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IL PATRIOTA EUROPEO CONTRO LA GLOBALIZZAZIONE. di Manlio Triggiani

Di tanto in tanto il lessico si arricchisce di espressioni che scompaiono nello spazio di poco tempo, altre volte i lemmi mutano secondo le tendenze del momento, cambiano significato, dietro la spinta di mode o di “vulgate” come il “politicamente corretto”, cioè solo per affermare una visione concettuale. Oppure si rifanno ad anglicismi (“liberal” a esempio, che esprime concetti differenti se utilizzato in Usa o in Europa) che rimandano ad altri sistemi politici. Nella girandola di nuove espressioni e di definizioni con
significati cangianti e a volte non sempre definiti c’è una parola di sapore apparentemente démodé che mai come nell’epoca della globalizzazione assume un significato ben definito e moderno: patriota.
L’espressione è stata rilanciata dal partito Fratelli d’Italia per definire il perimetro ideologico, meglio il “perimetro ideale” di una formazione politica, connotato da una ben precisa visione del mondo.
Che cosa significa oggi la parola “Patriota”? E’ una parola che si richiama a Patria, cioè il territorio abitato da un popolo e al quale ognuno dei componenti appartiene per nascita, lingua, cultura, storia, tradizioni, sangue. Patria significa “terra dei padri”, legando così tutto ciò che c’è in un territorio con ciò che in termini di tradizioni, cultura e civiltà si è sviluppato, arricchito e affermato. Da ciò discende il termine patriota che significa “che è dello stesso paese, compatriota” ma anche “persona che ama la patria e mostra il suo amore lottando o combattendo per essa” (dizionario Treccani).
Connota subito una posizione di identità dell’uomo o donna nel mondo e nella realtà dei popoli e nazioni, l’affermazione del destino che ha fatto nascere un uomo in un determinato luogo piuttosto che in un altro. Si è patrioti non solo perché si ama la patria. Lo si è sentendosi parte di essa, la si vive, la si respira, si è disposti a un supplemento di slancio per essa: la vita, il proprio destino sono definiti dalla nascita (dal latino natio, nascita, da cui nazione) e riguarda anche i luoghi. Non è un caso che la Patria incarni il mito delle origini, come sottolineava Roberto Michels, e le nazioni costruivano attorno a loro tutta una mitologia per affermare le proprie radici ma anche per distinguersi dagli altri popoli e rendere qualcosa di unico la propria cultura, sulla quale si costruiva anche lo Stato.

È ovvio che solo laddove si crede nell’identità è possibile fare riferimento a questi valori che riaffermano la comunità, il concetto di unità nazionale, l’amore per la terra degli Avi che hanno vissuto e lottato per lasciarci questa nazione. Concezione importante perché Patriota è una espressione totale e totalizzante. Solo chi vive e sente la propria Origine e la propria Identità, come basi della propria comunità, è disposto ad affermare la Patria. Quindi non basta essere semplicemente italiano per essere fratello di un patriota. A volte non è affatto sufficiente.
Non basta il dato geografico. La Patria è, secondo una visione più diretta, quotidiana, la propria nazione, i propri cari, la propria città, la propria lingua e il proprio dialetto, i parenti e gli amici, i compatrioti di altre regioni e città della stessa nazione. Posizione ben diversa dall’italiano globalizzato, colui che pensa alla nazione come a un’invenzione, a colui che crede che la Patria “è il luogo che si sceglie per vivere”, come si fa quando si sceglie un luogo di villeggiatura, quando si è convinti che l’importante è la libera circolazione delle merci e degli uomini in quanto si è… “cittadini del mondo”. Alcuni anni fa proprio Régis Débray, intellettuale francese di sinistra,
rilanciò in un libro la necessità dei confini. Indicazione giusta per dare un senso agli spazi, alle appartenenze, per offrire al mondo e ai vari popoli, e soprattutto alla vita dei popoli, un senso compiuto, un’identità ben definita.
Molto spesso, quando si parla di patrioti, la Sinistra rimarca le differenze fra chi è patriota e “quindi nazionalista” e chi è europeista e quindi favorevole all’Europa. Si tratta, in realtà, di un gioco di parole: si dovrebbe capire cosa si intende per europeista: credere nell’Europa o nell’Unione europea? Per la Sinistra, credere nell’Ue, evidentemente. E le critiche da un punto di vista tradizionale a questa istituzione non negano l’Europeismo. Infatti, per estensione del concetto di identità, partendo dall’Italia, anche l’Europa può essere ricompresa, date le basi e i fondamenti culturali comuni, provenienti dalla Grecia e da Roma antica. Tanti scrittori patrioti hanno cantato l’Europa pur non dimenticando mai il proprio essere francesi, italiani, tedeschi, spagnoli, belgi, olandesi, romeni. Essere patrioti è una visione totalizzante ma anche “concentrica”: il vero patriota europeo sente l’appartenenza alla propria città, regione, nazione, continente.
Il patriottismo lega alla terra dove si è nati e quindi anche agli avi, alla lingua, alla cultura del luogo ma senza chiusure verso l’Europa, anzi. Chi è patriota è più facilmente anche europeista, le due cose non sono in conflitto e la storia lo ha dimostrato in varie contingenze. Di contro, chi è patriota non può essere internazionalista o globalista, non può essere materialista, non può anteporre agli interessi della patria idee astratte come “i diritti universali” o “i valori democratici” o “il diritto di migrare” o l’appartenenza a
una nazione – come detto – solo come “la patria come luogo dove si sceglie per vivere”. La polemica patriota-europeista è falsa, quindi. E l’Unione europea c’entra poco o nulla con l’Europa culturale. È una astrazione trasposta in un’istituzione che prescinde da un sentire profondo. Del resto, non è casuale che in più nazioni il concetto di Patria stia risorgendo.
Forse proprio per contrapporre il sentire di ogni uomo libero, e ben nato, a un progetto “globale” di cancellazione della
Patria.
E forse è proprio questo che stimola un intimo sentire a reagire. Un sentire che affonda nella Tradizione, che affonda nell’Origine.
Manlio Triggiani

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