S.E. l’Ambasciatore Ali Goutali,
La crisi ucraina vista dalla Tunisia [1]
In considerazione della pericolosa escalation del conflitto in Ucraina e dell’allarmante svolta in peggio che ne è derivata, nonché dell’isterica campagna guerrafondaia che l’accompagna, ho ritenuto utile portare alcuni chiarimenti e punti di vista personali su questo conflitto – oltre a i frequenti scritti sull’argomento sulle pagine dell’Istituto Internazionale IFIMES.
Ho servito per diversi anni come Ambasciatore della Tunisia sia in Russia che in Ucraina. Quindi, tengo in grande stima i popoli di ognuno dei due Stati. Per questo motivo, il mio punto di vista vuole essere obiettivo e sono propenso a chiedere con forza una rapida soluzione diplomatica di questo conflitto con conseguenze di vasta portata e incommensurabili, se non sarà rapidamente contenuto.
Va innanzitutto notato che questo conflitto, in corso in Ucraina, le cui persone sono tenute in ostaggio, è tra la Russia, che lo considera una risposta necessaria a una minaccia esistenziale e un preludio all’emergere di un nuovo ordine mondiale multipolare, da un lato, e l’occidente sotto la guida degli Stati Uniti dall’altro. Per questi ultimi, al di là dell’obiettivo dichiarato di difendere l’Ucraina dall’invasione della Russia, la posta in gioco di questo conflitto è strategica e decisiva per il mantenimento della loro supremazia e dei loro interessi, in un ordine mondiale post guerra fredda che deve restare unipolare.
La narrazione accuratamente portata avanti negli Stati Uniti e in Europa (ufficialmente e nei media) presenta la Russia come un paese aggressore che mira a ricostituire il suo impero annettendo prima l’Ucraina prima di invadere altri paesi europei. Da qui la necessità di ridurre le intenzioni attribuite alla Russia e di contenerla con ogni mezzo…
Queste affermazioni, ovviamente prive di fondamento, nascondono realtà che possono essere riassunte come segue:
Il presidente Vladimir Putin ha più volte affermato che la Russia rispetta la sovranità dell’Ucraina, ma non tollererà che il suo territorio si trasformi in baluardo o trampolino di lancio per una possibile aggressione occidentale contro il territorio del suo paese. Dalla caduta del muro di Berlino nei primi anni ’90, Mosca non ha cessato di proclamare forte e chiaro la sua opposizione a qualsiasi estensione della NATO verso est, verso i suoi confini, nonché all’adesione dell’Ucraina a questa Organizzazione, considerata come una condizione esistenziale linea rossa.
Tuttavia, nonostante il suo impegno (non scritto) a rispettare questa richiesta, la NATO non ha mantenuto la sua promessa continuando ad espandersi ai paesi dell’Europa orientale per includere, tra gli altri, la Polonia, l’Ungheria, la Repubblica Ceca (1999), i paesi baltici (2004) e di crescere da 17 a 30 membri al suo interno, attualmente.
Nel 2008, la NATO ha annunciato al vertice di Bucarest la sua intenzione di integrare l’Ucraina in questa Organizzazione, mentre gli Stati Uniti hanno fatto orecchie da mercante alle giustificate preoccupazioni e proteste russe. Tale adesione consentirebbe infatti l’installazione sul territorio ucraino di un sistema antimissilistico della NATO e dei suoi missili, compresi quelli nucleari, al confine con la Russia. Gli Stati Uniti accetterebbero basi militari russe con missili convenzionali o nucleari ai suoi confini in Messico o Cuba?! La dottrina Monroe, tuttora in vigore negli USA, vieta severamente qualsiasi dispiegamento di armi da parte delle grandi potenze nell’emisfero occidentale (l’intero continente americano).
Nel 2015 sono stati conclusi accordi di cessate il fuoco sponsorizzati da Francia e Germania denominati “Minsk 1 e Minsk 2” tra Russia e Ucraina. Prevedono in particolare uno status di autonomia per le regioni con una numerosa popolazione russa e controllate da separatisti filo-russi nel Donbass e un impegno ad astenersi dall’integrare l’Ucraina nella NATO. Quest’ultima condizione è stata prontamente respinta da USA e NATO. Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelenskyy è stato successivamente ricevuto a Washington nel 2021 dal neoeletto presidente Joe Biden per assicurargli l’entusiasmo degli Stati Uniti per l’adesione dell’Ucraina alla NATO nonostante la riluttanza di Francia e Germania.
L’annessione della Crimea, che ha sempre ospitato la principale base navale russa, che faceva parte della Russia prima di essere annessa all’Ucraina dall’ex presidente russo Nikita Khrushchev e la cui popolazione è prevalentemente russa, è avvenuta nel 2014 in risposta al colpo di stato dai nazionalisti ucraini aiutati dall’Occidente, che ha rovesciato il presidente filo-russo democraticamente eletto Viktor Yanukovich. L’annessione di questa penisola a seguito di un referendum, aveva lo scopo di proteggere la popolazione russa e preservare gli interessi strategici della Russia.
Gli abusi da allora nei confronti della popolazione russa nel Donbas da parte delle milizie ultranazionaliste ucraine sono tra i motivi che hanno spinto la Russia, una delle cui dottrine è il dovere di proteggere i russi dove sono nel mondo, ad annettere questa regione.
Le nuove realtà geopolitiche
Questo conflitto, alimentato dal massiccio sostegno militare dell’Occidente all’Ucraina, si svolge nel contesto della rivalità geopolitica attorno a un nuovo ordine mondiale in formazione.
Il nuovo ordine mondiale auspicato dalla Russia e dai suoi alleati (i BRICS: Brasile, Russia, India Cina e Sud Africa), esaltato da tutto il pianeta e ferocemente respinto dall’Occidente, potrebbe essere, secondo alcuni analisti, sia multipolare (con diverse valori, sistemi politici, culturali e di civiltà, economici, finanziari) o tripolare (USA – Russia – Cina con i rispettivi alleati) o ancora bipolare (USA e i suoi alleati occidentali da una parte, Russia e Cina con i loro alleati in Oriente , dall’altra). Indipendentemente dalla forma del nuovo ordine, i suoi sistemi dovrebbero, dal punto di vista della Russia, con l’approvazione dei suoi alleati, inclusa la Cina, coesistere pacificamente e in armonia, soppiantando l’attuale ordine mondiale unipolare ritenuto ingiusto e coercitivo.
In breve, la Russia è favorevole a un ordine mondiale multipolare nel quadro di quella che ama chiamare “Democrazia sovrana”. Il modello di democrazia dell’Occidente che rappresenta solo il 12,5% dell’umanità e solo il 45% del PIL mondiale, è considerato intrasferibile e inapplicabile a tutta l’Umanità intera.
Quale potrebbe essere l’esito di questo complicatissimo imbroglio geopolitico le cui vittime dirette e indirette sono in primis il popolo ucraino, poi i popoli europei e russi nonché l’intero pianeta minacciato dai pericoli più diversi…?
Molto probabilmente, la risoluzione del conflitto non potrebbe essere né militare né attraverso sanzioni. La Nato non ha capacità militari sufficienti e non intende impegnarsi direttamente in uno scontro armato con la Russia, che ha un forte esercito convenzionale e soprattutto il più grande arsenale nucleare del mondo.
Inoltre, un fallimento militare riconosciuto è inconcepibile per entrambe le parti, poiché le sue conseguenze geopolitiche sono estremamente gravi e di vasta portata.
Le sanzioni economiche non avranno l’impatto auspicato dall’Occidente, dati i molteplici asset che la Russia possiede grazie alla sua immensa superficie (1/8 della superficie del pianeta) ricca di minerali e risorse naturali (più del 25% della ricchezza naturale del pianeta), la sua autosufficienza alimentare così come nei settori industriale, della difesa, medico, tecnologico…
Pertanto, solo negoziati che tengano conto delle preoccupazioni e delle rivendicazioni della Russia (incluso lo status neutrale dell’Ucraina) e implichino garanzie di sovranità e sicurezza richieste dall’Ucraina potrebbero porre fine a questo conflitto e risparmiare ai popoli della regione e all’umanità indicibili difficoltà e sofferenze.
Nel frattempo, e a meno che la “saggezza di Mandela” non avvii negoziati, magari su iniziativa e sotto l’egida della Cina o dell’ONU (gli USA cercano risolutamente di indebolire la Russia e impedirne il ritorno come principale rivale geostrategico), il mondo deve continuare a trattenere il respiro e sperare che questo confronto non degeneri in un devastante conflitto nucleare o in una guerra mondiale a tutto campo…
L’Autore:
L’ambasciatore Ali Goutali è stato ambasciatore della Tunisia per oltre 20 anni in paesi di 4 continenti, tra cui Russia e Ucraina. Ha ricoperto incarichi di alto rango in Tunisia, in particolare come Consigliere Diplomatico del Presidente della Repubblica e Direttore Generale dell’Istituto Diplomatico. È autore di un libro sui processi decisionali in politica estera e di numerosi studi sulla politica internazionale. Ha tenuto conferenze in Tunisia e all’estero sulla politica mondiale ed è attualmente senior fellow presso numerosi istituti di ricerca e studi strategici nazionali e internazionali. È titolare di un Master e di un dottorato in Relazioni internazionali.
Lubiana/Vienna/Jedda, 17 dicembre 2022
Note
[1] Dal sito dell’IFIMES – International Institute for Middle East and Balkan Studies, con sede a Ljubljana, Slovenia, dal 2018 ha lo status di Special Consultative presso ECOSOC/UN, New York.