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LOBBIES OMOSESSUALI NELLA CHIESA: UNA LUNGA ESPERIENZA PERSONALE. Di Adolfo Morganti

La pubblicazione dell’articolo del Papa Emerito sulle radici della pedofilia nella Chiesa cattolica hanno innescato una discussione che ha stupito solo gli ingenui. Joseph Ratzinger ha toccato in una volta sola due IDOLA TRIBUS della postmodernità:
a) la “cultura del ’68.
b) il nesso fra omosessualità e pedofilia.
Già questo rende ragione degli strepiti isterici del gallinaio del politicamente corretto. Esattamente perché nel dire ciò ha perfettamente ragione.
Ratzinger analizza velocemente le tappe della corruzione culturale, morale e teologica che hanno portato alla creazione di gruppi organizzati di omosessuali all’interno dei seminari e nelle università cattoliche, di pari passo alla putrefazione di una teologia morale pronta a fare le barricate per sostenere che nessun atto è in sé malvagio, tutto dipendendo dalle momentanee intenzioni di chi lo compie. Todos caballeros, dunque, anzi, todos innocentes.
Personalmente posso solo aggiungere un altro filone culturale che ha impazzato all’interno dei seminari negli anni ’60 e ’70 e che ha un nesso diretto con l’esplosione della moda dell’ “io sono mio” e della “liberazione” sessuale: la psicanalisi, soprattutto nella sua formulazione hippy alla Wilhelm Reich. Il compianto Cardinal Julien Ries mi disse, molti anni fa, di come in Belgio l’introduzione della psicanalisi nei seminari del suo Ordine producesse una fuga di massa verso lidi più “liberati”. E già in Reich vi è il dominio esplicito di quel “polimorfo perverso” che nega ogni differenza fra le varie forme di sessualità possibili, sia quelle fisiologiche che quelle perverse (il politicamente corretto non si agiti: è classica terminologia freudiana). In Reich l’importante è l’esplosione delll’energia sessuale, che egli definiva come “orgonica”: le sue forme sono tutte utili, ogni limitazione dell’orgasmo essendo solo frutto e retaggio dell’oppressione sociale.
In sintesi, sull’argomento laici e cattolici erano già, tristemente, concordi già prima del 1968… E che pena leggere colonne di laici che contestano ciò riprendendo episodi di pedofilia nella chiesa, ovviamente ricordati ad orologeria dopo 50 anni, anteriori al 1968… Con lo stesso rigore logico di chi contesta l’esistenza della mafia raccontando le lunghe tradizioni di omicidi in Sicilia dal Medioevo in poi.
Non è da oggi che una parte della Chiesa cattolica cerca di ovviare a questa penetrazione: alla fine degli anni ’80 fui incaricato da un importante Seminario di svolgere un sistematico screening psicologico sui candidati al sacerdozio, per evitare che personalità immature e (il politicamente corretto non si agiti: una congiunzione non implica un’equivalenza) tendenzialmente omosessuali entrassero nei percorsi formativi per diventare preti.
La cosa funzionò un paio d’anni. Il responsabile del seminario (giovane e di sinistra) fu sostituito, e la cosa cadde nel nulla. Col senno di oggi, un autentico ma significativo peccato.
Negli anni successivi divenne sempre più evidente che dentro la Chiesa, così come esattamente nella società “laica”, si formassero lobbies omosessuali dentro seminari ed università. Ricordo la rabbia di un caro amico morto prematuramente che da Milano l’Ordine Cistercense mandò a studiare a Roma: ogni volta che tornava in monastero si lamentava con me (e non credo di esser stato il solo) della presenza organizzata e dell’aggressività sessuale degli omosessuali dentro l’Università medesima. Ad un certo punto mollò l’ambientino allegro, e si ritirò come eremita di diritto diocesano in uno dei più bei paesi dell’Appennino centrale; et ivi santamente trascorse i suoi pochi anni, fino a morire felice.
Ciò che i “laici” non voglion sentirsi dire è che nella Chiesa è accaduto esattamente quello che è accaduto nella società, e l’omosessualizzazione della cultura, della formazione, della politica è andata di pari passo con l’omosessualizzazione e il decadimento morale (i.e. “relativismo”) nell’ambito della cultura cattolica. I cattolici non vivono su Marte.
E, per finire, a Papa Francesco tutto potrà esser addebitato, ma il vigore che impiega nella demolizione di questa perversione organizzata nella Chiesa me lo fa stimare a dispetto di ogni cosa. Amen.

Riproponiamo di seguito l’articolo in questione:

Gli “appunti” di Ratzinger riaccendono la guerra sulla morale – Di Riccardo Cascioli

L’intervento del Papa emerito sui pedofili tocca un nervo scoperto nella Chiesa. Francesco è sotto attacco
* Tratto da: http://www.ilgiornale.it

«Ratzinger propone ancora una teologia staccata dal mondo», «il suo contributo è inutile per comprendere il fenomeno degli abusi sessuali», «Benedetto XVI sta provocando uno scisma». Le reazioni stizzite e rabbiose all’ indirizzo di Benedetto XVI lasciano chiaramente capire che gli appunti sugli abusi sessuali pubblicati dal papa emerito lo scorso 11 aprile hanno toccato un nervo scoperto.

Di più, hanno rimesso in discussione l’ esito di una guerra che all’ interno della Chiesa cattolica si combatte apertamente dai tempi del Concilio Vaticano II e che un certo fronte progressista pensava di avere ormai definitivamente vinto.

È la guerra che si combatte attorno alla morale, soprattutto quella sessuale, e che deciderà se la Chiesa rimarrà autenticamente cattolica o se, pur mantenendo il suo nome, diventerà soltanto una delle numerose denominazioni protestanti. Non per niente – a parte il solito circolo di pretoriani di Papa Francesco che hanno subito duramente criticato Benedetto XVI solo per il fatto di avere preso la parola gli attacchi più virulenti sono arrivati dalla Germania, dai teologi che si occupano di morale e dai vescovi già noti per le posizioni a favore delle unioni gay. L’ Associazione tedesca dei teologi moralisti il 15 aprile ha reso pubblico un documento di due pagine condannando senza appello l’ intervento di Benedetto XVI e, fatto ancora più significativo, è stato pubblicato sul sito della Conferenza episcopale tedesca, insieme ad altri articoli fortemente critici. E per non perdere tempo il vescovo di Limburg, Georg Bätzing, ha convocato un’ assemblea diocesana per discutere «la benedizione» della Chiesa «per le coppie che non possono sposarsi nel modo cattolico», in primis quelle omosessuali (cosa per cui tempo fa si espresse a favore anche il presidente dei vescovi tedeschi, il cardinale Reinhard Marx).

Se queste sono le applicazioni concrete, il vero punto del contendere è se esistano azioni che sono intrinsecamente malvagie oppure se il giudizio morale di un’ azione dipenda dalle circostanze e dalla coscienza della persona che agisce.

Potrebbero sembrare cose astruse, ma il giudizio chiaro, radicato nella Rivelazione di Dio e impresso nella natura umana, su ciò che è lecito e ciò che è male, è uno dei pilastri su cui si regge la Chiesa cattolica. Dalla fede nascono delle conseguenze molto concrete nel comportamento degli uomini. Per questo prima e fuori del cristianesimo si facevano sacrifici umani, ma nella civiltà cristiana sono considerati un orrore; la schiavitù era un fatto normale, ma è stata superata. La Chiesa ha sempre considerato che l’ uccisione di un innocente è sempre un male, non ci sono condizioni che la rendano buona; così l’ adulterio, non può essere considerato positivo in certe circostanze; e così via.

Ma questo è ciò che oggi è fortemente messo in discussione, favorito da un pontificato che sul punto mantiene una certa ambiguità e non risponde alle richieste di chiarimento: come è accaduto per i Dubia dei quattro cardinali (Caffarra, Meisner, Burke, Brandmüller), presentati a papa Francesco dopo l’ esortazione apostolica Amoris Laetitia, e che vertevano proprio sulla questione morale.

È qui che hanno colpito gli appunti di Benedetto XVI, che non avevano come principale obiettivo il ’68 e la rivoluzione sessuale, come è stato scritto, bensì il «crollo della teologia morale cattolica che rese inerme la Chiesa di fronte a quei processi nella società». Crollo che a sua volta è conseguenza del venir meno della fede. E a quanti hanno apostrofato con disprezzo Ratzinger affermando che i casi di pedofilia nel clero non cominciano certo con il ’68, ha risposto il cardinale Gerhard Müller, tedesco anche lui ed ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, con una intervista a La Nuova Bussola Quotidiana: «È un’ obiezione inconsistente. È ovvio che in tutti i tempi ci sono stati problemi del genere, ma qui la differenza è nel passaggio da alcuni casi isolati a un fenomeno diffuso».

Si diceva che questa è una guerra che viene da lontano. Non per niente Benedetto XVI, nei suoi appunti, parte dai ricordi personali di quanto avveniva in Germania negli anni ’60. Ma possiamo ricordare anche cosa avvenne nel 1968, con la pubblicazione da parte di Paolo VI dell’ enciclica Humanae Vitae, che sbarrava la strada a quanti ritenevano inevitabile approvare l’ uso dei metodi contraccettivi per regolare le nascite. Ci fu una sollevazione di teologi e interi episcopati. Soprattutto la guerra si è combattuta aula per aula nei seminari e nelle facoltà di teologia, dove spesso si è insegnata una teologia morale in aperto contrasto con il Magistero della Chiesa.

Lo stesso Benedetto XVI ricorda un altro snodo importante di questa guerra: la «Dichiarazione di Colonia» del gennaio 1989, in cui 15 professori di teologia attaccarono direttamente il Magistero di San Giovanni Paolo II e divennero modello di tante altre dichiarazioni del genere in Europa (in Italia ci fu la Lettera dei 63). La situazione era diventata tale che san Giovanni Paolo II pubblicò nel 1993 l’ enciclica Veritatis Splendor proprio per mettere un argine a questa deriva morale e riaffermare la dottrina tradizionale della Chiesa. Inutile dire la reazione della solita corrente di teologi.

Con il pontificato di Francesco però gli equilibri sono cambiati e la Amoris Laetitia (2016) è stata accolta come la rivincita contro una superata concezione della morale. Sebbene non chiara nelle formulazioni, il «partito della nuova Chiesa» l’ ha subito usata per affermare «un nuovo paradigma», «una riforma radicale della teologia morale». Il «primato della pastorale» è diventato subito un modo per cambiare la dottrina, a cominciare ovviamente dalla sessualità. Non solo porte aperte alle unioni gay, ma anche al divorzio, alla contraccezione, ai preti sposati. E siccome nel magistero della Chiesa non può esserci discontinuità, si teorizza che ora l’ enciclica Veritatis Splendor di san Giovanni Paolo II deve essere letta alla luce di Amoris Laetitia, quando nella Chiesa è sempre stato che sono i nuovi documenti che vanno letti alla luce della tradizione.

Ma proprio mentre questa «nuova Chiesa» assume l’ aspetto di una valanga destinata a travolgere tutto, ecco che rispunta Benedetto XVI con i suoi Appunti a riaprire la partita. Allo scandalo della pedofilia non si risponde con «l’ idea di una Chiesa migliore creata da noi stessi», dice Ratzinger, ma tornando a Dio. E la guerra si riaccende.

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