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I TERRORISTI DI DAESH ERANO SOLDATI FRANCESI. Di Maurizio Blondet*

Sono stati invece degli operai agricoli, in Francia, a scoprire il 23 settembre un’altra strana circostanza. Mandati a ripulire dalle erbacce un terreno incolto situato presso la chiesa di Saint-Hilaire des Grottes,  trovano  che le chiavi  che hanno ricevuto  non aprono il cancello. Entrano da una apertura posteriore del recinto, e scorgono tre uomini – che vedendosi disturbati, salgono in fretta su un furgone bianco senza scritte  e si allontanano velocemente.   Una partenza così sospetta che i lavoratori chiamano la polizia. Questa trova, in una grotta  (leggo dalla stampa locale) “una bandiera di Daesh, materiale audio e video, un gruppo elettrogeno, giornali in lingua araba”.

Una cellula terrorista che preparava attentati? Piombano sul posto la polizia nazionale, la gendarmeria, il prefetto di Saumur, il procuratore, la scientifica; un tal dispiegamento di auto da allarmare  gli abitanti.

Poco dopo, il  mistero è chiarito – se così vogliamo credere. Una telefonata della prefettura al generale comandante delle Scuole Militari di Saumur (EMS) riceve dal generale questa risposta: “Il  materiale è stato messo lì da militari del Centro Interarmi della difesa NBC (nucleare –  batteriologica – chimica) durante un’esercitazione di formazione.  Utilizzano infatti le grotte come terreno di addestramento”.  Ah, ecco. Solo che la polizia non ne era stata informata. Circolare, non c’è niente da vedere.

Il deputato Francois Asselineau, dell’UPR, non si accontenta della spiegazione, e pone al governo le  seguenti domande. “E’ abituale che esercitazioni militari si tengano in un  ricovero troglodita abbandonato? Come si giustifica la fuga delle tre persone nel supposto caso di esercitazione militare? A cosa servivano precisamente i  falsi stendardi di Daesh e il giornali in arabo nel contesto di un addestramento sui metodi di decontaminazione nucleare, radiologica, chimica e batteriologica? Da dove provengono simili stendardi? E come se li è potuti procurare una scuola militare? Anche altri organi  di Stato dispongono di tali bandiere (di Daesh) e  a quale scopo?”.

Quest’ultima domanda dev’essere tendenziosa. Durante la terribile giornata del 7 gennaio 2015  a Parigi, appena sterminata la redazione di Charlie Hebdo,   gli assassini, i fratelli Kouachi  (erano proprio loro: uno  dei due ha dimenticato la carta d’identità in auto) cambiarono macchina  in Rue du Meaux, nel quartiere dove abita la più grossa comunità ebraica di Francia; rapinano una Clio e  scompaiono. Lasciano la vecchia auto davanti alla pasticceria Patistory, i cui proprietari, coniugi Bellaiche, organizzano raccolte di fondi per l’esercito israeliano. Ebbene: anche nell’auto abbandonata dai Kouachi c’era una bandiera di Daesh.

I testimoni, quel tragico mattino, furono colpiti dal fatto che i terroristi  erano “grandi”,  in tenuta “nera militare e avevano anfibi dell’esercito”. Nell’andarsene  hanno gridato ai presenti:  “Dite ai media che è Al Qaeda in Yemen”.

Difficile tuttavia che il governo Valls risponda all’interrogazione di Assselineau.

*dal sito www.maurizioblondet.it

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