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LA MEMORIA E L’EREDITÀ DI CARLO MAGNO. Di Roberto De Albentiis

Il 28 gennaio 814, 1205 anni fa, moriva ad Aquisgrana Carlo Magno, Re dei Franchi, Re dei Longobardi, Re d’Italia, Imperatore del Sacro Romano Impero, che aveva fondato nell’Europa centrale e occidentale dopo secoli di anarchia e frammentazione; con la sua incoronazione, avvenuta nella notte di Natale dell’anno 800, si assistette al superamento dei regni romano-barbarici e dell’alto Medioevo, in favore di un nuovo modello di Impero, e ad un grande risveglio culturale occidentale, la Rinascita Carolingia.

Non possiamo qui, in un singolo articolo, ripercorrere tutta la vita e le campagne di Carlo, da semplice principe e poi re franco a sovrano dell’Europa, quanto piuttosto possiamo parlare del suo carattere sacrale e simbolico e del suo significato ed eredità; lo storico Gonzague de Reynold, nelle sue celebri lezioni sull’Europa, raccolte in “La Casa Europa. Costruzione, unità, dramma e necessità” (D’Ettoris, 2015), definisce l’Europa come l’incontro tra l’eredità filosofica e culturale greca, il mondo del diritto romano, la teologia cristiana, l’apporto germanico. Per conoscere cos’è l’Europa, fatto quanto mai d’attualità oggi, non possiamo prescindere da nessuno di questi quattro fattori.

Carlo Magno, re franco (quindi germanico), non sfuggì al richiamo della grecità e della romanità: basti pensare al fatto che, pur analfabeta, desiderava che gli si leggessero, anche in lingua originale, opere in latino e in greco, o all’incoronazione papale avvenuta a Roma, o, anche, al fatto che non si ritenesse un sostituto o un usurpatore dell’Impero bizantino (in realtà, romano o romeo, dal momento che a Costantinopoli non si ritennero mai “bizantini”), tanto da voler sposare addirittura l’Imperatrice Irene. E chissà cosa avrebbe portato all’Europa, all’Impero, e alla Chiesa, un simile matrimonio, se si fosse realizzato.

Carlo Magno, con la forza militare franca, unificò vaste porzioni d’Europa, rimaste da tempo slegate da Roma e Costantinopoli, ma non si trattò di una mera bruta unificazione militare: fu un’unificazione realizzata attraverso la fede cristiana (Carlo Magno, pur anche nell’imperfezione della sua vita personale, fu protettore della Chiesa, fondatore di monasteri, legislatore e giudice cristiano), attraverso la cultura e l’arte (che non poteva prescindere dai modelli classici) e, anche, attraverso il diritto (è proprio in questi anni che nasce il diritto comune, il diritto dell’Europa medievale che rimarrà sostanzialmente inalterato fino all’era moderna).

Esempio di ciò fu la magnifica città di Aquisgrana, centro politico, giudiziario, artistico e culturale del nuovo Impero; basti pensare alla Cappella Palatina, nucleo della più vasta Cattedrale, ispirata alle grandiose basiliche romane, veneziane, ravennati e costantinopolitane, un vero gioiello greco-romano nella fredda e all’epoca ancora barbara Germania. In essa, centro della città e suo monumento più importante, sono ancora oggi conservate importanti reliquie e le vestigia e le insegne imperiali di Carlo, che nei secoli, similmente alle corone di Santo Stefano d’Ungheria e di San Venceslao di Boemia, o a quella di Teodolinda d’Italia, daranno sempre legittimità ai vari sovrani e imperatori europei, fino all’estinzione del Sacro Romano Impero Germanico e dell’Impero d’Austria, ultimi eredi dell’Sacro Romano Impero, a sua volta erede laterale dell’Impero di Roma.

Nei secoli, Carlo Magno fu visto come esempio mirabile di sovrano cristiano, di protettore della Chiesa, anche quando tra Chiesa e Impero occidentale sorgeranno dissidi, e comunque lui, Carlo, era un punto di incontro; ancora, divenne protagonista nelle raffigurazioni artistiche e nelle epopee medievali (basti pensare al famoso Ciclo Carolingio, intrecciato a volte con il Ciclo Arturiano), tanto che la sua figura divenne conosciuta e apprezzata anche tra le semplici e umili popolazioni europee. E proprio per questo Carlo Magno divenne uno dei simboli e dei padri dell’unità europea, un’unità nella diversità garantita proprio dall’idea di Impero e di Cristianità, dalla comune unione ed eredità degli elementi sopra richiamati: le radici greche, le radici romane e latine, le radici germaniche (e non si dimentichi che i “barbari”, in realtà, avevano il mito di Roma, dalla quale si sentivano attratti), la radice cristiana, unificatrice di tutte e tre. Fin quando era vivo, Carlo Magno veniva indicato quale Rex Pater Aeuropae, e nei secoli verrà indicato di volta in volta da tutti gli statisti e sovrani europei, anche concorrenti tra loro, come un loro modello; a Carlo Magno sono stati dedicati premi e medaglie (anche se oggi non si sa con quale attinenza), e a Carlo Magno venne intitolato il reparto di volontari europei (tedeschi, francesi, belgi, italiani) che combattè fino alla morte a Berlino nel 1945, nel disperato intento di difendere per un’ultima volta l’Europa.

Ancora oggi Carlo Magno viene indicato come modello dell’unificazione europea, ma in maniera impropria ed abusiva: Carlo Magno sognava e voleva un Impero cristiano, e tutta la sua vita e la sua opera politica, senza l’apporto cristiano, non è nulla; di recente, il presidente francese Macron e il cancelliere tedesco Merkel si sono riuniti proprio ad Aquisgrana, dove morì ed è sepolto Carlo Magno, per siglare un nuovo accordo franco-tedesco, richiamandosi esplicitamente all’Imperatore franco. Lodevole richiamo, ma quanto sincero, quanto reale e sostanziale? Senza considerare come un accordo tra due singoli Stati, pur grandi, a danno di tutti gli altri, è proprio l’esatto contrario dell’idea di Europa unita!

L’Europa può tornare unita (in maniera diversa e migliore), meglio, può ritornare sé stessa, solo se guarda alle proprie radici, se non taglia con il suo passato, come fatto in questi decenni, e se guarda ai suoi popoli e al suo retaggio. Possa l’Imperatore Carlo Magno ispirare davvero ciascuno di noi europei, semplici cittadini e statisti, per capire chi siamo, chi eravamo e cosa possiamo tornare ad essere!

                                     Roberto De Albentiis

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