Duecento anni fa, nel 1817, la giovane scrittrice inglese Mary Godwin Shelley, moglie del poeta Percy B. Shelley, completava la stesura di un romanzo di tipo nuovo, un romanzo “gotico” con elementi legati al mondo degli scienziati e della tecnica invece che a quello del soprannaturale e dei fantasmi. Mary stava realizzando il progetto di scrivere “Frankenstein”, il primo romanzo di fantascienza senza il quale non ci sarebbero probabilmente stati né “Il pianeta delle scimmie” né “Star trek” né infine tutto quel filone della odierna fantascienza che si incentra su organismi mutanti, specie intelligenti diverse da quella umana, creazione della vita artificiale e simili.
La stesura del romanzo, il cui titolo completo fu “Frankenstein, o il moderno Prometeo”, impegnò l’ autrice nel corso del 1816-17 e il libro fu pubblicato nel 1818.
Proprio a Mary Shelley e al suo libro più famoso (ne scrisse infatti parecchi altri) è dedicato il saggio “Il destino di Frankenstein tra mito letterario e utopie scientifiche”, pubblicato di recente da Ancora. Gli autori sono due, Annunziata Antonazzo, anglista di Messina già autrice di alcuni saggi di argomento letterario, e Paolo Gulisano, medico-scrittore notissimo per i suoi libri su Tolkien e altri autori del genere fantastico nonché appassionato di tradizioni celtiche.
Il saggio di Antonazzo e Gulisano, prefato da Saverio Simonelli, ci colpisce già per l’ efficace copertina, in cui appare un’ immagine che richiama il celebre dipinto di Michelangelo raffigurante la creazione dell’ uomo, solo che al posto delle due mani (di Dio e di Adamo) che si sfiorano con tenerezza, appaiono una mano metallica di robot e una umana, evidentemente appartenente ad uno scienziato- creatore.
I primi capitoli sono dedicati alla biografia di Mary, figlia del pensatore radicale inglese William Godwin e della protofemminista Mary Wollstonecraft e cresciuta quindi in un ambiente intellettuale libertario o addirittura simpatizzante per le idee rivoluzionarie, di sicuro laico e lontano dalla tradizione. Mary conobbe a 17 anni il giovane poeta Shelley e in seguito fuggì con lui, nonostante egli fosse già sposato.Ebbe così inizio un rapporto appassionato e complesso coronato dal matrimonio dopo il suicidio della prima moglie del poeta e interrotto dalla prematura morte di Shelley che annegò appena trentenne nel mar Ligure in seguito ad un incidente con la sua barca a vela.
Il libro di Antoniazzo e Gulisano presenta poi un ottimo excursus sulla figura di Prometeo, ribelle agli dei secondo il mito greco e simbolicamente “precursore” di tutti gli scienziati che osano sfidare i limiti imposti all’ uomo. Lo scienziato Frankenstein, creatore di un uomo “artificiale”, è quindi apertamente paragonato a Prometeo che, sfidando l’ ira di Zeus, donò il fuoco agli uomini.
Benefattore degli esseri umani o presuntuoso antagonista delle divinità? Il giudizio degli antichi oscillava tra questi due estremi.
Frankenstein, creando un uomo artificiale e dandogli vita con scariche elettriche, compie invece un’ impresa di cui si pente quasi subito.Il mostro, in un crescendo drammatico di orrore e disperazione, sfugge al controllo del suo creatore e finirà per assassinare Elisabeth, la moglie dello scienziato.
E’ appena il caso di sottolineare le evidenti implicazioni etiche della storia, l’ autrice stessa si pone il problema dei limiti della scienza e dei problemi che causa ogni intervento che violi l’ ordinamento naturale del mondo e degli esseri viventi.
I due autori del saggio si soffermano a lungo su tali implicazioni ai giorni nostri molto attuali, visto il dibattito contemporaneo sulla bioetica e sulla liceitá o meno di forzare le leggi della natura.
Gli ultimi capitoli del libro si soffermano sulle altre opere di Mary Shelley e sui suoi ultimi anni (la scrittrice morì a soli 53 anni).
Interessante ci pare, tra le varie opere, il romanzo distopico “The last man” (L’ ultimo uomo), pubblicato nel 1826, anch’ esso fantascientifico perchè parla della fine dell’ umanità. Altri romanzi sono invece storici, ambientati in varie epoche del passato, secondo il filone inaugurato da Walter Scott di cui la Shelley era grande ammiratrice. Da ricordare, tra i libri della Shelley, il sottovalutato “Valperga” (1823), un valido romanzo storico ambientato nel Trecento e incentrato sulla figura di Castruccio Castracani, tirannico signore di Lucca. Meritano un cenno anche i romanzi “Lodore” (1835) e “Falkner” (1837) e il romanzo epistolare “Mathilda” pubblicato postumo nel 1959.
In questi romanzi, che non sono fantastici ma che potremmo chiamare psicologici, i “mostri” sono i problemi delle persone, soprattutto in ambito familiare. Criticata è soprattutto un certo tipo di figura maschile e paterna mentre viene sottolineato il ruolo troppo subalterno e poco autonomo delle donne.
Al centro del mondo di Mary, secondo gli autori del saggio, c’é sempre il mostro dell’ egoismo, dell’ indifferenza verso gli altri, dell’ autoreferenzialià sia che si tratti di un dittatore, di un tiranno domestico o di un ambizioso scienziato che crea esseri destinati soltanto al dolore.
Quindi é riduttivo pensare che l’ autrice si occupasse solo di “fantascienza” o di storia. Cruciali sono anche le sue osservazioni sul mondo dei sentimenti, sulle relazioni tra uomini e donne e tra genitori e figli.
Mary Shelley aveva infatti un temperamento generoso e ricco di umanità, che con l’ andar degli anni si affinò e divenne più pensoso ma sempre aperto ad una vasta comprensione per le sofferenze umane. Nei suoi scritti Mary individua con acutezza i problemi sociali e familiari dell’ epoca e sottolinea come le donne siano dipendenti emotivamente e intellettualmente dagli uomini diventando spesso i capri espiatori di errori non loro nonchè degli ordinamenti di una società orientata al maschile. Ella indica spesso come errori fondamentali la grettezza, l’ ambizione e soprattutto la rovinosa sete di potere a cui solo un franco confronto tra gli esseri umani e lo sviluppo della generosità e della capacità di amore insiti in tutti noi potrebbero mettere rimedio.
Da buona romantica, Mary vede nell’ amore e nel mondo dei sentimenti la migliore risposta all’ infelicità e alle esigenze profonde degli esseri umani.
Luisa Paglieri