La casa editrice “Il Cerchio” pubblica un interessante volume che torna a parlare di uno dei film migliori del regista riminese.
Il fatto è che io non ce la faccio più a restare in questa sospensione, sempre in attesa, come su una soglia; ed è un’attesa che non ha mai fine. Devo sapere, dovete riuscire a farmi capire. Non è solo per me; anche per lei, per voi, per tutti. Ed è sempre più urgente».
Basterebbe la frase in esergo per arrivare subito al nocciolo di La voce della luna, ultimo capolavoro del bugiardo sincero Federico Fellini.
E fa bene Massimo Zambelli, nella sua raccolta di contributi sul film Campane nel pozzo (ed. Il Cerchio), a ritenere quel lungometraggio il testamento spirituale del regista riminese.
Perché sembra esserci davvero tutto, in quelle due ore scarse di visione. Ci sono le donnone maggiorate e la provincia romagnola come in Amarcord, ci sono la notte e i suoi personaggi luciferini come ne La strada,nella Dolce vita o in Toby Dammit, c’è la critica feroce alla società dei consumi come in tutte le pellicole da Ginger & Fred in poi.
Proprio nel periodo in cui si apprestava a realizzare La voce della luna, Fellini aveva coniato il celebre slogan «Non si interrompe un’emozione», il cui obiettivo era contrastare l’abuso delle interruzioni pubblicitarie sulle tv private durante la trasmissione dei film.
Fa bene quindi Zambelli a sottolineare questo passaggio a più riprese, sia nell’intervista a padre Angelo Arpa, vero e proprio guru di Fellini, sia in quella all’ordinario di Teologia Bruno Forte.
A un certo punto, il professor Forte si sofferma infatti sulla concezione del silenzio, prendendo a spunto il finale de La voce della luna.
In particolare, il personaggio interpretato da Roberto Benigni chiude il film dicendo «Se ci fosse un po’ più di silenzio per tutti, se facessimo un po’ più di silenzio forse potremmo capire».
Si tratta, per Forte, di una sentenza di triplice lettura. Spirituale, certo. Di critica alla caotica società dei consumi, altrettanto vero.
Ma soprattutto è una battuta con cui Fellini chiede allo spettatore di mettersi in ascolto: «questo è soltanto un porsi sulla strada, poi occorre il gesto umile e deciso con cui si riconosce il luogo in cui il silenzio si apre, ci si dice, senza per questo consegnarsi totalmente a noi; questo è l’atto di fede, e per il cristiano è la fede nel Cristo crocefisso e risorto».
Gianluca Vignola
* tratto dal sito www.2duerighe.