Jamie Metzl, virologo, consigliere del OMS nel campo dell’editing genetico, commentando il recente viaggio in Cina del team internazionale di esperti, sotto l’egida dello stesso OMS, allo scopo di investigare le origini del SARS-CoV-2, in un’intervista al Daily Mail ha stigmatizzato il fatto che il team nelle proprie conclusioni non abbia menzionato la possibilità di una fuoriuscita del virus da un laboratorio di massima sicurezza – ve ne è uno a poca distanza dal mercato di Wuhan dove inizialmente è emerso il primo focolaio dell’infezione – e che è oltraggioso che il fine del viaggio fosse quello di esaminare unicamente la probabile origine zoonotica, investigazione che come noto non ha dato risultati apprezzabili. L’ex direttore del CDC americano, ancora in carica nella precedente amministrazione Trump, Robert Redfield, anch’egli virologo, è andato oltre affermando che è molto probabile che il nuovo coronavirus sia accidentalmente fuoriuscito da un laboratorio, e che non crede affatto che il patogeno sia passato da un pipistrello all’uomo – mancando per altro il riconoscimento dell’ospite intermedio – in particolare perché una zoonosi è di norma inizialmente caratterizzata da un periodo di adattamento prima che la trasmissione del virus da uomo a uomo divenga altamente efficiente.
Il ritardo di oltre 1 anno con il quale le autorità cinesi hanno consentito al team del OMS l’ispezione, di accedere ad una parte dei dati in loro possesso, non può che alimentare il dubbio, lasciando aperto lo scenario con tutte le sue implicazioni geopolitiche. La Cina appare sullo scacchiere mondiale una forza antagonista agli USA, pur essendone legata per aver acquistato parte considerevole del debito pubblico americano – modalità con cui gli USA tessono il sistema economico mondiale – e dal fatto che la produzione industriale cinese è parte della filiera di importanti aziende a stelle e strisce. Le tensioni tra i due principali attori globali erano già ben presenti prima della pandemia, a causa in particolare delle mire e rivendicazioni cinesi su Taiwan e delle esplorazioni petrolifere offshore, con il conseguente dispiego di forze navali statunitensi, tanto per mostrare un pochino i muscoli, nel Mar cinese Meridionale. La pandemia in questo senso ha avuto l’effetto di mitigare temporaneamente le tensioni, e indirettamente dare tempo alla Cina per ponderare le proprie mosse. Il Mare cinese Meridionale è dove probabilmente la Cina tenterà sempre più di contestare il controllo americano delle rotte marittime, al fine di aumentare la propria sfera di influenza.
Non è alcun mistero che sia stata proprio la Cina a dettare la risposta all’epidemia che l’Italia per prima in Europa ha preso da modello. Il fatto è che l’OMS in data 3 Marzo 2020 aveva affermato:
«il nuovo coronavirus non è la Sars, non è la MERS, e non è un’influenza. Sia l’influenza che il Sars-CoV-2 causano malattie respiratorie, nonostante vi siano importanti differenze. Nel caso dell’influenza, le persone che sono infette ma non malate sono i principali veicoli di trasmissione, cosa che non sembra essere il caso con il Sars-CoV-2. Evidenze dai dati cinesi dicono che solo 1% dei casi riportati è asintomatico. Non parliamo di contenere l’influenza stagionale, perché non è possibile, ma è possibile per la diffusione del Sars-CoV-2, la cui trasmissione è meno efficiente e non sembra riguardare le persone che non contraggono sintomi».
Ciò che implica l’argomentazione del OMS è che il contenimento della diffusione del virus sia possibile quando non vi sia contagio asintomatico.
Dunque, su quali considerazioni era basata la strategia di contenimento cinese? Quando emerse la precedente Sars nel 2002-2003, l’approccio epidemiologico standardizzato fu quello di isolare le persone contagiate e mettere in quarantena i contatti, cosa che ebbe esito positivo per il fatto che non vi era trasmissione asintomatica. Meno comprensibile è che la medesima soluzione riproposta su ampia scala con il Sars-CoV-2 una volta che il virus era già ben diffuso tra la popolazione, abbia così ben funzionato, stando sempre ai dati cinesi.
In un articolo pubblicato sulla rivista Science, firmato dalla Prof. Rasmussen del Center for Global Health and Security dell’Università di Georgetown e dal Prof. Popescu della School of Policy and Government della Mason University, viene affermato che misurare l’impatto della trasmissione asintomatica del Sars-CoV-2 è a tutt’oggi aleatorio: uno studio ha stimato essere la trasmissione asintomatica il 42% del totale, mentre un altro studio basato sull’analisi del contact tracing, indicherebbe che il 65% della trasmissione virale avvenga prima dell’emergere dei sintomi, quindi in soggetti presintomatici e che solamente il 12,6% dei casi risulterebbe da infezione asintomatica.
Ad oggi è una certezza – fatto salvo gli studi di sieroprevalenza effettuati a Wuhan dove non sono state rilevate evidenze – che la trasmissione asintomatica abbia avuto un ruolo tutt’altro che marginale nella pandemia. Tenendo presente la trasmissibilità asintomatica, il virus potrà essere controllato, e reso meno problematico da vaccini con efficacia molto elevata, mai debellato interamente. D’altronde un virus ha un suo ruolo in una logica evolutiva. La situazione ideale per un virus è quella della pacifica convivenza con l’ospite.
La politica quando deve confrontarsi con la scienza medica deve vagliare ogni approccio possibile, consultare esperti con difformità di vedute, eleggerne anche di indipendenti dal contesto burocratico, esperti che sappiano anche ammettere quel che non conoscono o quello che è ipotizzabile grazie a nuovi studi comparativi, la scienza evolvendo per contraddittorio. Le scelte – e certamente non meno quelle che riguardano il come affrontare la pandemia – sono sempre anche politiche.
La democrazia rappresentativa mostra ancora le sue falle, perché differenti questioni si sommano le une sulle altre, mentre perdurano le risposte al problema che divengono esse stesse parte del problema.
Un antico adagio cinese recita: è impossibile parlare del ghiaccio ad un insetto che vive solo d’Estate.
P.A.