Condividi:

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on email

Esplora:

IL CHIP DELLA "BESTIA". Di Francesco Mario Agnoli.

Albrecht Dürer, I quattro cavalieri dell’apocalisse, 1496-1498

L’ultimo libro del Nuovo Testamento, l’Apocalisse, è certamente, dopo il Vangelo, il più conosciuto quanto al nome, ma, a parte gli addetti ai lavori, pochi ne hanno letto più di qualche pagina e qualche versetto. Albrecht Durer e altri artisti  hanno fatto conoscere al mondo intero i quattro cavalieri dell’Apocalisse, ma, in  fondo, non ce n’era bisogno, perché  tutti i popoli di tutti i tempi hanno avuto occasione di sentire rombare, ora su prati e terra nuda ora  su lastricati e asfalti,  gli zoccoli dei cavalli che portano, pestilenza, guerra, carestia e morte.

   Anche se  i maestri religiosi contemporanei, a differenza dei loro predecessori, tendono a sminuire il valore profetico di questo libro, in realtà pienamente consono al suo titolo dal momento  che Apocalisse significa  “rivelazione” e questa può essere intesa anche come “profezia”, vi sono altri versetti, ritenuti di non facile interpretazione, che, secondo la lettura  popolare corrente,  dovrebbero descrivere disastrosi eventi collocabili in un imprecisato, ma remoto futuro.

   Nell’Apocalisse si trovano molti aspetti e molte cose. Fra gli altri  alcuni versetti nei quali chi non li abbia mai letti  e lo faccia oggi  per la prima volta, cogliendone proprio per questo meglio di altri,   sotto il linguaggio e le modalità espressive del tempo in cui sono stati scritti, il messaggio essenziale, scopre, con stupore e sgomento, di stare vivendo, lui e i suoi contemporanei, in quel futuro.

   E’ il caso  dei versetti  7-9 del capitolo 20: “Giunti poi che siano al termine  i mille anni, Satana sarà liberato dal suo carcere e uscirà per sedurre i popoli che si trovano, Gog e Magog, e radunarli per la guerra: il loro numero è come l’arena del mare. Uscirono dunque essi  nello spiazzo della terra e circondarono il campo dei santi e la città diletta”.

 Se si lasciano da parte Satana (che in realtà conta, ma è sgradito alla cultura contemporanea) e Gog e Magog (che, chiunque siano, stanno comunque a indicare popolazioni appartenenti ad etnie straniere e d’altra cultura) il messaggio è quello ben reso dalla citazione semplificata che Jean Raspail nel 1973 ha premesso al suo libro Il campo dei Santi. Un romanzo utopico, che descrive l’invasione, solo in apparenza pacifica, dell’Europa e dell’Occidente, incapaci di opporre resistenza, anzi inclini a collaborare, ad opera di una sterminata etnia di miserabili: “Il tempo dei mille anni giunge alla fine. Ecco, escono le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, il cui numero eguaglia la sabbia del mare. Esse partiranno in spedizione sulla faccia della terra, assalteranno il  campo dei Santi e la Città diletta”.

   Ancora più impressionante la profezia contenuta al capitolo 13, versetti 16-18: “Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei”.

   Parole incomprensibili fino a venti o anche solo dieci anni fa, ma oggi, con stupore immenso, perché  Giovanni e nessuno dei suoi contemporanei e altri per duemila anni dopo di lui potevano immaginarlo, semplicemente descrittive di eventi di una prossima quotidianità e fin d’ora perfettamente realizzabili grazie ai progressi della tecnica. Eventi anzi in parte già realizzati dalle carte di credito, dai codici a barre delle merci, dall’ultima generazione dei documenti ufficiali di identità, dalle schede e dalle stesse  batterie dei telefonini cellulari. E, con loro, altri, ancora più aderenti al testo profetico, che molti temono (ma anche molti auspicano) stiano per realizzarsi. Magari anche qui lasciando da parte il numero della Bestia, seicentosessantasei, che, in apparenza, ha poco a che vedere con il trionfo della tecnica anche se, secondo alcuni, su questo numero (6+6+6) si fonderebbe il sistema dei codici a barre impressi sui prodotti commerciali, ma pare si tratti di una leggenda metropolitana.

    Leggende metropolitane a parte, è un dato di fatto che sono già stati costruiti microchip sottocutanei non più grandi di un granello di riso, capaci di collegarsi istantaneamente  con tutti i sensori esistenti nel mondo e quindi di collegarvi l’oggetto o l’essere in cui sono inseriti. Lo si è già fatto con esemplari di alcune specie animali (in Italia l’inserimento di chip sottocutanei  è obbligatorio del 1° gennaio 2005 per i cani), ma, dal momento che la tecnica è la stessa, nulla impedisce che da un momento all’altro lo si faccia anche con gli uomini. Vi sono scienziati, tecnici, giuristi che, pur non curandosi, se la conoscono, dell’Apocalisse o scrutando il fenomeno da un diverso punto di  vista, usano, senza definirli tali, termini apocalittici  nel timore sia ormai prossimo il momento in cui l’Onu, l’Unione europea, un singolo governo rendano per tutti obbligatorio, col pretesto della lotta al terrorismo o altro, l’utilizzo del chip negli esseri umani..

 Tecnicamente, come si è detto, nessuna difficoltà. Motorola produce da tempo micro-chip per Mondex, che è una  smart card prodotta da Master Card International, utilizzabile per pagamenti e incassi  automatici (un po’ come i bancomat anche se, a quanto dicono gli esperti, il sistema è più complesso). Per il passo successivo, fin dall’inizio implicito nel progetto se è vero che Mondex, nome  composto da  Monetary e Dexter, significa “denaro nella mano destra”,  tutto è pronto dopo l’esperienza fatta con gli animali. Per gli esseri umani i tecnici hanno già individuato i punti migliori per l’inserimento: nella fronte, subito sotto l’attaccatura dei capelli, e, appunto, nella mano  destra.

   Questo chip, progettato come inamovibile, si presenta a chi conosce il Nuovo Testamento, come la realizzazione tecnica del “segno senza il quale non si potrà né vendere né comprare“. Un frase  con un ben determinato contenuto specifico, ma probabilmente comprensivo anche di altre conseguenze (dopo tutto, chi non può né vendere né comprare, nel nostro mondo difficilmente può vivere a lungo), che  l’Apocalisse non riesce ad indicare, perché in un’epoca che non conosceva la democrazia e praticava la schiavitù era però impossibile trovare le parole per rendere intelligibile lo stato di totale asservimento comportato dal chip/granello di riso.

Francesco Mario Agnoli

Condividi:

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Dai blog