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UNA GIORNALISTA DANESE NELLA LISTA-GULAG DELLA TASK FORCE UE. Di Francesco Mario Agnoli

Iben Thranholm

   Forse non tutti sanno sanno che l’Unione Europea  ha predisposto un Piano d’azione di comunicazione  strategica destinato ai paesi dell’Europa Orientale, che ha quale strumento operativo la East Strat Com Task Force. Questo team, composto da dieci esperti, ha  un  sito internet, ma al momento quello in lingua italiana risulta, come si legge all’accesso, “non consultabile a causa di file robots txt di questo sito”. Invece  è consultabile il sito in inglese. dedicato a domande e risposte  sulla Task Force, istituita, si legge in apertura, nel marzo 2015 “per affrontare le campagne russe di disinformazione in corso”.  L’intento è di realizzare una efficace comunicazione promozionale delle politiche dell’UE verso i Paesi dell’Europa orientale, di rafforzarvi i “media” indipendenti, di accrescere la capacità dell’Ue di contrastare le campagne di disinformazione. Il sito assicura che la Task Force non fa contro-propaganda, ma si limita a correggere la disinformazione, soprattutto non compila liste di persone coinvolte in attività disinformative, ma pubblica le disinformazioni individuate in una Disinformation Review.

  Ciò nonostante la giornalista cattolica danese Iben Thranholm ha appreso dalla connazionale Marie Krarup, deputata del partito popolare danese, di essere stata inclusa dalla Task Force come propagandista filo-russa in una lista che non dovrebbe esistere, ma dalla quale è difficilissimo uscire dal momento che inutilmente la  Krarup è intervenuta in suo favore presso il ministro degli esteri  Anders Samuelsen.

  La Thranholm spiega in un articolo che  da un paio d’anni  utilizza come piattaforma i media russi di lingua inglese, Russia Today e Russia Insider, perché le sue opinioni incontrano crescenti difficoltà ad essere pubblicate nell’UE. Nonostante sia molto conosciuta nel suo paese lavora come free-lance, perché nessun editore corre il rischio di assumere un giornalista che non nasconde la sua fede cattolica in un paese dove “i pochi cristiani rimasti sono o secolarizzati – compromessi con l’establishment – o hanno fatto voto di silenzio per paura delle truppe d’assalto del politicamente corretto”.

 Nell’articolo che le ha procurato l’inserimento in una lista che  non c’è la Thranholm contesta la politica  di accoglienza dei migranti da parte delle élites europee, che nonostante il loro “odio per il cristianesimo” non esitano ad “abusare degli argomenti della carità cristiana divorziati dal proprio contesto, quando questo fa comodo al loro ordine del giorno”. Un’Europa “Giuda”, perché “tradisce la sua tradizione cristiana con il bacio traditore della falsa compassione, al fine di cancellare l’ultima traccia di civiltà cristiana” con una politica che è l’estensione di quella seguita “in Medio Oriente fin dall’invasione dell’Iraq e dell’Afghanistan” e utilizza “argomenti cristiani per fare la guerra al cristianesimo e alla cultura cristiana”. “L’odio feroce della classe politica occidentale per il cristianesimo ha derubato l’Europa della sua bussola morale” e ha organizzato una “truffa diabolica (che) indossa un mantello di bontà e umanitarismo, ma in realtà è una manifestazione di decadenza morale e di falso altruismo, che minaccia di portare alla fine dell’Europa cristiana”.

 Il problema non è se si condivida l’articolo della Thranholm o l’opinione del ministro, che, costretto ad un dibattito parlamentare (evidentemente Marie Krarup non si è appagata al rifiuto di intervenire), lo ha definito menzognero, conforme alle false tesi del Cremlino sul declino dell’Occidente, sostenute con argomentazioni prive di alcun rapporto con la realtà. Il problema è che l’opinione del ministro, giusta o sbagliata, non lo pregiudica, quella della giornalista, giusta o sbagliata, si ritorce professionalmente e moralmente a suo danno. Il problema è che la Task Force può iscrivere in una lista di bugiardi e potenziali traditori  chi esprime idee non conformi a quelle dell’establishment Ue.

  A poco più di tre lustri  di distanza  si realizzano le previsioni dell’eroico dissidente russo, Vladimir Bukovsky, che, forte delle esperienze maturate in anni di gulag, manicomi ed esilio, ha trovato inquietanti parallelismi, nei fini e nei mezzi, fra l’Unione sovietica e l’Unione europea, che minaccia sanzioni economiche, progetta di istituire una polizia dotata di assoluta immunità, perfino giudiziaria (un privilegio non concesso nemmeno al KGB) e ha sostituito i gulag sovietici, superati, perché troppo appariscenti, con i gulag intellettuali, nei quali i dissidenti sono completamente isolati e marchiati come intoccabili sociali, vengono silenziati, non possono pubblicare né fare carriera universitaria ecc.

  La lista della Task Force, nella quale è stata inclusa la giornalista  Iben Thranholm, rappresenta una fase più avanzata e più sovietica di questi gulag intellettuali, a sinistra conferma dell’ammonimento del dissidente Bukowsky a tutti gli europei: “io ho vissuto non vostro futuro, non ha funzionato”.

Francesco Mario Agnoli

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