Condividi:

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on email

Esplora:

ANNO I DELL’ ERA INFOCRATICA. Di Andrea Leandro Giumetti

A Vladimir Putin va riconosciuto un merito, ed è quello di aver dato la martellata che ha crepato la crosta di perbenismo borghese che decenni di soft power hanno sapientemente costruito. La profezia minacciosa e spaccona di Marinetti, quella per cui la guerra è “l’unica igiene del mondo” non ha mancato di dimostrarsi di nuovo vera: nel momento in cui la guerra ha smesso di essere un affare il cui peso cadeva sulle spalle di pochi militari professionisti, ed è passata ad avere profonde conseguenze quotidiane e risonanza mediatica, l’italiano medio non è più riuscito a ripararsi dietro gli scudi di carta dell’antifascismo, dell’antirazzismo e della pace.

Con l’ingresso delle colonne di carri armati in Ucraina, le stesse persone che fino al giorno prima predicavano la bontà intrinseca delle istituzioni internazionali, bollando quanti sollevavano critiche e chiedevano una riforma come “sovranisti, populisti, complottisti, ettc…” hanno improvvisamente avuto una rivelazione geniale e tutta loro, che mai nessuno aveva pensato prima: nel meccanismo internazionale vi sono enormi punti critici, e bisognerebbe riformarlo! Ovunque in Italia, ma specialmente nei centri dotati di rilevanza culturale e mediatica, professori, giornalisti, rettori, medici, avvocati e parlamentari hanno improvvisamente, e simultaneamente, deciso che ogni russo sulla faccia del pianeta avesse apposto la firma sull’ordine dell’operazione Z. Quando personaggi, che magari hanno dedicato decenni allo studio della cultura o della storia della Russia, osano protestare verso un processo di emarginazione e riscrittura della storia, vengono rapidamente attaccati ai fianchi e messi a tacere dagli unici veri custodi della verità che la nuova Italia sia in grado di concepire, i giornalisti accreditati.

Ovviamente dopo che una doverosa e necessaria purga ha emarginato e messo a tacere quei disfattisti e antipatriottici membri dell’ordine che pensavano di poter contrastare l’unica vera verità, solo in virtù di sciocchezze come l’essere stati reporter di guerra per trent’anni, o ancora peggio esserlo stati in questo conflitto. Come si può pensare, nell’era infocratica, che la testimonianza diretta sia più attendibile di quello che viene comunicato direttamente dai governi? Non contano assolutamente nulla le testimonianze, raccolte negli ultimi otto anni dei civili del Donbass, non contano assolutamente nulla le taglie “vivo o morto” che il Pravijsektor ha pubblicamente emanato contro “i nemici dell’Ucraina” (una realtà con cui Faina Savenkova convive da quando aveva 10 anni), non contano le foto con la croce uncinata esposta affianco alla rosa dei venti della NATO. Non conta l’autodeterminazione dei popoli, non conta la tutela delle minoranze linguistiche, etniche e culturali, non conta la trasparenza democratica, non contano nulla i dati, emessi da organi evidentemente filorussi, come le Nazioni Unite e l’OSCE, e assolutamente non conta nulla l’informazione quale strumento per raggiungere una ragionevole verità.

L’unica cosa importante è l’info. L’info è rapida, semplificata e semplicistica. L’info è verità umana, e se la contesti, sei un mostro abominevole.

Di fronte all’imperativo morale e categorico di difendere il popolo ucraino, quello stesso popolo che almeno il 90% dei suoi difensori ad occidente fino a sei mesi fa chiamava “russi”, ogni altra istanza passa in secondo piano, ed è improvvisamente diventato non solo legittimo, ma anzi desiderabile parlare di guerra, di armi e di morte. Finalmente il nichilismo esistenziale e la brutalità antopofaga hanno la possibilità di essere sfogate, e ci si può sollazzare pensando ad un missile anticarro che sfonda la blindatura e fa brandelli sanguinanti dell’equipaggio e ritrovare conforto nell’enunciazione rituale e salmodiante dei numeri della produzione dell’industria pesante, che dona senso di appartenenza all’animale da soma, e soddisfazione all’acculturato imprenditore. L’importante è che poi a morire nel fango dei campi di battaglia sia qualcun altro.

Andrea Leandro Giumetti

Condividi:

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Dai blog

SANTA PASQUA 2024.

Dalla Associazione culturale Identità Europea : SANTA PASQUA 2024 Identità Europea, il suo Presidente e tutto il Direttivo augura a Soci, amici e compagni di

Leggi tutto