A seguito del grande successo di pubblico avuto dal 4° convegno “Ritorno alla Contea – Il Raduno” tenutosi nella Repubblica di San Marino lo scorso 27-28 Agosto, Domus Europa intervista Fabio Porfidia, noto illustratore ed autore della splendida mostra dedicata all’opera di Tolkien che ha colpito i visitatori e gli appassionati tolkieniani.
A cura di Marco Gentili
Partiamo con il chiedere chi è Fabio Porfidia?
“Un sognatore? Bah, no, così è troppo smielata, anche se c’è del vero!
Fabio Porfidia è semplicemente una persona che ha sempre creduto in ciò che voleva fare e nonostante l’inizio della sua vita sia stato orientato verso tutt’altra direzione, alla fine è riuscito a fare della sua passione un lavoro.
E’ stata, ed in parte è ancora, una strada tutta in salita, dove ci si deve costantemente reinventare e migliorare, ma è proprio la difficoltà nel raggiungere le mete che te la fa assaporare pienamente, non trovi?”
Quando nasce la tua passione per l’ illustrazione e per il fantastico?
“Da sempre!
Ho iniziato a disegnare (o meglio, a scarabocchiare forme) ben prima di imparare a scrivere. Disegnare è più istintivo: guardi qualcosa e cerchi di riprodurla. Certo, ci sono delle “regole”, ma possono anche venire in un secondo momento rispetto al puro atto istintivo, e questa la trovo una cosa meravigliosa. Dopotutto le immagini sono la forma di linguaggio più naturale che esista. Se ci pensi le prime forme di “comunicazione scritta” della storia umana sono state le pitture rupestri che altro non erano se non disegni.
Per molti anni il termine “illustrazione” mi è rimasto completamente estraneo, anzi, credo di averlo scoperto solo nel 2004 quando accompagnai un amico a prendere i volantini della Scuola d’Arte del Castello Sforzesco (scuola a cui peraltro lui non si iscrisse mai e che invece per me qualche anno dopo segnò una svolta nell’esistenza).
Anche la passione per il fantastico per me è innata. Fin da piccolo le cose che amavo disegnare erano proprio quelle che si distaccavano da quanto mi capitava di vedere ogni giorno. Amavo soprattutto copiare personaggi di cartoni animati e fumetti, con una particolare attenzione ai mostri!
Poi scoprii i dinosauri e lì fu colpo di fulmine (ben prima di Jussaric Park). Dopotutto erano la testimonianza di un mondo diverso dal nostro ma al tempo stesso reale. Finalmente dei “veri” mostri da studiare! Questo mi colpì a tal punto che per qualche anno, durante le elementari e medie, mi ero messo in testa di diventare paleontologo! Invece sono finito a fare una cosa inutile come disegnare! Bambini, non seguite il mio esempio!
Ad ogni modo in quegli stessi anni conobbi il fumetto americano, i videogiochi e, soprattutto, Tolkien. Questo ebbe una enorme rilevanza nella mia formazione da disegnatore autodidatta da un lato e dall’altro mi catapultò nel fantastico nella sua accezione più ampia.”
Questa passione si è trasformata in una vera e propria professione, quando è avvenuta quest’ evoluzione?
“Potrei dire che tutto nasce negli anni universitari. Fino ad allora mi ero limitato a scarabocchiare a richiesta sui diari dei compagni di classe o a fare qualche disegno orripilante per le campagne che masterizzavo a Doungeons&Dragons (forse qualcuno che ci legge si ricorda della mitica scatola rossa).
Verso la fine del periodo universitario, in cui paradossalmente avevo abbandonato quasi totalmente il disegno, capitò che lo smial (gruppo tolkieniano) di cui ero appena entrato a far parte, i Sackville, organizzasse la prima edizione de I Borghi dell’Anello, anno 2004, e mi fu chiesto di esporre qualcosa. A dirla tutta di immagini tolkieniane non ne avevo molte, ma mi diedi da fare e quella prima sgangherata mostra segnò l’inizio ufficiale, quantomeno per me personalmente, dell’attività di illustratore. Infatti quello fu il punto di partenza che mi permise successivamente di collaborare con l’Associazione Romana Studi Tolkieniani con cui realizzai la mia prima pubblicazione in assoluto (“Paesaggi dalla Terra di Mezzo”), a cui ne seguirono altre sempre gravitanti in quello che allora era l’ambiente tolkieniano, penso soprattutto alla mappa realizzata per “I Boschi della Luna” di Giuseppe Festa, personaggio ormai arcinoto sia come romanziere che come cantante dei Lingalad.
Inoltre dal 2006 non ero più il completo autodidatta che ero stato fino a quel momento, visto che iniziai a frequentare la Scuola del Castello (dopo aver conseguito la laurea in Economia e Commercio…). Non è un caso che le prime pubblicazioni seguano tutte quella data.
Nel 2007 ci fu anche il mio primo lavoro per un gioco di ruolo, “Methyrfall” che mi introdusse in un ambiente in cui lavoro ampiamente tuttora. Lì fondamentale fu un forum, strumento molto usato nell’epoca pre-social network.
E potrei andare avanti a snocciolare aneddoti sui miei primi lavori per pagine e pagine!”
Quali sono le illustrazioni maggiormente richieste?
“Il mercato delle immagini legate al fantastico (sebbene non mi occupi solo di quelle) è estremamente fluido e mutevole.
Ci sono dei periodi in cui lavoro tantissimo come copertinista di romanzi, ci sono periodi in cui sono subissato di commissioni private, periodi invece molto puntati su collaborazioni in ambito musicale o altri caratterizzati da collaborazioni di tipo ludico (giochi di carte o da tavolo).
Al momento sono molto orientato su quest’ultimo ambito, anche se non posso parlare dei progetti in corso d’opera (purtroppo). Basti sapere che ci sarà un’uscita a questa Lucca Comics, un’altra a dicembre e sto in questi giorni mettendomi all’opera su un altro gioco che dovrebbe essere lanciato su Kickstarter i primi mesi del 2017. Quanta suspance!
Quanto a mole di lavoro però devo dire che anche i giochi di ruolo in questo periodo hanno un certo peso, penso a Nameless Land per Eleven Aces e Alba di Chulhu per Serpentarium.”
Grazie alle tue opere sei impegnato in eventi e manifestazioni, potresti parlarcene?
“Tutto è nato con le gloriose tre edizioni de I Borghi dell’Anello, lì ho capito l’importanza di interagire col pubblico per far conoscere quello che disegno o dipingo. Internet è una splendida vetrina, ma non basta. Vero, nel 2000 non c’era Facebook (strumento a mio avviso utilissimo per promuoversi se lo si usa bene… Nonostante venga intasato di selfie!), ma il contatto fisico è sempre un’altra cosa (non fraintendermi, non picchio la gente!) e da un calore umano di cui stando barricati dietro uno schermo si sente la mancanza.
Dopotutto se non andassi a disegnare in giro mi sarei perso perle epocali come quella ragazza che si avvicinò al banchetto per chiedermi se facessi anche AUTOritratti!
Inoltre eventi e fiere sono anche utilissimi per conoscere colleghi, scrittori, editori, incrementando le possibilità di far nascere nuovi progetti o collaborazioni. Oltre che amicizie (ammesso e non concesso che il lavoro lasci spazio alla vita sociale, diciamocelo).
Recentemente, dopo anni in cui mi limitavo ad allestire un banchetto con qualche immagine varia appesa, ho ormai un accumulo di materiale con una sua coerenza tale da giustificare esposizioni mirate, come mi sta accadendo negli ultimi anni con le mostre legate a Tolkien (anni luce distanti dalla proposta del periodo Borghi) e quelle legate al Fantastico che ho occasione di proporre al Bustofolk da due anni. La cosa bella delle mostre è che è come per i concerti: sfoderi i pezzi più recenti, tecnicamente migliori, ma hai anche tutto un repertorio in cui ripescare quelle piccole perle che sono nate nella tua storia, e che, anche se datate, sanno ancora comunicare qualcosa.”
Personalmente ti ho conosciuto grazie ad un evento inerente Tolkien, quanto è influente il mondo del professore di Oxford nelle tue opere?
“Tolkien per me è sempre stato un faro.
Un faro quando cercavo solo intrattenimento, un faro quando poi ho scoperto l’uomo che era grazie soprattutto alla splendida biografia di Carpenter.
Sebbene non sia uno scrittore fantasy è indubbio che l’immaginario di genere sia stato in enorme parte plasmato sul suo legendarium. Quindi rifarsi a Tolkien per un aspirante artista che opera in ambito fantasy è un po’ come lo “sciacquare i panni in Arno” di manzoniana memoria, se mi si concede l’ardito parallelismo.
Fina dalla prima lettura mi sono stampate in testa immagini di una forza impressionante e certe suggestioni sono molto importanti nel lavoro che faccio.
Anche solo “Il Signore degli Anelli” ha una moltitudine di spunti a livello visivo a dir poco impressionante. Figuriamoci poi se si estende l’analisi alle altre opere!
Inoltre in Tolkien le immagini e gli eventi rimandano a tematiche ampie e profonde, rendendo affascinante scavare nei meandri reconditi delle sue narrazioni… Dopotutto non è un caso che “Il Signore degli Anelli” sia uno dei libri più venduti della storia!”
Bene io ti ringrazio per il tempo che mi hai concesso, hai qualcosa da dire per i lettori di Domus Europa?
“Grazie a te dello spazio concessomi, un ringraziamento doveroso a chi ha seguito tutto il mio sproloquio e un saluto a tutti i lettori di Domus Europa!”