L’oroscopo, mi si conceda, dell’Accademia Nazionale dei Lincei: “gli esperti stimano che la percentuale di popolazione italiana che ha avuto il nuovo coronavirus sia sotto il 10%”. Quali esperti verrebbe da chiedersi, visto che diverse sono le posizioni in merito. Potrebbe essere una stima vicina al vero, quanto no. Certamente sigillando la popolazione in confinamento coercitivo per 2 mesi, in lockdown, con l’inversione del diritto all’autocertificazione diventato un dovere sanzionabile, si è molto rallentato il contagio, allontanando per altro il raggiungimento dell’immunità di gregge, che pure rimane l’unica possibilità per un ritorno alla “normalità”, sia l’immunità di gregge ottenuta per contagio naturale, o grazie ad un ipotetico vaccino. Ad oggi non esiste un vaccino ad esempio per la malaria o per l’HIV. E sempre ammesso che il virus non stia perdendo parte della propria carica virale, cosa che pare evidenziata dai casi meno gravi ammessi nell’ultimo periodo negli ospedali, e come affermato che è assai plausibile pensare dal Prof.Clementi, dall’infettivologo Bassetti, dal Prof.Tarro. Giusto per rimanere in Italia, ma gli esempi di tale posizione potrebbero essere ancora altri. L’intendimento espresso dall’Accademia dei Lincei, che va a rafforzare l’accorato consiglio di rallentare la riapertura del Paese, rimane una speculazione tra altre in assenza di tamponi ed esami sierologici affidabili per trovare gli anticorpi fatti all’intera popolazione. Nemmeno è adamantina l’affidabilità di questi esami al momento. Si continua ad avanzare a carponi, nella semi oscurità, tastando il terreno con le mani. L’Università della California ha messo in risalto che ad oggi sul mercato esistono un centinaio di differenti esami sierologici che nella quasi totalità dànno sovente falsi risultati, perfino nella misura di uno su due. Sugli asintomatici un relativo silenzio colmo di disagio rimane, con qualche notevole eccezione. Ognuno formula le sue ipotesi. In Francia sono state esibite prove che il nuovo coronavirus aveva già infettato individui a metà Novembre 2019, in Svezia gli epidemiologi tacciati di eresia tendono a pensare ad Ottobre, mentre in USA pare acclarato che il Sars Cov 2 fosse già diffuso da Gennaio dell’anno corrente. Altri studi in merito oltre gli angusti confini italici non sono mancati. Piccolo ma significativo esempio: uno studio a tappeto in una prigione del Tennessee ha mostrato che su circa 1300 individui, il 98% ha contratto il virus ed è asintomatico. Zero i morti. Ma si sa ormai da mesi è passata la narrazione che ci siamo trovati a fronteggiare un’epidemia terribile, che non si aveva altra scelta e che senza le misure restrittive prese non avremmo saputo dove mettere i morti. Disgraziatamente i morti ci sono stati, ma basterebbe verificare quelli per cancro dell’anno passato, in media giornaliera, per identificare forse qualcosa di inaspettato: 485 morti al giorno in Italia. Il cancro è valutato determinare il 27% della mortalità complessiva annuale. Senza voler poi mettere il dito nella piaga degli infarti, circa 120 mila all’anno in Italia, 25 mila dei quali causano la morte prima dell’arrivo in ospedale. Come dire ovviamente che la morte fa parte della vita. Molti conti non tornano per coloro che abbiano il lume della ragione. La reale letalità percentuale del nuovo virus è ancora ad oggi sconosciuta. Mera statistica di fronte al dolore reale qualcuno potrà inavvertitamente dire, ma non dovrebbe mancare l’evidenza che la medicina scientifica è basata anche, se non fondamentalmente, sulla statistica. Che l’uomo dotato di buona volontà eserciti lo spirito critico, confrontando i tanti dati mondiali accessibili in varie lingue, e la narrazione del Governo patrio non potrà che vacillare enormemente. Lo sbandamento mi pare essere quello di aver potuto credere che l’andamento del contagio sarebbe proseguito esponenzialmente ad libitum, nella relativa consapevolezza che troppo poco ancora si conosceva del virus, sottovalutando la portata del danno economico causato dalle scelte governative, che avrà drammatiche ripercussioni anche nel tempo a venire. A oggi i dati confortati dalla scelta svedese dicono altro, che plausibilmente il virus col tempo tende ad adattarsi all’ospite, come hanno fatto nei millenni altri virus. Ricordiamo la lezione dell’influenza Spagnola del 1918, che si diffuse mortalmente in tre differenti ondate, la più ferocemente consistente la seconda, ma continuò, con una carica virale di molto attenuata, ad infettare persone fino al 1957. Convivenza con il virus, qualcuno dice giustamente. Le misure restrittive prese si è sempre detto che sono state basate sulle evidenze portate dal comitato scientifico nazionale. Tradotto significa sull’interpretazione dei dati insufficienti ad oggi disponibili. Nulla sfugge all’interpretazione, nemmeno la medicina. Con queste premesse sarebbe possibile anche mettere in discussione tutte le misure riproposte nella fase 2 e spacciate come inalienabili, dal distanziamento fisico e sociale, all’uso di mascherine, fino al divieto di assembramento. Purtroppo all’orizzonte del Governo, fosse anche solo per opportunità politica, ovvero per non perdere la faccia, pare ormai inevitabile proseguire nella direzione di favorire la cautela sacrificando la libertà, libertà costituzionalmente sancita che chi ci governa continuerà a concederci per gradi, man mano che le terapie intensive dedicate al covid-19 si svuoteranno, rientrando nella disponibilità per eventuali nuovi casi gravi che potranno verificarsi. Nel frattempo a noi sudditi non resta che subire e fare buon viso a cattivo gioco. La mascherina è il simbolo inquietante di questi mesi, un bavaglio, l’uomo che perde i connotati della sua individualità. Ma vedete comunque la si voglia intendere, nella Natura, e a fortiori nel suo aspetto di Natura Naturans di scolastica memoria, le leggi del caos sono primordiali, perpetue, creative, riverberano su ogni piano dell’esistenza, e nessun controllo razionale esercitato dall’uomo potrà mai vincerle definitivamente.
P.A.