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LA SOCIETA’ ANTI-EDUCATIVA. Di Maurizio Blondet*

“Fake News! Non è stata eutanasia! E’ stato solo suicidio!”.  Rivoltante la reazione dei media e dei radicali sulla ragazzina olandese  di 17 anni che s’è lasciata morire. Cappato, Mentana e non so chi altro  hanno insinuato che la notizia sia stata falsificata apposta da “quelli di Verona” per bloccare le proposte di legge  sulla legalizzazione della morte eseguita dallo stato su richiesta, che “giace in Parlamento”.

Come se  non fosse vero che nei Paesi Bassi l’eutanasia è autorizzata ai minorenni, anche ai  dodicenni.  Esasperato, l’amico Gianluca Marletta, scrittore, saggista, grida la verità che “i media” e “i progressisti” censurano.

E’ “l’OMICIDA FIN DAL PRINCIPIO perché odia l’immagine che è in noi”. Dunque, grida, “tutto quel che  questa splendida civiltà (la “migliore possibile”, giusto?)  sa dire al cospetto della sofferenza è: crepa!

Poi aggiunge :  “Tranquilli: in quella latrina che è il Nord Europa lo fanno “legalmente”; qui da noi lo fanno – a migliaia  – senza autorizzazione. Lo si fa per un compito andato a male, per una donna che non te la cede, perché non assomigli alla sgallettata di Uomini&Donne – o perché  le somiglia troppo.

Ma è comprensibile: sei uno scimmione “evoluto per caso”, esisti per eiaculare e sbronzarti, e  hai una fottuta paura di morire ma soprattutto di vivere!”

Ora, Gianluca è un insegnante, sta tutti i giorni coi ragazzi. E  lancia l’allarme per esperienza.  I suicidi dei bambini e degli adolescenti manifestano anche da noi il crescere del buio.  L’insensato finirsi , che finisce spesso in un colonnino sul giornale. Questi adolescenti e pre-adolescenti così orribilmente facili a farla finita per una qualunque contraddizione e difficoltà, per sfuggire a condizioni vitali di cui hanno  una paura invincibile; debolissimi zombi viziosi che per una delusione d’amore o un’umiliazione sul web  hanno bisogno di soccorso psichiatrico, e impulsi suicidi, che oscuramente  vedono la  morte come evasione e fuga. Sono gli stessi che cercano “emozioni”  estreme per vincere la coltre  di insensibilità, anedonia e di noia che li divora  – sono fra noi. Affollano le discoteche  ripugnanti e urlanti  per “eiaculare e sbronzarsi”, per farsi di eroina gialla che sanno benissimo  li farà morire –

Questi ragazzi e ragazzine li  ha creati  la società anti-tradizionale, che ha svalutato davanti a loro la dignità e l’orgoglio  del “vincere se stessi”, nella castità come nelle prove; che non ha insegnato loro la vergogna del comportarsi da vili, da  “dipendenti” da qualcosa  – da qualunque cosa, dalla droga, dal cibo,  dal bullo scolastico, dallo smartphone, dalla pornografia  – che  non ha promosso davanti a loro lo sforzo  di affrancarsi dalle soggezioni.  Questa è anti-civiltà. E  fin dalla nascita, i genitori, barbari non civilizzati, anti-educati allo stesso modo, ossia a perseguire il piacere e fuggire il dolore come unico  orizzonte  – impartiscono gli anti-principi. Lo fanno tenendoli nella bambagia, tenendoli lontani dalle “cose tristi”; evitando loro ogni difficoltà.

Vedo sempre più  bambini portati  in carrozzina, benché ormai abbiano l’età per camminare da soli.  E’ già il primo anti-insegnamento materno. Insieme al tenerli lontani da ogni realtà “troppo dura”, nemmeno si deve pronunciare  parole come malattia, morte,  ripararli  perfino dalle immagini “crude”,  proteggerli dalle favole antiche,  che sono sessiste, omofobe, che fanno male.  Mamme che   proteggono “troppo” i bambini,  che  ansiosamente  chiedono loro di esprimere i loro desideri per esaudirli subito, che  viziano di cibo, o abiti firmati, piccoli insopportabili principini  … che gli impediscono di fare esperienze virili “perché io voglio stare tranquilla”, e poi non  si allarmano dei veri pericoli, mortali, in cui questi stanno affondando  a capofitto, porno, droga, uso del sesso,  dipendenza dal branco, silenzio vile alla prepotenza del bulletto.

Ovviamente chiunque conosca qualcosa di civiltà e culture vede che cosa manca alla nostra. Cosa sottrae, questa, ai ragazzi: la prova iniziatica. Qualunque altra civiltà dispone  per i giovani uno (o più) metodi accertati  di iniziazione,  che sono il contrario della “protezione” e “risparmiargli le sofferenze”:  i giovani vengono, in modo controllato   –  esposti a sacrifici e pericoli, freddo e fame; vengono lasciati nella giungla o nella steppa –  introdotti in un “altro mondo” pauroso, di privazioni e durezze, di orchi e  draghi  – quello che echeggia nelle antiche fiabe –    fino a che abbiano visioni del loro Protettore supremo (l’angelo custode) o la rivelazione del loro  Vero Nome (segreto) con cui li si chiama nella Realtà.  Più radicalmente, i giovani vengono fatti passare per l’esperienza di morte: la morte iniziatica.

L’anticiviltà delle Madri

La morte di cui le Mamme  oggi “proteggono” i   figli loro, con  superstizione magica –  quasi che la sola evocazione la attivasse.  La società intera bandisce  il discorso  di morte con la stessa forza superstiziosa, anche se poi  la dà con l’eutanasia : ma basta non pronunciare la parola, perché “spaventa”. Come basta non  dire “negro” e si risolve il problema delle  identità culturali non integrabili, come basta non far vedere le guerre che dilagano.

Dal punto di vista della civiltà, questo sintomo è inequivocabile:  domina  l’anticiviltà delle Madri  (aborrita dal mito greco).   L’iniziazione infatti fu essenzialmente  il metodo sacrale  per strappare il figlio dalle Mamme;  dalla condizione sub-umana di   mera  “natura” biologica, dominata dai bisogni elementari soddisfatti imperiosamente dalle  Donne  – per introdurlo (con una morte e rinascita) nel regno dei Padri: ad assumersi le  responsabilità dell’uomo, l’orgoglio nel sopportare le avversità e nella libertà conquistata dalla spada, nel vergognarsi  di essere vile e ignobile.  Perché l’entrata nel super-biologico è aver dominato la morte  che le Madri tanto temevano, aver conosciuto in visione o sogno il proprio Nome sacro, eterno, che è anche  il proprio compito.  L’assunzione di responsabilità di uomo – difensore  o agricoltore, marito o asceta, o consacrato –   li giustificherà per l’eternità.  Da qui la nobile sicurezza, l’eloquio preciso e forbito,  alto, epico,  con cui parlavano i  guerrieri di Omero, i romani prischi  come i pellerossa e i santi staretz della Russia monacale.

Una Chiesa evirata, che rifiuta “la durezza” e  accoglie senza limiti, non a caso piena di sodomiti, non può  certo affrancare dal dominio delle Madri.  Lo stesso apparire ed esibirsi degli omosessuali nella società attesta il potere delle Madri: è perché è fissato nel culto della propria mamma,  che è anche un incesto refoulé,  ed  ha escluso vittoriosamente il padre, che il finocchio non può avere rapporti adulti  con le donne, è un  bambino bloccato e femminilizzato.

Come proporre una metodo pedagogico deliberatamente consistente in prove iniziatiche? Ossia l’addestramento dei giovani al pericolo, alle privazioni,  facendogliele vivere non come un malestare o noia, ma come  vittoria  ed  eroismo?  Come conquista del coraggio (che va esercitato) e della nobiltà d’animo?

Come rendere forti i bambini perché non si uccidano per nulla?

Quel  che è peggio, è che non si viva questo come una tragedia collettiva, sociale.

Il dottor Peterson

Mi pare che il solo che in questi anni ponga il tema, è Jordan Peterson. Lo psicologo clinico e  docente canadese, diventato famoso per essersi rifiutato  di  apostrofare con i “pronomi neutrali” i suoi studenti che “si sentono” transessuali o “di genere” in qualche modo  diverso ed esigono “rispetto”  per il loro “gender”: cosa che in Canada sta diventando obbligatoria per legge –  e infatti l’università di Toronto gli ha diretto due ammonizioni scritte.

Ovviamente tra i detrattori (“arcobaleno”, dittatori del politicamente corretto, che lui accusa giustamente di totalitarismo)  il professore  ha anche un numero notevole di ammiratori e seguaci, che seguono i suoi video autoprodotti e divorano i suoi libri:  è l’ambiguo successo che dà la società dello spettacolo che tutto ingloba.

Ma la sua serietà di studioso e il suo spessore umano e intellettuale  è indubbio:  è uno di quegli uomini che “dicono la verità”.  Fra l’altro, come clinico, ha studiato a fondo i casi di violene da droga o alcol, quindi le forme estreme di dipendenza”  sub-umana.

Un scorsa delle sue citazioni mostra una quantità di riferimenti alla necessità  pedagogica  della prova iniziatica, e una precisa consapevolezza del  dovere di affrancarsi dalle Madri.

“Domanda per i genitori: vuoi rendere i tuoi figli al sicuro, o forti?” 

È molto meglio rendere gli   esseri che sono sotto le tue cure  competenti che proteggerli.” 

“Se a un bambino non è stato insegnato a comportarsi correttamente all’età di quattro anni, sarà sempre difficile per lui  farsi amici”.

Rafforza l’individuo. Comincia da te stesso.  Prenditi cura di te: definisci chi sei, affina la tua personalità.  Scegli  la  tua destinazione,  e articola il tuo Essere. Come disse molto bene Nietzsche,  “colui la cui vita ha un perché può sopportare quasi ogni come”.

“Devi definire dove  sta andando nella vita, perché non ci arriverai  se non muovi in quella direzione. Vagabondaggi casuali non ti faranno avanzare, anzi ti renderanno  frustrato, ansioso, infelice, (e poi risentito, vendicativo e peggio).

“Sorveglia  con attenzione la  tua postura. Smetti di andare in giro basso e ingobbito.  Dichiara quel che pensi. Cammina eretto e guarda dritto in avanti. Abbi il coraggio di essere pericoloso.  Fai fluire la serotonina in abbondanza lungo i  percorsi neurali assetati del suo effetto calmante”.

Lo scopo dell’esistenza è trovare il compito  più grande che si possa sopportare,  e portarlo”. 

(Ciò che ricorda il detto di Goethe:  “Vivere a proprio gusto è da plebeo. Il nobile aspira a un ordine e a una legge”)

“Lo scopo della vita, per quanto posso dire … è trovare un modo d’essere così  pieno di significato,  che il fatto che la vita sia sofferenza non è più importante.”

“Pagherai un prezzo per  ogni cosa che farai – o non farai. Non si può scegliere di non pagare alcun prezzo.  Si può scegliere quale veleno prendere”.

Le nostre scelte determinano il destino del mondo. Facendo una scelta, tu modifichi la struttura della realtà. ”

Il segreto dell’ esistenza è proprio davanti  a te. Si manifesta  in  tutte quelle cose che sai che dovresti fare, ma che stai evitando. ”

“Smettila di dire quelle cose che ti rendono debole e  vergognoso. Dì solo quelle cose che ti rendono forte. Fai solo quelle cose di cui  puoi parlare con onore. ”

“Devi disciplinarti attentamente. Devi mantenere le promesse che fai a te stesso e premiarti, in modo che tu possa fidarti e motivarti. Devi determinare come comportarti verso te stesso in modo che tu possa diventare e rimanere una brava persona. Sarebbe bello rendere il mondo un posto migliore. ”

“Se adempi ai tuoi obblighi giorno per giorno non hai da preoccuparti del futuro”

“Definisci  dove  stai andando nella vita, perché non ci arriverai  se non muovi in quella direzione. Vagabondaggi casuali non ti faranno avanzare, anzi ti renderanno frustrato, ansioso, infelice, (e poi risentito, vendicativo e peggio).

“Soffrire tremendamente e sapere che tu ne sei la causa: questo è l’inferno”.

(Delle  cose che fanno paura): “avvicinarsi volontariamente. Con attenzione, ma volontariamente. Non paralizzarsi né  fuggire: esplorare, invece. Ci si espone al rischio  ma si acquista conoscenza. E’ quel che suggeriscono le favole, le storie mitiche e simboliche.  Non avremmo  la corteccia cerebrale così  buffamente sproporzionata ai nostri bisogni vitali e non avessimo deciso, come specie, di far vincere l’esplorare rispetto al paralizzarsi e al fuggire.  Noi esploriamo. Questo ci fa padroni di una situazione, abbiamo potuto padroneggiare il fuoco senza esserne terrorizzati.

“Se pensi che gli uomini duri sono  pericolosi, aspetta di vedere  di  cosa sono capaci gli uomini deboli.” 

“Il vittorioso fra noi ritarda la gratificazione. Il vittorioso fra noi fa’ un patto col futuro”.

“Non sottovalutare mai il potere distruttivo dei peccati di omissione”.

“In Occidente ci siamo congedati dalle nostre culture – tradizionali, religiose, e persino nazionali – con l’idea di ridurre così i conflitti  fra i  gruppi. Ma sempre più cadiamo preda della  disperazione di dell’insensatezza, il che non è affatto un miglioramento”

Sulla necessità del radicamento nella patria

Il territorio è importante e c’è poca differenza tra diritti territoriali e status sociale. Spesso è una questione di vita o di morte. ” 

(Victor Orban ha voluto conoscerlo)

* tratto dal blog https://www.maurizioblondet.it

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