Il 2016 ricorre il centenario della morte di Guido Gozzano, poeta piemontese attento descrittore delle realtà di questa regione (ma pur critico con l’ ambiente ristretto di certa piemontesità), un poeta certamente sottovalutato e decisamente innovatore.
Nato a Torino ma legato al Canavese ( la sua famiglia aveva una villa ad Agliè), Gozzano fu il cantore di un mondo di fine ottocento-inizio novecento provinciale, modesto, perfino un po’ squallido, un mondo fatto di personaggi “dabbene” limitati e talvolta comici, a volte scioccamente pretenziosi, più spesso mediocri e pieni di pregiudizi, un mondo di oggetti banali, di salotti pieni di ninnoli, di oggetti kitsch, di chiacchere convenzionali. Di questo mondo l’ autore parla in tono ironico e scanzonato anche se venato di una segreta simpatia.
Per il periodo precedente, l’Ottocento romantico e risorgimentale, il poeta prova una specie di nostalgia, considerandolo un periodo storico più ricco di slanci e di fede mentre l’ oggi appare privo di ideali forti e lui stesso, il poeta, si considera uno scettico, ironico osservatore della vita, incapace di amore vero, di totale adesione alle cose. Condannato ad una sorta di ripiegamento, di mancanza di volontà? Forse, ma ci sono cose che apprezza profondamente. Il Canavese, verde, dolce, protettivo, é un mito e lo é anche la natura nei suoi aspetti piú gradevoli e simpatici (Gozzano progettava di scrivere un poema sulle farfalle che molto amava, ma poté comporne solo pochi frammenti e l’ opera rimase largamente incompiuta).
Gozzano ebbe una vita apparentemente facile (apparteneva ad una famiglia benestante e visse a modo suo, a contatto con gli ambienti intellettuali del Piemonte senza ostacoli economici o costrizioni familiari) tuttavia ebbe salute malferma (era affetto dalla tubercolosi che lo porterà ad una fine precoce a soli 32 anni).
L’ atteggiamento disincantato e scettico (in fondo suo malgrado), il rimpianto per non poter abbracciare convinzioni precise e forti ideali, non impedivano al giovane Guido di avere un carattere buono e generoso, a volte ribelle (con tanto di reiterati insuccessi scolastici e cambi continui di scuola) e non alieno da una vena di monelleria.
Guido è stato definito non a torto crepuscolare (e con ciò accostato al romano Sergio Corazzini, al primo Govoni e ad altri) ma il termine crepuscolare implica il tramonto, l’indebolirsi, lo scolorarsi di una tradizione mentre la poesia di Gozzano presenta anche insospettabili novità. Il verso prosastico, ampio, apparentemente dimesso ( così scriveva anche Verlaine ma per la letteratura italiana è una novità), lo spappolarsi stesso del verso, con lunghi ritmi che scivolano nel colloquiale, il pastiche linguistico (lingue diverse, termini dialettali, nomi e cognomi usati come nomi comuni, elementi della lingua parlata, spicciola), poi usato dai poeti delle avanguardie molto più noti di lui come T.S. Eliot, fanno di Gozzano non un trasognato nostalgico del mondo ottocentesco ma un lucido artefice, un poeta tecnicamente molto dotato, attento e abile. Un anticipatore del verso libero: lo stesso Montale apprezzerà molto la “lezione” stilistica di Gozzano.
Inoltre il tono dimesso, i versi prosastici ci appaiono anche come una lucida protesta, una contestazione della letteratura dei suoi tempi, pomposa, dannunziana, estetizzante. Mentre Guido si china volutamente verso le piccole cose, a volte “di pessimo gusto” e descrive “materassi, vasellame, lucerne, ceste, mobili” insomma “ciarpame/ reietto, così caro alla mia Musa”. Un educato e borghesissimo precursore di certa arte moderna, che assembla o ritrae oggetti disparati, pietre, materiali scartati…
Alcuni atteggiamenti di Gozzano, mondano, un po’ posatore e frequentatore di salotti, la sua stessa vena decadente, una certa aria da “dandy”, l’ umorismo e lo scetticismo, l’ ironia nei confronti del ristretto mondo borghese fanno di Gozzano una specie di Oscar Wilde torinese ed infatti il nostro è stato spesso paragonato all’ eccentrico creatore di Dorian Gray.
Non molti sanno che oltre che poeta ( citiamo le sue raccolte poetiche “ I colloqui” e “La via del rifugio”) e prosatore (da ricordare le sue impressioni di viaggio sull’ India), Gozzano fu anche un bravo favolista. Le sue fiabe -accostabili a quelle dell’ ottocento e del tardo ottocento europeo -si pensi a Grimm, ad Andersen, a Carroll per lo spirito un tantino vittoriano, garbato ma anche ironico- furono pubblicate su giornali per ragazzi come “Il Corriere dei Piccoli” e finirono per così dire disperse. Tuttavia Treves ne pubblicò una raccolta nel 1917 con le illustrazioni del celebre disegnatore Golia. Esse furono poi ripubblicate nel 1973 da Einaudi e in seguito da altri editori.
Sono fiabe molto classiche con principi, principesse, re, gnomi, maghi e oggetti magici, non moralistiche ma a tratti poeticissime.
Gozzano non segue la lezione di Collodi ma piuttosto ritorna agli archetipi, ai motivi tradizionali, alle ambientazioni medievaleggianti: in questo é vicino alle fiabe più tradizionali come quelle di Perrault. La sua è una cifra stilistica classica, elegante ed asciutta, e il linguaggio limpido e sobrio fa pensare alle fiabe di Oscar Wilde.
Il Gozzano delle fiabe è insomma un Gozzano inedito, lontano dalla consueta figura del poeta crepuscolare, del poeta delle piccole cose: è un Gozzano fantasioso e quasi spensierato e questo ci fa credere che il genere fiabesco gli fosse assai congeniale e avrebbe potuto portarlo a risultati ancora piú notevoli.
E’ da ricordare poi l’ interesse di Gozzano per il cinema allora agli inizi e le scenggiature cinematografiche.
Il Piemonte ha ricordato questo suo figlio scrittore in con una serie di iniziative di vario genere: vari reading, spettacoli teatrali e perfino degustazioni con il patrocinio della Regione Piemonte, dei comuni di Torino e Agliè e di altri comuni, dell’ universitá di Torino, di enti ed istituzioni. Citiamo qualcuna di queste iniziative: a maggio ad Agliè si è tenuto uno spettacolo teatrale interdisciplinare, “Il bianco libro delle fiabe” basato sulla lettura di alcune fiabe, nonché sulla musica e l’ immagine, mentre a Torino da maggio a dicembre, avranno luogo in molteplici sedi (Biblioteca Nazionale, caffè Baratti, circolo dei lettori e altre) letture di poesie, prose, lettere, scritti sul cinema e scritti di viaggio, un’ esposizione di prime edizioni e una tavola rotonda di scrittori ed intellettuali che esamineranno la figura del poeta..
Lo spettacolo “Il bianco libro delle fiabe” è stato riproposto in varie scuole della provincia di Torino intitolate a Gozzano. Le prose di viaggio saranno oggetto di un convegno e perfino l’ università di New York avvierá un corso sul poeta piemontese.
Luisa Paglieri