“Nessun rapporto si forma se il pensiero non lo produce”.
Simone Weil
In Cina, dall’inizio della pandemia, si sono registrati circa 202 milioni (ma vi sono stime di circa 250 milioni) di positivi al Sars-CoV-2 di cui 5.253 deceduti. Si può discutere sull’accuratezza dei dati, ovviamente, e perfino sulla voluta o meno trasparenza. Preso per buono il dato, potrebbe essere sufficiente per mettere a tacere la presunta gravità della situazione gridata dal mainstream nostrano, fatto salvo, come anche accaduto in alcune città europee ed americane, l’inadeguatezza delle strutture sanitarie in relazione al numero di abitanti. Il tutto teso anche a giustificare la pretesa necessità del tampone per tutti i viaggiatori provenienti dalla Cina, una decisione anti-scientifica. Una ritorsione, forse, visto che per entrare nella stessa Cina viene richiesto il tampone e che la Cina ha rifiutato l’aiuto degli USA e del conseguente invio di vaccini a mRNA. Il messaggio che si è voluto dare – dopo per altro che Bruxelles aveva connotato come ingiustificata la richiesta dei tamponi all’arrivo per i cinesi – é quello che la Cina non poteva continuare ad isolarsi con la strategia zero Covid con la mutata situazione economica globale, l’attesa di una seria recessione da parte dei mercati finanziari, le notevoli difficoltà emerse con la catena di approvvigionamento, e la chiusura temporanea della produzione manifatturiera di aziende americane sul suolo cinese. Non é pensabile come un fatto estraneo a queste dinamiche che recentissimamente Apple abbia spostato la lucrativa sede di produzione degli IPhone dalla Cina all’India.
Valutando con una evidente dose d’isteria la situazione Covid in Cina, in una specie di maldestro rigurgito di un presunto moralmente corretto, si è ipotizzato in Italia di reinserire l’obbligo dell’utilizzo delle mascherine nei luoghi al chiuso. Un intento, se si concretizzasse, contraddittorio dopo una vaccinazione di massa che si é presentata come un grande successo, sebbene siano stati in precedenza assolutamente insufficienti i test di sieroprevalenza per dedurre il ruolo avuto dalla protezione offerta dall’immunità naturale acquisita per aver superato l’infezione da Sars-CoV-2. Un ruolo che andrebbe sempre considerato basilare, visto la più che probabile sottostima del contagio (si riguardino gli studi di sieroprevalenza di Ioannidis, ma non solo) andata in scena per ormai tre anni.
All’orizzonte rimangono due possibilità: o si é già passata l’infezione o presto si verrà infettati o reinfettati essendo il Sars-Cov-2 ormai endemico e destinato a continuare a mutare, ancor più adattandosi progressivamente all’ospite, rimanendo nella popolazione umana forse per decenni. Omicron é un virus non particolarmente aggressivo che tende a replicarsi nel tratto respiratorio superiore dando molto spesso sintomi lievi, o nulli, tanto che il Prof. Wang Guiquiang, della Commissione Nazionale cinese per la Salute, ha affermato che le uniche morti attribuibili alla Covid sono quelle causate dalla polmonite bilaterale e dall’insufficienza respiratoria, mentre tutte le altre, in grande maggioranza, sono dovute ad altre malattie o problematiche pregresse non rilevate. Di certo discutibile ma non privo di ragionamento.
Più che dell’infezione da Covid-19 ci si dovrebbe occupare e preoccupare, quantomeno in Europa e negli States, per l’incremento dell’eccesso di mortalità rispetto alla media del quinquennio 2015-2019, tenendo a mente che non pochi dei cd. fragili ci hanno lasciato durante le prime due ondate della Covid, e che quindi, logicamente, ci si sarebbe potuto attendere un decremento della mortalità. Ad esempio in Inghilterra e Galles dove nel solo mese di Novembre 2022 si é registrato un eccesso di mortalità del +9,4%, 4083 persone, le cui cause rimangono non analizzate. Ricordando che la mortalità della Covid – o quantomeno in rapporto al tampone positivo al Sars-CoV-2 – per il medesimo periodo é del 2,6% nell’insieme dei decessi per tutte le cause (47611 in totale), la mancata approfondita analisi è un fatto grave.
Probabilmente a fronte di un così significativo eccesso di mortalità, che per di più si ripresenta ancora in Dicembre e nei mesi antecedenti (e in altre nazioni come l’Australia ha raggiunto il 16%, mentre in Italia su base annua viene calcolato del 9,8%) si ha a che fare con più cause, tra le quali é più che ipotizzabile che abbiano un peso anche gli effetti avversi alla vaccinazione anti-Covid.
Per quel che concerne la vaccinazione col booster bivalente andrebbe quantomeno sottolineato che l’obiettivo prefissato erano le subvarianti di Omicron BA4 e BA5 che non sono più predominanti. Questo detto, vanno considerati i dati sulle reazioni avverse, ad esempio riportati il 17 Novembre 2022 e riguardante il periodo 31 Agosto – 23 Ottobre dai CDCs americani (centers for desease control and prevention): su 212664 dosi amministrate in U.S. le reazioni gravi sono state 251 di cui 36 decessi, con età media di 71 anni. Viene inoltre riportata l’incapacità dopo l’inoculazione di attendere alle normali attività quotidiane – in un imprecisato lasso di tempo – nel 10,6% dei casi tra gli ultra 65enni, e nel 19,8% dei casi tra gli individui che hanno ricevuto la quarta (o quinta) dose tra i 18 e 49 anni. Lo 0,8% delle persone vaccinate con il bivalente ha avuto bisogno di un intervento medico e lo 0,03% dell’ospedalizzazione.
Un relativo successo statistico. Quando si dice un consenso informato.
P.A.
Riferimenti: