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IL DONO DI AFRODITE. L’EROS NELLA LETTERATURA E NEL MITO IN GRECIA E A ROMA. A cura di Madame Janus.

Simone Beta, Francesco Puccio, “Il dono di Afrodite. L’eros nella letteratura e nel mito in Grecia e a Roma”, Carocci, 2019.

L’amore non è altro che theia mania, divina follia, un bene perché nasce dalla stessa radice da cui traggono origine la profezia e la poesia. Una certa ambiguità dell’amore è inserita nella mitologia in cui Eros appare ora come una divinità antichissima, principio metafisico formatore del cosmo, ora come giovane figlio di Afrodite. Afrodite nata dalla schiuma delle onde marine, dall’evirazione di Uranos ad opera di Kronos, figlio di Gaia, la Terra, è la divinità che seduce e determina l’innamoramento, destabilizza, ovvero promuove ogni tipo di slancio sessuale, ma al contempo è la divinità del gamos, del matrimonio. Il potere di Afrodite è esteso a tutto l’esistente, arriva in ogni recesso, respira sott’acqua, non conosce le stagioni, e non risparmia né uomini né Dèi. Omero ricorda che nemmeno Zeus è capace di resistere al suo fascino, e per questo portato alla passione sensuale e all’accoppiamento con donne mortali. L’origine di Afrodite era non greca, legata all’Oriente come delinea Erodoto che la paragona alle divinità fenicie della fecondità e dell’amore, anche in rapporto alle pratiche della prostituzione consacrate alla Dea Istar. Erodoto narra del tempio di Afrodite che si trovava nella città siriana di Ascalona, un santuario dove la dea era rappresentata da un corpo di pesce e testa di donna, in quell’immagine della sirena che poi verrà tradotta anche nel Cristianesimo, in probabile riferimento alla prostituta apocalittica. Molti templi di Afrodite erano circondati da un frutteto o da un giardino, riferimento al culto ciclico della vegetazione, da cui il rituale agrario della prostituzione. A Cipro nella città di Amatunte era custodita una famosa statua della dea la cui principale caratteristica era il volto coperto da una folta barba. Questa dimensione androgina che univa in sé sia l’elemento maschile sia quello femminile rientrava nel culto di Aphroditos, la divinità alla quale gli uomini sacrificavano in abiti femminili, e le donne in abiti maschili.

Il più famoso tra i figli di Afrodite è Eros, inteso come “uovo cosmico”. Aristofane seguendo Esiodo lo delinea come l’uovo nato “dalle ali nere della notte”, simile ad un vento turbinoso con il dorso scintillante d’oro. E’ la forma dell’entrare e dell’uscire contemporaneamente, del vento che soffia da ogni quadrante, dei gorghi d’acqua, la spirale, simbolo della coincidentia oppositorum che, come suggeriscono il Cusano e le Upanishad, è l’annullamento dei contrari nel ritorno al divino. Quanto espresso dai greci trova un parallelo nell’antica India, Agni che rifulge di luce, nato dall’uovo Hiranyagarbha principio e origine del cosmo. Eros è infatti il principio generatore del mondo, primo fra tutti gli Dèi. Almeno così in Parmenide. Empedocle lo ritiene invece il principio eterno del mescolamento: le forze cosmiche sono riunite nello Sfero che sotto la forza di Eris, la Discordia, prende a separarsi ed a cui si oppone Eros, fino a quando Eris prende il sopravvento e si ha Caos, cui segue la dissoluzione del mondo. Ma questa fine è un nuovo inizio del ciclo generativo grazie ad un nuovo intervento di Eros. Non solo emerge la somiglianza con la dottrina dei cicli cosmici o yuga dei Purana, ma anche con alcune complesse pratiche dello Yoga: Empedocle narra di sacri esercizi in cui stringendo forte il diaframma non si respira più del fiato naturale e grazie a cui nasce il ricordo divino antecedente al tempo e allo spazio. In Platone tra Eros e la filosofia il rapporto è talmente stretto che l’amore è conoscenza, e la conoscenza ricordo prenatale. A riconsiderare in Eros il desiderio di ciò che è mancante saranno sopratutto i filosofi neoplatonici, come Plotino che vedeva in Eros lo strumento privilegiato della forza inconscia che guida l’essere umano alla contemplazione estatica dell’Uno senza secondo, Sommo Bene.

Madame Janus

 

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