Uno scossone che potrebbe resettare tutto in Basilicata. Occorre ripartire da zero anche con l’uso dell’altro nome delle regione dei due mari: Lucania. Gli arresti domiciliari del presidente della Regione, Marcello Maurizio Pittella, impongono l’apertura di una nuova fase. Voltare pagina e scrivere una nuova storia. L’inchiesta della Procura di Matera conferma – fatta salva la presunzione di innocenza – quanto i cittadini lucani hanno sempre intuito e, in molti casi, saputo. Malaffare, raccomandazioni, gestione del potere da parte di pochi e ai danni dei cittadini. Quegli stessi cittadini che devono potersi fidare di chi li amministra. Non è così da molto tempo nella piccola-grande Lucania. Una regione massacrata dalla brama di potere di una classe politica che ha buttato giù la maschera. Il sistema sanitario lucano, secondo i magistrati di Matera e la Guardia di Finanza, era gestito come res privata: concorsi pilotati, carte taroccate, abusi indicibili. Non a caso da queste latitudini, per un malcostume consolidatosi nei decenni, si usa ancora dire, riferendosi a qualcuno che ce l’ha fatta nel pubblico grazie ad importanti benedizioni: “Gli hanno fatto vincere il concorso”. Dove sono finiti i rottamatori del Pd? Dove sono finiti quelli che predicavano la loro vicinanza verso il popolo, il merito, il benessere di tutti e lo sviluppo dei territori? Dileguati. Leu vuole prendere una volta per tutte le distanze da questo Pd? Il leader democratico si appresta a condurre un programma su Mediaset. Sarebbe il degno sostituto del barista cazzaro – usiamo lo slang di chi si ispirava a Fonzie – nella nuova serie dei “Ragazzi della III C”, in passato interpretato dal bravissimo Enio Drovandi. Hanno usato l’alibi dei buoni principi, destinati a rimanere solo parole. Hanno anteposto l’etica dei principi e l’etica della convinzione, per dirla con Max Weber, all’etica della responsabilità. Pochi giorni fa settanta sindaci lucani – in tutto sono 131 i Comuni della piccola-grande regione – hanno firmato un appello in favore del governatore Pittella, affinché si ricandidi alle prossime elezioni regionali. Strana posizione dei primi cittadini. Sarebbe interessante sapere come la pensano adesso. Ci sono alcuni sindaci perbene, altri, invece, sculettano e scodinzolano, atteggiandosi a “proconsoli del gladiatore” (senza muscoli). Non sarebbe stato più dignitoso, per chi si fregia il busto con il tricolore, difendere l’ambiente, la salute, il lavoro, la gioventù, gli anziani, i disabili, contrastare l’emigrazione e lo sradicamento identitario? In dieci anni si sono persi ben 15mila studenti nelle scuole lucane; più di 3mila lucani ogni anno vanno via. Un deserto sociale che neppure con le stravaganti trovate del magnate egiziano Sawiris, accolto tra le braccia di Pittella, si potrà dissodare. I sindaci devono difendere i propri cittadini. Tutti, senza distinzioni di partito.
E la Chiesa? Venga Papa Bergoglio in Lucania (non chiamiamola più Basilicata, recidiamo il cordone con il passato). Il nome Basilicata ci fa pensare sempre ad una storia di miseria, sottomissioni, governatori che pensano di essere mandriani e di trattare i lucani come sudditi, poveri straccioni con le scarpe rotte ed i vestiti impolverati. Basta. La Lucania è la terra di Quinto Orazio Flacco. Dell’Appia Antica, di Roberto il Guiscardo, dell’Imperatore Federico II, di Carlo Gesualdo da Venosa, di Rocco Petrone, l’ingegnere che diresse il “Programma Apollo” della Nasa che consentì lo sbarco sulla luna. La Lucania fu amata da Adriano Olivetti. È lucana Silvana Arbia, alto magistrato (fu Prosecutor del Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda ed ottenne la condanna dei responsabili del genocidio del 1994, un milione di morti ammazzati a colpi di machete), ora attenta osservatrice dei drammi della sua terra. Matera il prossimo anno sarà Capitale europea della Cultura. Un’occasione che rischia di essere sprecata e soddisfare solo temporanei appetiti. Venga il Pontefice in Lucania. Lui proviene dalla fine del mondo, qui l’etica della responsabilità è finita da un mondo.
Gennaro Grimolizzi