“La paura è la madre della morale. Ci si mise d’accordo che il valore di un’azione fosse riposto nel valore della sua intenzione”. Nietzsche.
Il Presidente del Consiglio Draghi nella sua ultima conferenza stampa ha addossato le problematicità attuali relativamente alla pandemia ai non vaccinati, sia perché causerebbero una maggiore propagazione dell’infezione, sia perché causano attualmente un’occupazione ospedaliera nelle terapie intensive di due terzi del totale, pur essendo le terapie intensive occupate al 18% su base nazionale su una disponibilità complessiva di 9535 posti letto in accordo all’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari, rapportati ad una popolazione approssimativamente di 60 milioni di individui.
Quanto alla diffusione del nuovo coronavirus ormai è pubblicamente noto che i vaccini non impediscono l’infezione (sulle pagine di Domus abbiamo insistito da mesi su questa evidenza). Dall’articolo apparso su The Lancet il 1 Dicembre 2021 a firma Günter Kampf, si può trarre qualche ulteriore dato, se ve ne fosse ancora bisogno: in Germania il tasso di infezione sintomatica da Sars-CoV-2 tra persone completamente vaccinate con due dosi è riportato settimanalmente dal 21 Luglio 2021 quando si riscontrava il 16,9% degli ultra 60enni infettati. La percentuale è aumentata costantemente fino a raggiungere il 58,9% al 27 di Ottobre 2021. Una simile situazione si è riscontrata in UK dove sono stati riportati tra i cittadini dai 60 anni in su 100160 positivi al Covid, 89821 dei quali avevano completato il ciclo vaccinale.
Per quanto invece riguarderebbe la situazione drammatica delle terapie intensive occupate con all’orizzonte il pericolo Omicron, dati raccolti in diversi contesti internazionali ridimensionano il problema: ad esempio uno studio pre-printed apparso sul British Medical Journal, e commissionato dai CDC americani, ha incluso 52297 casi di positività alla variante Omicron in California, dove si è registrato un tasso di ospedalizzazione dello 0,48%, mentre il tasso di occupazione delle terapie intensive è stato dello 0,26%. Zero casi infettati con Omicron hanno ricevuto ventilazione meccanica, mentre la durata dell’ospedalizzazione si è in media ridotta del 69,6% rispetto a quella precedente causata dalla variante Delta.
Nello studio a firma Mary-Ann Davies del Health and Centre for Infectious Disease Epidemiology and Research dell’università di Cape Town, i dati sudafricani hanno mostrato una decisa riduzione della mortalità causata dalla variante Omicron, includendo nella assai significativa riduzione l’infezione contratta dai non vaccinati essendo la copertura vaccinale in Sud Africa al 39% dell’intera popolazione.
Non è certo un caso che alcuni esperti abbiano messo in risalto le differenze che si stanno osservando a causa della prevalenza della Omicron, che essendo più trasmissibile è destinata ad estromettere nel tempo le altre varianti. Un paio di esempi. Il Prof. Julian Hiscox a guida del dipartimento dell’Infection and Global Health dell’università di Liverpool ha affermato che Omicron «è l’inizio della fine, penso che nel 2022 saremo quasi tornati a vivere come prima della pandemia. Dovesse emergere un’ulteriore nuova variante sarebbe per molti come un comune raffreddore. Se si è disposti a tollerare zero morti per Covid, allora affronteremo una serie di restrizioni e non è finita; in una stagione invernale di influenza severa in UK 200-300 persone al giorno muoiono senza che nessuno indossi la mascherina o debba socialmente distanziarsi». Ancora la Prof. Azra Ghani, epidemiologa dell’Imperial College di Londra, «Il Covid continuerà ad esserci, ma non avremo più bisogno di misure restrittive per le nostre vite».
Materia per un ripensamento della strategia anche da parte del CTS nostrano, anche se evidentemente la scelta di continuare a dare una risposta precauzionale alla pandemia è una scelta politica, all’inverso da quanto affermato da Draghi. Una scelta vistosa – non si dica che non si può fare altrimenti – ora che altri Paesi si stanno muovendo in una direzione diversa dall’Italia. Una precauzionalità dai tratti paternalistici, ma in cui si intravede un’apatia di fondo.
Pierre Klossowski fa notare che l’apatia sadiana conduce ad eliminare l’intimidazione (o la percezione dell’intimidazione) per mezzo della reiterazione di un atto, per cui è necessaria l’abolizione di un garante assoluto delle norme: l’immagine dell’atto aberrante diviene aberrazione logicamente strutturata. L’apatia viene in essere attraverso la ripetizione. In questo senso quel che Draghi & Co. hanno messo in atto rientra tipicamente nell’apatia sadiana: la questione è che il legame viene tessuto attraverso il concetto elevato ad entità autonoma – ad esempio, “l’unica soluzione è il vaccino” – a cui la soggettività viene sottomessa. Un esercizio del potere che vuole presentarsi per fare il bene, cercando l’impunità dall’errore di forzare la persuasione, quanto la soppressione del dissenso che va emarginato da parole d’ordine a cui si è tenuti a credere. La modalità è quella di colpevolizzare, modalità per indurre un asservimento emotivo, per cui implicitamente, ricordando John Stuart Mill, ogni qual volta il sentimento della maggioranza diviene autentico e intenso, ci si accorge che non abbassa le sue pretese all’obbedienza anche della minoranza. Altro aspetto della modalità politica con cui l’obbedienza viene perseguita è un progressivo raggiungimento di un limite, nel vulnus democratico delle istituzioni dello Stato che dovrebbero controbilanciare il potere del Legislatore con il primato del Diritto, rivendicando il monopolio sulla coercizione che di volta in volta viene considerata ammissibile, una scelta che può essere presa anche a discapito dei dati medico-scientifici (i dati su Omicron questo indicano).
Ricordando che democrazia significa convivenza di attitudini e comprensioni della realtà differenti, frutto di filtri interpretativi diversi, e che la tolleranza è alla base del quieto vivere e della capacità di collaborare, quando per altro sono in essere leggi che consentono la scelta del singolo, verrebbe da chiedersi se quei due terzi di cittadini italiani favorevoli all’obbligo vaccinale per l’intera popolazione, secondo alcuni sondaggi, sappiano cosa vogliano essere come collettività, un Paese fondato su quali valori, dato per scontato che un diritto riconosciuto dalla Costituzione o è tale al di là delle circostanze, inalienabile, oppure è un riferimento astratto, che può quindi essere sospeso o disatteso, ora come in futuro, con una motivazione o con un’altra.
P.A.