invasione russa dell’Ucraina. Questa scelta è stata giustificata anche dagli stretti legami economici del paese, poiché le sanzioni avrebbero (e hanno) danneggiato non solo le relazioni commerciali, ma anche l’economia interna mongola stessa. Un caso interessante è rappresentato dalla recente introduzione della lingua inglese come lingua straniera nell’istruzione secondaria in Mongolia. Questa scelta è comprensibile ma allo stesso tempo curiosa, soprattutto considerando che il russo è la lingua straniera più diffusa (e che utilizzi lo stesso alfabeto). Il cirillico[1] fu adottato nel 1941 in quella che veniva considerata la “sedicesima repubblica sovietica”, e durante lo stesso periodo il russo divenne la lingua predominante del paese (in parte anche a causa delle relazioni tese con la Cina). Tuttavia, con l’avvento del nuovo millennio, l’inglese ha preso il posto del russo, portando i giovani a non essere più in grado di comprendere quest’ultimo, a differenza delle generazioni precedenti. Questo aspetto è stato affrontato anche nell’ultimo incontro all’inizio di agosto, durante il quale è stato siglato l’accordo “Open Skies”, trattante la questione degli scambi culturali e dei programmi di formazione della lingua inglese. Inoltre, la Mongolia sembra volersi allontanare ancora di più dalla Russia, dato che ha annunciato dei piani per ripristinare l’uso del suo alfabeto tradizionale entro il 2025, sostituendo lo script cirillico adottato durante il periodo sovietico. Le misure transitorie sembrano avanzare velocemente, dato che per prepararsi al “ripristino completo” dell’alfabeto tradizionale, si tornerà alle scritte in linee verticali. I media sono tenuti a pubblicare in entrambi gli script fino al 2024 e le scuole hanno iniziato ad aumentare il tempo di apprendimento per studiare lo script verticale tradizionale.
Oltre dal punto di vista delle relazioni con Washington, la Mongolia emerge come un attore essenziale anche per le sue relazioni con Cina e Russia. Il nuovo gasdotto tra questi due, infatti, attraverserà proprio questo spazio territoriale, costituendo quindi un collegamento fondamentale tra il maggior produttore di gas e il più grande suo importatore. Il progetto denominato Power of Siberia 2 (PS-2), sviluppato da Gazprom, è un’opera in evoluzione da oltre un decennio, con le prime manifestazioni d’interesse risalenti a quasi 20 anni fa. Il suo obiettivo principale è quello di diversificare i destinatari delle esportazioni di gas russo. A differenza della sua forma precedente, il PS-1, che sfrutta giacimenti nella Siberia orientale (mai offerti al mercato europeo), il PS-2 gestirà le forniture provenienti dalla penisola Yamal. Quest’ultima si trova nella parte settentrionale del paese, affacciata all’Artico, alla latitudine di Astana (capitale del Kazakistan). Un altro punto di differenziazione cruciale consiste nel fatto che il PS-1 attraversa territori ostici, come paludi o montagne, mentre il PS-2 sfrutterà le ampie steppe della Mongolia.
Questo progetto, originariamente “solo” prioritario per la Russia, adesso è diventato ai limiti dell’essenziale alla luce degli ultimi sviluppi nel contesto della guerra in Ucraina. Nel corso degli ultimi 5 anni, si è assistito a un’intensificazione dei lavori legati al progetto PS-2, soprattutto dopo la firma del memorandum d’intesa tra Gazprom e Ulaanbaatar nel 2019. Da allora, i gruppi di lavoro hanno concentrato i loro sforzi nello studio della fattibilità economica del progetto, che ha raggiunto esito positivo poco più di un anno fa. Sebbene inizialmente fosse previsto che entrasse in funzione intorno al 2030, si sta ora cercando di accelerarne i tempi di realizzazione, ceralcando di far lavorare i cantieri già dall’anno prossimo. Inoltre, l’eventuale conclusione anticipata dei lavori risulterebbe vantaggiosa per Ulaanbaatar, considerando gli impegni finanziari del valore di 1,3 miliardi di dollari in scadenza quest’anno e ulteriori 600 milioni destinati all’anno successivo. La pandemia e le sanzioni alla Russia sono risultate dannose anche per la Mongolia, rendendo lo sviluppo del PS-2 essenziale per l’economia, potendo trarre maggiori vantaggi grazie alle condizioni attuali. Si stima che questa iniziativa possa generare entrate di circa 1 miliardo di dollari l’anno (solamente attraverso le tasse), corrispondenti a circa un quindicesimo del PIL mongolo, ovvero circa il 6,67%. Questa somma rappresenterebbe sicuramente un contributo significativo e non trascurabile per la crescita e la stabilità del paese. Inoltre, il progetto avrà un impatto positivo sull’occupazione, con la creazione di circa 3700 posti di lavoro durante la fase di realizzazione e, successivamente, ulteriori 1300 posti di lavoro permanenti. Dal punto di vista occidentale, la firma del memorandum sul nuovo gasdotto pochi giorni dopo lo scoppio della guerra è stata vista con scetticismo. Tuttavia, questa interpretazione potrebbe derivare solo da chi ignora da quanto tempo si aspettava la realizzazione di questo progetto.
Attualmente, dalle dichiarazioni e dalle posizioni assunte a livello internazionale dalla Mongolia, emerge concretamente la sua intenzione di voler adottare il ruolo da “ponte” tra l’Occidente e l’Asia. Questa aspirazione si concretizza non solo attraverso il rafforzamento delle relazioni con Washington, ma anche attraverso un dialogo aperto con Francia e Germania riguardo alle terre rare e, in particolare, alla produzione del rame. La Mongolia ambisce a diventare uno dei principali produttori mondiali di tale materia. Esaminando le relazioni tra Ulaanbaatar e Pechino, possiamo considerare le tensioni tra le due popolazioni come un elemento aggiuntivo, simile a una ciliegina posizionata sulla cima di una torta farcita di cooperazione indispensabile. È sufficiente ricordare come durante la crisi sino-sovietica degli anni Sessanta, la Mongolia abbia richiesto il dispiegamento delle forze sovietiche. Per un ventennio le relazioni sono rimaste intatte; successivamente, si sono rilassate fino a svilupparsi in legami amichevoli, seppur giustificati anche da una certa necessità. A nessuno dei due converrebbe non normalizzare i rapporti sino-mongoli, in quanto risultano altamente proficui per entrambe le parti coinvolte. Da un lato, abbiamo una nazione ricca di materiali rari e fondamentali per il settore tecnologico, mentre dall’altro vi è una nazione assetata di tali risorse. Possiamo considerarli come il carburante e il motore di questo settore in costante crescita. La Mongolia possiede importanti risorse naturali come petrolio, carbone minerale e rame, in più commercializza minerali, scorie e cenere sia con la Russia che con la Cina, inviando anche prodotti come sale, zolfo, terra, pietra, gesso, calce e cemento. Verso la Cina, le esportazioni includono ulteriori elementi come combustibili, oli, prodotti di distillazione e materiali tessili. Secondo i dati della Mongolia Customs Authority del 2022, i principali partner commerciali di Ulaanbaatar rappresentano il 62% delle relazioni con la Cina, l’11,2% con paesi europei, e in ultimo solamente il 2,9% con la Russia (superando di poco l’Italia, con soli lo 0,3%). Ancora più interessante è il fatto che gli Stati Uniti superino il percentuale russo (4,5%).
In definitiva, la Mongolia si trova al centro di un intricato labirinto geopolitico, dove le influenze di Russia, Cina e Stati Uniti si intrecciano e si scontrano. In questo panorama, gli Stati Uniti emergono come il terzo incomodo d’Asia, cercando di capitalizzare gli interessi strategici e commerciali di questa nazione in una posizione geografica cruciale. Con sforzi mirati a rafforzare i legami e a promuovere la cooperazione con Ulaanbaatar, Washington sta cercando di consolidare il proprio ruolo nella regione, diventando un attore significativo in un gioco di equilibrio tra due potenze competitive. Il Memorandum di Consultazione e le visite ufficiali dimostrano l’impegno degli Stati Uniti nel rafforzare la Mongolia come collegamento tra le sfere d’influenza concorrenti. La Mongolia, a sua volta, sta navigando con maestria questa situazione complessa, cercando di trarre vantaggio dalle opportunità offerte senza rimanere intrappolata nelle rivalità geopolitiche circostanti. Ulaanbaatar può essere considerata come esempio di nazione in una posizione strategica che può bilanciare attentamente le sue relazioni con le potenze globali, diventando il terzo incomodo d’Asia, un punto focale di interesse e diplomazia. Ma, se arriverà il momento di prendere le parti di una di queste nazioni, probabilmente la Mongolia agirà a seconda dei suoi interessi di quel momento (che attualmente danno l’impressione di tendere verso il fronte Occidentale). Fino ad allora, si gode i doni dei tre re magi in visita.
Somogyi Nikolett Andrea
Bibliografia
- VV., Mongolian President says he supports Russia-China oil and gas pipelines through Mongolia, Reuters, 16 Settembre 2022
- HUNNICUTT T., Exclusive: Mongolia, US to sign ‘Open Skies’ deal ahead of talks, Reuters, 3 Agosto 2023
- LAMPERTI L., Mongolia: visita ufficiale del premier Oyun-Erdene negli Stati Uniti, Eastwest, 8 Agosto 2023
- LKHAAJAV B., How Is Mongolia Responding to the Russia-Ukraine War?, The Diplomat, 7 Marzo 2022
- NERI A., Power of Siberia 2, per il nuovo gasdotto Putin dovrà aspettare i tempi della Cina, EnergiaOltre, 26 Maggio 2023
- REEVES J., Power of Siberia-2 pipeline all upside for Mongolia, AsiaTimes, 22 Giugno 2023
- ROY M., KUMAR A., Mongolia to decide on gas pipeline route after Russia-China cost agreement, Reuters, 15 Marzo 2023
- SHEPPARD D., HUME N., Mongolia says Russia-China gas pipeline will break ground in 2024, Financial Times, 18 Luglio 2022
- S. Embassy in Mongolia, Strengthening U.S. Open Skies Civil Aviation Partnerships, U.S. Department of State, Office of the Spokesperson, 25 Gennaio 2023
- GOV, Vice President Harris Holds a Bilateral Meeting with Prime Minister Luvsannamsrai of Mongolia
- WINTOUR P., Mongolia under pressure to align with Russia and China, The Guardian, 31 Maggio 2022
- ЭРДЭНЭТУЯА Д., “Сибирийн хүч-2” төслийн Монголд өгөх өгөөж, news.mn, 15 Aprile 2021
Le immagini sono state realizzate da Somogyi Nikolett Andrea
[1] Il “cirillico mongolo” è praticamente identico all’alfabeto russo tranne per due caratteri aggiuntivi Ө e Ү.