Condividi:

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on email

Esplora:

VOX CLAMANTIS NEL DESERTO. PERCHE’ OGGI E’ INDISPENSABILE NON DIMENTICARE LA TERRASANTA. Di Adolfo Morganti

Perché oggi è indispensabile non dimenticare la Terrasanta

Giornata di Gerusalemme, 14 aprile 2023

 

Ringrazio di tutto cuore gli Organizzatori della Giornata di Al-Quds – Gerusalemme odierna perché, unito a Loro nella fede nell’Unico Dio di Abramo, mi consente di poter parlare della condizione dei Cristiani in Terrasanta, ed in particolare nella Città Santa di Gerusalemme, oggi.

Ciò rappresenta per me un onore in quanto Presidente dell’Associazione Culturale Internazionale Identità Europea, ed un dovere in quanto Membro dell’Ordine Cavalleresco del Santo Sepolcro, la cui missione centrale negli ultimi secoli è sempre stata quella di supportare la Comunità cristiana in Terrasanta in stretta collaborazione con il Patriarcato di Gerusalemme dei Latini, oggidì retto da Monsignor Pierbattista Pizzaballa OFM, e negli ultimi decenni quella di aiutarla concretamente a non estinguersi.

A questo fine si deve cercare di rompere il muro di gomma che in Europa, ed in Italia in modo forse particolare a causa della necessità di silenziare la Chiesa Cattolica universale, oscura in modo inaccettabile le notizie che le Comunità Cristiane in Terrasanta senza sosta ci porgono.

Tutte le Chiese cristiane in Terrasanta (Cattolica, Armena, Ortodossa, Melchita, Copta etc.), in una ricchezza che è specchio di millenni di radicamento e di grande forza spirituale, vivono la prova della Persecuzione. Questa prova non è affatto recente, durando oramai da svariati decenni; ma certamente da due anni a questa parte la Persecuzione anticristiana in Terrasanta, e nella Città santa di Gerusalemme, è diventata talmente smaccata e pericolosa da esigere una rinnovata attenzione da parte di tutti gli Uomini Religiosi, ed in modo particolare dai Figli di Abramo, ed una rinnovata stagione di testimonianza e di aiuto concreto ai Confratelli che resistono nel vivere ed essere Cristiani in Terrasanta.

In una immagine semplificata, quella Terra sacra a tutti noi è ad un bivio: da un lato la proposta Cristiana oramai risalente a 40 anni addietro, di proteggere i Luoghi Santi di Gerusalemme, la loro vita liturgica e spirituale tramite uno Statuto di tutela internazionalmente riconosciuto e vincolante, che consenta a Ebrei, Cristiani e Musulmani di vivere negli storici quartieri di Gerusalemme e in tutti i territori di Terrasanta secondo le proprie usanze tradizionali. Nel contempo, dobbiamo purtroppo prendere atto che dopo la stagione del fondamentalismo islamico che ha insanguinato Siria, Iraq, Egitto, questo è il tempo in cui in Terrasanta si palesa con estrema arroganza un altro fondamentalismo, che pretende di cancellare le tracce storiche e di estirpare il radicamento antropologico del Cristianesimo dalla Terra della Predicazione e della Passione, Morte e Resurrezione di Gesù Cristo.

È questa pretesa che obbliga gli Uomini Religiosi a rimettere le mani in una materia, la politica delle potenze occidentali, rispetto alla quale ci torna alla mente una penetrante definizione di Giorgio Gaber: «la politica è schifosa e fa male alla pelle (…), è un gioco di forza ributtante e contagioso
come la lebbra e il tifo» (Io, se fossi Dio).

Per far capire ai nostri concittadini italiani cosa stia accadendo ai Cristiani in Terrasanta, perché in realtà laici e cattolici sono oggi sostanzialmente uniti dall’ignoranza dei fatti, permettetemi quindi di partire da una breve e precisa spiegazione dell’attuale situazione sociale e politica in quella Terra benedetta da Dio, del mio Maestro, Franco Cardini:

«Netanyahu ha vinto le elezioni, ma non ha i numeri per continuare con sicurezza a fare il premier ed è tallonato stretto dalla Corte suprema d’Israele perché è un ladro. Allora ha pensato bene di tornare all’assalto dell’opinione pubblica [israeliana ed occidentale Nda] provocando gli sfratti dei palestinesi dalle proprie case e i consueti disordini attorno alla spianata delle Moschee. (…) Risultato: la polizia israeliana infierisce contro i palestinesi di Gerusalemme, e l’opinione pubblica mondiale non osa alzare un dito … Così Gerusalemme con un gioco di prestigio scompare dai nostri video, sostituita da un’Israele minacciata (dove si minimizza i pogrom in tutti i centri urbani contro gli stessi cittadini israeliani arabi [cristiani e musulmani Nda] che sono il 16,5% circa della popolazione israeliana): e si arriva all’impudenza di “ignorare” gli stessi comunicati del Patriarcato latino».

Che tuttavia non tace. Il 6 marzo scorso Mons. Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Cattolico di Gerusalemme, in un’intervista ad un quotidiano italiano è stato costretto ad abbandonare ogni tradizionale cautela ecclesiastica e diplomatica dichiarando che «Noi cristiani siano diventati recentemente oggetto degli attacchi della destra religiosa israeliana. Sono entrati nel luogo della flagellazione ed hanno danneggiato un crocifisso. Nella città vecchia sono stati coperti i simboli bizantini perché avevano le croci… La situazione è peggiorata recentemente. Il governo attuale di Israele non ama i cristiani. Si sta spostando sempre più a destra, ma è una destra religiosa, che considera i non ebrei come una realtà non necessaria. Questo governo israeliano non è interessato a parlare con noi… Parlare con i cristiani non è apprezzato dagli elettori dei partiti religiosi».

A riprova di ciò, il 19 marzo scorso due membri della Knesset (il parlamento israeliano), Moshe Gafni e Yaakov Asher, del partito fondamentalista UTJ (United Torah Judaism, parte dell’attuale maggioranza di governo con 7 deputati su 120), hanno depositato un progetto di legge che, per prevenire il “proselitismo” cristiano in Israele (sic!), intende proibire anche la pronuncia in pubblico del nome di Gesù Cristo. Al di là dell’enormità della cosa in sé, il problema sta nel fatto che nulla in realtà osta alla discussione parlamentare di una tale proposta, il cui delirio settario ci riporta indietro ai peggiori deliri novecenteschi.

Purtroppo, vi sono settori della “società civile” in Terrasanta che sono già in sintonia con questo clima. Il 25 marzo scorso due attivisti di quella che la stampa italiana ha definito “l’ultra-destra ortodossa ebraica” hanno fatto irruzione dentro la Chiesa del Getsemani, a Gerusalemme est, in cui si trova la Tomba di Maria Vergine, durante una celebrazione liturgica della Comunità ortodossa, distruggendo gli arredi sacri ed aggredendo due sacerdoti e l’arcivescovo Joachim che stavano concelebrando la Santa Messa. Il Patriarcato Ortodosso di Gerusalemme, Palestina ed Israele, rappresentato da Sua beatitudine il Patriarca Theophilos III, assieme al Santo Sinodo ed alla Confraternita ortodossa del Santo Sepolcro, hanno emesso un Comunicato stampa di condanna dell’aggressione, denunciando come gli attacchi da parte di gruppi radicali israeliani che prendono di mira chiese, cimiteri e proprietà cristiane, oltre agli abusi fisici e verbali contro il clero, sono diventati quasi un fatto quotidiano, che aumenta di intensità durante le Festività cristiane: «Questa situazione desolante non ha suscitato alcuna reazione adeguata, né a livello locale né a livello internazionale, nonostante gli appelli, le richieste e le proteste delle Chiese di Terrasanta. È dolorosamente chiaro che l’autentica presenza cristiana in Terrasanta è in grave pericolo». Un tale appello non è stato solamente ignorato: in modo ancora più colpevole è stato silenziato e rimosso in maniera quasi totale dalla “libera stampa” occidentale. Non parliamo poi della ferrea miopia di quei settori del cattolicesimo italiano ed occidentale che hanno scambiato la Tradizione cristiane con le agende Neocon.

Di tali tristissimi episodi potremmo citarne un numero pressoché infinito; ma purtroppo vi sono sviluppi ulteriori della situazione in Terrasanta che fanno intravedere un’ulteriore peggioramento della situazione complessiva di Terrasanta, un’accelerazione nella strategia del fondamentalismo ebraico, che oramai mira in modo esplicito alla semplice e totale distruzione della presenza religiosa sia cristiana che musulmana dai territori di quello che da questi ambienti è definito Eretz Israel, il cd. “Grande Israele”[1].

In data 27 marzo scorso, sempre al fine di mantenere a galla una traballante maggioranza parlamentare il premier israeliano Netanyahu ha «accettato di istituire una nuova guardia nazionale sotto il controllo di Itamar Ben-Gvir, il ministro della sicurezza nazionale ultranazionalista già condannato per istigazione razzista contro i palestinesi e sostegno ad un gruppo terroristico» [www.truthout.com, 28 marzo 2023], già noto per la sua venerazione per la figura di Baruch Goldstein, l’israelo-americano responsabile della strage nella moschea di Hebron nel 1994 (29 fedeli uccisi durante la preghiera), e più di recente in prima fila, pistola in mano, nell’assalto dei coloni fondamentalisti ebraici alle case palestinesi di Sheikh Jarrah. In quanto ministro della sicurezza nazionale di Israele, Ben-Gvir controlla già sia le forze di polizia interne che la polizia di frontiera, sempre molto attiva nella repressione di cristiani e musulmani palestinesi in Cisgiordania e nei Territori occupati.

Il 2 aprile scorso il gabinetto del governo israeliano ha dato il “via libera” alla creazione ed al finanziamento di questa “Guardia nazionale”, che secondo, la proposta originaria di Ben-Gvir sarà composta dalla già esistente polizia di frontiera israeliana, da riservisti dell’esercito e da “volontari civili” (coloni fondamentalisti armati); essa dovrebbe rispondere direttamente al Ministero della Sicurezza Nazionale, ossia a lui stesso. Una dichiarazione dell’ufficio del premier Netanyahu ha ben chiarito che «la Guardia nazionale si occuperà di situazioni di emergenza nazionale come i disordini verificatisi durante l’Operazione Guardiani dei muri»; con questo nome si allude alle rivolte palestinesi contro le vessazioni dei coloni fondamentalisti nei Territori occupati.

Non è difficile capire contro chi opererà questa “Guardia nazionale”, che oltretutto darà una copertura legale e quindi un’impunità totale alle attività terroristiche dei gruppi di “volontari armati” fondamentalisti.

Queste fosche prospettive tuttavia debbono invitare non all’apatia ma alla speranza ed all’azione. Diverrà sempre più importante d’ora in poi la capacità di “fare rete” fra ebrei, cristiani e mussulmani consci della pericolosità anticristica delle parodie fondamentaliste della religiosità interessate alla profanazione di Gerusalemme. Per questo sono veramente felice che quest’oggi si possa udire la voce del Movimento tradizionale ebraico Neturei Karta, con cui abbiamo negli anni scorsi condiviso alcuni preziosi momenti di confronto.

In ogni modo, è bene ricordare come alla fine dei Tempi risulterà chiara l’affermazione islamica secondo cui “Dio ne sa di più”. Amen.

Adolfo Morganti

[1] Affermazione che non va affatto presa in senso metaforico, ma (purtroppo) del tutto letterale: cfr. P. Pieraccini, “L’irresistibile avanzata dei coloni ortodossi”, in “Limes” n°5/2021, La questione israeliana, pagg. 145 e segg.

Condividi:

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Dai blog