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SE CROLLA LA RUSSIA. Di Giuseppe Russo

Se l’Unione Sovietica non avesse sconfitto la Germania, Washington non disporrebbe del suo impero europeo targato NATO. Prima che la cortina di ferro stabilizzasse la lunga pace europea e la dottrina della mutua distrazione atomica si affermasse, nei laboratori strategici dei due rivali, fu la coscienza dell’utilità geopolitica dell’URSS come garanzia e legittimazione anti Germania. Le grandi potenze hanno memoria lunga,festeggiano le vittorie come si conviene mentre serbano il ricordo delle sconfitte. Memento mori. La radice della crisi odierna sta nel trionfo dell’89 e nel suicidio sovietico del Natale 1991. Per un decennio almeno Washington si illude che la questione russa sia superata. Il più grande Stato al mondo ridotto a paria, nessuno può impedire l’espansione della NATO verso est, fin dentro il corpo dello sfidante sovietico. Finora gli USA sembravano sperimentare un mondo con la Russia fuori sesto, la PAX AMERICANA ALIAS GLOBALIZZAZIONE. La guerra fredda non verteva tanto sulla sull’ideologia quanto sulla geopolitica. È tornata la caccia al comunista, al Pentagono è nuovamente il momento dei guerrafondai che propongono sanzioni, Biden si è appena insediato alla Casa Bianca sulla scia di una campagna elettorale all’insegna dell’allarmismo: si al contenimento, no al rovesciamento dell’impero rosso. L’obiettivo strategico “ la definitiva ritrazione e riduzione del sistema sovietico fino al punto di non costituire più una minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti. Per raggiungerlo, tre percorsi alternativi affidati all’analisi di squadre formate da militari, diplomatici e studiosi.
La prima strategia è difensiva, cerca di contenere la potenza Sovietica costruendo posizioni di resistenza indigena. Biden confida di scoraggiare così ogni piano di aggressione, di spingere al collasso l’URSS …i tempi di guerra saranno lunghi.
La seconda squadra stabilisce una linea invalicabile all’aggressione aperta o coperta: se l’URSS varca la linea, scatta il casus belli.
La terza strategia propone azioni destinate a restaurare il prestigio dell’Occidente, producendo un clima da guerra fredda: si tratta di determinare modi e scopi della competizione con l’Unione Sovietica ed il suo blocco comunista , Cina di Mao compresa.
Considerazioni :

1) Eisenhower diceva che “ l’unica cosa peggiore di perdere una guerra globale è vincerla. Dopo la prossima guerra globale, la libertà individuale non esisterà più”.
2)”Se tu chiedi ad un popolo libero per un lungo periodo di tempo più di quanto voglia dare, puoi ottenere ciò che vuoi solo applicando controlli sempre più stringenti; più lo fai più perdi la libertà individuale che cerchi di salvare e diventi uno Stato Caserma modello americano.
3)”Il popolo americano ha dimostrato la sua riluttanza, terminata una guerra, ad intraprendere l’azione necessaria ad occupare il territorio conquistato in modo da raggiungere gli obiettivi. Una vittoria assoluta
produrrebbe un’area devastata dall’Elba a Vladivostok, fino al Sud-est asiatico, senza governo, senza comunicazioni, solo fame e disastro.
4)Gli Stati Uniti devono persuadere i loro Alleati a seguirli.
5)”Se riusciamo a ricavare più soldi dalle tasse, dobbiamo lanciare una vigorosa campagna di educazione del popolo e dobbiamo educare i popoli dei nostri Alleati”.
Un programma imperiale,di viva attualità,dove emergono i postulati ideologici delle “ grand’ strategy” a stelle e strisce, da cui si diramano derivate geopolitiche. La grand strategy deve rispondere ad un’etica collettiva pre-politica e pre-geopolitica. Il valore assoluto non è la salvezza fisica della patria, ma la salvezza della sua anima. Gli Alleati sono supporti “indigeni” della superpotenza in vena espansiva. Conviene tenerseli stretti perché le basi americane sono nelle loro terre.
Prima regola di qualsiasi strategia: volere le conseguenze di ciò che si vuole . Che cosa vuole l’America dalla Russia, che cosa la Russia dall’America ? Non è affatto chiaro, azzardo un’interpretazione:

Washington vuole:
1)che la Russia esista, seppur diminuita.
2)che sia una minaccia non esistenziale ma credibile per la sua opinione pubblica a fini di consenso interno e per i soci euroatlantici, cui deve garantire il leggendario “ombrello”, fondamentale perché accettino, più spesso pretendano la sua egemonia.
3)che non dia una mano alla Cina
Mosca desidera:
1)di continuare ad esistere da grande potenza.
2)di essere temuta e perciò considerata anche in nome delle antiche simmetrie da guerra fredda
3)di non finire sotto il tacco della Cina mentre è costretta dall’America a condividere con quell’impero un patto che potrebbe disintegrarla.

Nel medio-lungo periodo l’impero giallo è più pericoloso degli USA, anche perché confina con la Siberia.
A Mosca tira aria da “PRIMUM VIVERE” : quasi tutti gli indicatori strutturali puntano verso il basso ; demografia, vita media, sanità e ambiente promettono meno russi . La rendita energetica non è eterna e intanto impedisce lo sviluppo equilibrato dell’economia. Missili, super bombe, e diavolerie cibernetiche curano rango e conti dello Stato, sorretto da un patriottismo esemplare. Si avvicina il passaggio delle consegne da Putin al prossimo Zar , ma nessuno sa come né quando. L’esibizione di efficienza bellica non è fine a sé stessa,ma al servizio di scopi geopolitici ben precisi.Crimea e Sebastopoli , dopo l’efficace invasione nel 2008 in Abkhazia e Ossezia del Sud a danno della Georgia,sono di monito a svedesi, baltici, polacchi,rumeni e ucraini amerebbero spostare la cortina di ferro ancora più a est. L’abbraccio alla Cina è un atto dovuto, un mezzo, non un fine e Putin lo esalta nella comunicazione come nei fatti : i trasferimenti di alta tecnologia militari, cibernetiche e spaziali , oltre che le compravendite di armi di punta , consentono a XI Jinping di accorciare il ritardo dalla superpotenza sovietica.
Il non sequitur tra la tentazione di farla finita una volta per tutte con la Russia è la necessità di tenere in piedi un nemico sufficientemente odioso, necessario a motivare l’impero europeo mentre vi si sta intrufolando la Cina, è strutturale. L’allineamento russo-cinese ne è corollario logico. L’espansione neo-atlantica è l’inizio di una nuova guerra fredda, i russi stanno reagendo in maniera graduale ma negativamente.
Per un americano mediamente informato del mondo- dunque poco-abdicare all’ipotesi di salutare domani un “democratico” ( leggi : filo americano) sul trono di Putin , suona eresia. Eppure quello stesso americano tiene al primato, non al suo impero europeo.
“La soluzione Tiananmen” evocata da alcuni capi comunisti dei satelliti moribondi era esclusa dal Cremlino di Gorbaciov , impegnato con americani e tedeschi nella trattativa sul prezzo a cui svendere la “zavorra”. Né Stalin né i suoi successori hanno mai pensato di invadere l’Europa occidentale finché protetta dagli Stati Uniti. Ma può un Paese tanto fragile quanto esteso e armato, escludere il ricorso alla guerra? Ma è altrettanto vero che gli sarebbe impossibile tenere uno scontro con USA o Cina sotto la soglia nucleare. A meno di arrendersi, ciò che non ha mai fatto nella sua storia. La Storia insegna che quando un popolo ha l’acqua alla gola e il sangue agli occhi, tende a trasformare i bambini in soldati e comunque vittime sacrificali. Questo spiega la necessità della “deterrenza”.
1)”Deterrere” ( in latino spaventare ) vuole simmetria:
Gli attori devono condividere la medesima idea di deterrenza. Chi ci assicura che russi e americani si capiscano come ai tempi della guerra fredda, trionfo della simmetria strategica?
2)Gli alleati atlantici sono certi che l’America li proteggerà se attaccati?
Non abbiamo certezze sul primo punto, sul secondo grava totale incertezza. Finora la NATO e La Russia hanno tastato il terreno con operazioni d’area grigia , catalogate Tripla C : clandestine, coperte, cibernetiche. Dalla Crimea agli attacchi hacker; dal finanziamento di gruppi sovversivi ai mercenari classe Blackwater o Wagner, dalla propaganda allo spionaggio e al terrorismo. La protezione degli Alleati, vale per gli USA, molto meno per i russi, i cui soci sono problemi più che risorse (vedi Minsk)- investe la dottrina della deterrenza estesa. L’extended deterrence è il tallone d’Achille della NATO o meglio il legittimo dubbio Russo sulla disponibilità dei Paesi NATO a morire per Kiev. Cittadini ordinari devono credere che valga la pena difendere l’Ucraina, come puoi fargli credere che è importante? Nella sfida tra Stati Uniti e Russia/Cina , Pechino e Mosca hanno il vantaggio di non avere alleati da difendere e molti alleati di Washington da minacciare o addirittura colpire senza giocarsi la vita. Cinesi e russi non saranno amici per la pelle né alleati fedeli, ma possono coordinarsi dovunque nel mondo, con poca spesa, pochi rischi ma molta efficacia. Il braccio militare in Europa della NATO soffre di bulimia geopolitica senza aver troppo considerato le conseguenze dell’annessione di che non può e non vuole davvero difendere.

Giuseppe Russo

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