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IRAN, UCRAINA, PALESTINA. I DOPPI STANDARD DELL’OCCIDENTE E I MORTI DI SERIE B. DI HANIEH TARKIAN

Ormai solo chi è completamente assorbito nella propaganda del mainstream non si rende conto della profonda capacità di manipolazione mediatica che esso possiede: attirare l’attenzione del pubblico solo nei casi e nei modi che vanno a vantaggio delle politiche delle élite mondialiste e guerrafondaie, lo abbiamo visto con la guerra in Siria e con tutti gli altri tentativi di esportazione di “democrazia” e “diritti umani”.

Ricordate Shireen Abu Akleh, la giornalista cristiana palestinese, uccisa dai cecchini israeliani? Quando successe, i media maistream non diedero molto peso all’evento (pensate per un momento se fosse accaduto il contrario), ma proprio in questi giorni un gruppo palestinese per i diritti umani e un gruppo di ricerca con sede a Londra hanno pubblicato un rapporto dal quale si evince che la reporter di Al Jazeera fu intenzionalmente presa di mira dalle truppe israeliane, confutando il resoconto del regime israeliano secondo cui l’uccisione non fu intenzionale. In un’indagine congiunta, Al-Haq e Forensic Architecture hanno dichiarato di aver utilizzato filmati inediti per determinare che Abu Akleh fu presa di mira intenzionalmente dalle truppe israeliane. Ricordiamo che al momento della sua uccisione, la giornalista 51enne indossava il classico gilet della stampa facilmente riconoscibile. Inoltre secondo l’indagine, il cecchino israeliano sparò per due minuti e deliberatamente prese di mira coloro che cercarono di salvare Abu Akleh. Eppure avrete letto poco o niente al riguardo.

Chi ha sentito parlare di Zainab Essam Al-Khazali, una ragazza irachena di 15 anni, che è stata uccisa, sempre in questi giorni, da un proiettile durante le esercitazioni militari statunitensi nei pressi di Camp Bucca a Baghdad? L’assassinio ha suscitato un’ondata di rabbia sui social media iracheni.

Per i media mainstream ci sono vittime di serie A e di serie B.

Ma veniamo a quello che è accaduto in Iran, cerchiamo di capire quello che è successo.

Il 15 settembre Mahsa Amini viene accompagnata insieme ad altre persone presso una delle stazioni di polizia di Teheran, viene colpita da un attacco al cuore, viene trasferita in ospedale con la collaborazione della polizia e dei servizi di pronto soccorso, purtroppo muore.

I media eterodiretti iniziano subito una campagna di disinformazione sull’Iran affermando che Mahsa è stata picchiata e per questo motivo è deceduta, senza però fornire alcuna prova al riguardo, d’altronde i video delle telecamere a circuito chiuso non mostrano alcun tipo di violenza nei confronti della giovane. Il presidente iraniano Raisi e il capo della magistratura hanno ordinato di avviare subito delle indagini per capire cosa sia successo.

Alcuni gruppi di individui in varie città dell’Iran iniziano ad organizzare delle proteste, che tuttavia si trasformano subito in atti di violenza e vandalismo: a Mashhad è stato dato fuoco a un agente della polizia, le ambulanze sono state prese di mira dai manifestanti e sono state vandalizzate moschee e luoghi religiosi, ci sono stati anche dei morti in circostanze sospette; già durante le proteste del 2009 si verificarono molti casi simili.

Intanto i media globalisti, tra cui il canale gestito dai sauditi Iran International e l’inglese BBC in lingua persiana, lanciano nuove provocazioni, incitano la gente ad organizzare manifestazioni e fomentano la violenza in alcune città dell’Iran.

Molti degli individui che vengono invitati a parlare o di cui vengono riprese le dichiarazioni sono affiliati al gruppo terroristico anti-iraniano MKO (o “Mojaedhin del popolo Iraniano”, gruppo già comunista ed ora finanziato dall’Arabia saudita ed utilizzato dagli USA, nota redazionale) colpevoli dell’assassinio di più di 17mila cittadini e funzionari della Repubblica islamica dell’Iran, ma questo certamente i media non ve lo raccontano.

Ma quello che mi lascia veramente allibita è come, nonostante tutte le menzogne dei media mainstream, soprattutto negli ultimi dieci anni, pensiamo alla guerra in Siria e al più recente conflitto in Ucraina e la conseguente campagna di disinformazione nei confronti del legittimo governo di Assad o riguardo alla Russia, si possa ancora credere a quello che questi canali affermano, con quale coraggio alcuni invocano l’intervento della “comunità internazionale”? Non sono state sufficienti le destabilizzazioni in Libia e in Medioriente in seguito alle esportazioni di “democrazia” e “diritti umani”?

Perché si pretende che anche gli altri popoli vivano secondo gli standard occidentali? Quando dopo la vittoria della Rivoluzione islamica, un referendum – con il 92% dei voti della popolazione iraniana che si recò alle urne – sancì l’ordinamento della Repubblica islamica, gli iraniani sapevano bene cosa volevano: delle leggi e norme fondate sugli insegnamenti islamici. E lo sanno tutt’ora, basta osservare i milioni di persone che ogni anno partecipano alle manifestazioni in sostegno all’ordinamento, notizie che vengono ovviamente censurate dai media mainstream. Sicuramente ci sarà una minoranza che non è d’accordo e non approva il suddetto ordinamento – come succede in qualsiasi altro Stato dove non tutti i cittadini accettano i propri ordinamenti – ma questo non significa che, con il sostegno delle solite forze mondialiste e guerrafondaie, abbia il diritto di mettere a ferro e fuoco una nazione. È inoltre degno di nota che l’ultima volta in cui le suddette forze hanno appoggiato qualcuno, come hanno fatto in Siria, non è andata benissimo e ci siamo ritrovati i terroristi anche in Europa. E soprattutto è vergognoso come la propaganda mediatica strumentalizzi le notizie, dando più importanza ad alcuni morti piuttosto che ad altri, e muovendo accuse senza prove. Come potete ancora fidarvi?

Hanieh Tarkian

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