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MIGRANTI: LA CORTE UE RIABILITA IL SISTEMA DELLE QUOTE CHE NESSUNO STATO APPLICA. Di Claudio Giovannico

Con sentenza del 06/09/2017 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha respinto i ricorsi della Slovacchia e dell’Ungheria contro il meccanismo provvisorio di ricollocazione obbligatoria di richiedenti asilo, adottato con Decisione del Consiglio Ue nell’estate 2015 per far fronte al massiccio flusso dei migranti giunti sulle coste di Italia e Grecia.

Slovacchia e Ungheria, che nel 2015, in Consiglio avevano votato contro tale misura (come Repubblica Ceca e Romania) avevano chiesto alla Corte di giustizia di annullarla, sia per vizi di ordine procedurale, sia perché considerata non idonea a rispondere alla crisi migratoria. Nello specifico i due Paesi ritenevano che la decisione adottata fosse viziata da un punto di vista procedurale in quanto il Consiglio avrebbe dovuto presentare una nuova proposta dopo che l’Ungheria aveva boicottato quella inziale e che il Parlamento europeo avrebbe dovuto essere consultato, in ossequio alla procedura di adozione degli atti legislativi ordinari.

Affermando il carattere non legislativo della decisione presa dal Consiglio, la Corte Ue ha invece respinto le richieste di Slovacchia e Ungheria e riconosciuto la validità del cosiddetto sistema delle quote.

Una buona notizia – si potrebbe dunque pensare – per il nostro Paese. Tuttavia, il cosiddetto sistema delle quote di relocation dei migranti nei fatti non ha mai funzionato, prescindendo dai comportamenti ostruzionistici degli Stati appartenenti al Gruppo di Visegrad, tra i quali ovviamente figurano Ungheria e Slovacchia. Difatti, dati alla mano, dal 2015 ad oggi meno di 27 mila persone sono state distribuite proporzionalmente negli altri Paesi dell’UE a fronte dei 160 mila previsti dall’iniziale piano di ricollocamento messo a punto da Bruxelles.

Pertanto, nonostante la Corte di Giustizia abbia dichiarato la validità del meccanismo delle quote di ridistribuzione dei migranti, esso de facto risulta essere “politicamente morto” da tempo e non certo per colpa esclusiva di Paesi dell’est Europa.

Tutto questo dimostra quanto il progetto d’integrazione europea sia ad oggi molto lontano dal raggiungere una sua dimensione politica comune e solidale, il che è altresì riscontrabile nella totale mancanza di volontà da parte degli Stati europei che non siano quelli del Sud di rivedere l’attuale sistema di asilo basato sulla convenzione di Dublino.

Claudio Giovannico

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