Or ti piaccia gradir la sua venuta:
Libertà va cercando, ch’è sì cara,
Come sa chi per lei vita rifiuta. […]
Purgatorio, Canto I
Mai come ora, i versi di Dante Alighieri, illuminano il sentiero impervio della nostra democrazia. Dalle sue parole il conforto spirituale e i valori morali che mancano a questo nostro tempo e di cui necessitano le voci contrarie, quelle che libertà vanno cercando. Che fosse vietato dissentire l’avevamo inteso già dalle prime apparizioni televisive dei professionisti della scienza. In questo Paese è definitivamente negata ogni forma di dibattito pubblico. E mentre diamo lezioni di democrazia ai popoli dell’est, in Occidente vige il costante controllo sociale, via via più stringente verso il dissenso sanitario e politico.
Fa impallidire la questione sul dossieraggio dei “putiniani d’Italia” che ha spinto il Corriere della sera a stilare una vera e propria lista di proscrizione, mettendo al bando di chi osa dissentire dalle linee guida del governo in carica. Come se fosse deontologicamente corretto discriminare e rendere pubblico l’operato di uomini con idee politiche non allineate, e in quanto tali, attenzionate e segnalate. L’utilizzo della forza e l’intolleranza nei confronti delle posizioni contrarie raggiungono in questi ultimi anni dei livelli allarmanti per un paese che dice di essere in democrazia. L’istituzione di tavoli contro la disinformazione permette di legittimare chi è conforme al pensiero dominante; e gettare nel discredito la vita, il lavoro e le idee di cittadini discordanti, colpevoli di esercitare la propria libertà d’espressione. La nostra è un’emergenza democratica e di pensiero; non bellica, né sanitaria. Viviamo da anni una crisi costituzionale e valoriale, aggravata dall’indifferenza di una classe politica asservita ai mercati. E dopo quanto sopportato con la gestione pandemica, l’esibizione del lasciapassare e la schedatura degli oppositori, fanno rivivere le nefandezze e il sentimento di paura dei regimi.
In questo clima di maccartismo, i media promuovono senza alcuna mediazione l’operato bellicistico del governo negando il confronto tra le parti, oscurando buona parte dei fatti, fornendo un’unica visione del mondo. L’informazione mediatica orchestra e dirige il sentimento dell’opinione pubblica, subdolamente indotta a sposare una precisa linea di pensiero, perché quella opposta viene indistintamente etichettata come irrazionale, folle, qualunquista, minoritaria. Allo spettatore non resta che accogliere la versione ufficiale, perché se non lo fa, è un sovversivo. Chi dissente è colpevole di ragionamento, e poiché non si piega al tacito consenso, è additato come pericoloso disinformatore. Quando il controllo dei mezzi di comunicazione non è più sufficiente ad indirizzare il pensiero di un popolo, urge ricorrere alla violenza per censurare, schedare e vessare i dissidenti. La storia d’Italia è caratterizzata da una lunga lista di uomini caduti per il peso delle verità che avrebbero rivelato. Dunque, è arduo tacitare le voci libere, si tratta di un principio troppo caro, come sa chi per lei vita rifiuta.
Virginia Chiavaroli.