Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
- Montale, Non chiederci la parola che squadri da ogni lato.
Atmosfere grottesche aleggiano dentro i palazzi del potere, venti da camicia nera muovono echi di applausi dei seguaci. Nessuno si opponga! Negata ogni possibilità di dibattito pubblico e politico. Credere, obbedire, applaudire. Scene simili non possono non richiamare alla memoria vecchi documentari dell’Istituto Luce a propaganda della dittatura fascista. Così, l’ennesima decisione presa da un uomo che si attribuisce proseliti utilizzando un anacronistico plurale maiestatis, trascina questo Paese in un baratro da cui sembra impossibile risalire.
Ma quanto segue, lungi dall’essere una velenosa analisi denigratoria simile a quelle spacciate dai più, è una riflessione rivolta a chi conserva capacità critica e dignità. Si propone di innalzare lo spirito, trascurare la miseria dei ragionamenti propagandistici, evidenziare “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. Seguendo il filone dell’ermetismo, con queste parole, si invita a salvare l’anima dalla contaminazione con la retorica mediatica. Ad anteporre l’assenza come forma di opposizione al regime, dove per assenza, si intende il disinteresse verso questo dispotismo. A preferire la vera cultura ai talk show televisivi, ignorando le loro parole svuotate di ogni coscienza umana. A rievocare atmosfere, ambienti e stati d’animo a salvaguardia dello spirito che rifugge questa dimensione angosciante, tornando a credere che esisterà una realtà migliore di quella odierna (ciò che non vogliamo), e che gli ermetici di oggi saranno i poeti di domani.
Citando Jean Paul Sartre si vuole poi esaltare quell’esistenzialismo che sfocia nella valorizzazione dell’uomo, attribuendogli ogni potere di autodeterminazione e di riscatto. Nella convinzione che nasceranno uomini migliori di questa classe politica (ciò che non siamo). Scriveva Sartre sulle colonne della rivista Tempi Moderni: “Noi non dobbiamo aver vergogna di scrivere e non abbiamo voglia di parlare per non dir niente […]. È nostra intenzione concorrere a produrre certi mutamenti nella società che ci circonda. […]. Noi che senza essere materialisti non abbiamo mai distinto l’anima dal corpo e non conosciamo che una sola, indecomponibile realtà, quella umana, noi ci schieriamo a fianco di coloro che vogliono mutare al tempo stesso la condizione sociale dell’uomo e la concezione che egli ha di sé stesso”.
Virginia Chiavaroli.