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LE RELIGIONI LUCIFERINE. Di Madame Janus.

Non ho intenzione di entrare in polemiche personali, ma avendo letto lo scritto pubblicato recentemente su Domus Europa dal titolo “Rivelazione e Gnosi” ed in virtù del fatto che ho scritto alcuni articoli sul sito concernenti religiosità e metafisica, vorrei chiarire alcuni punti ai lettori nei quali mi trovo in dissenso rispetto all’autore dell’articolo. Parlando dell’essere umano, l’autore dell’articolo Copertino afferma che ” è stato ingannato, sedotto dal fascino oscuro ed ambiguo ma anche suadente di una pseudo-mistica che gli ha fatto dimenticare che tutto, anche l’Immortalità promessa, è un dono del Signore e non un auto-costruzione come da sempre pretendevano le varie correnti gnostiche che attraversano il panorama religioso dell’umanità”. E’ tendenzioso voler definire “gnostiche” quelle che Copertino malauguratamente chiama “religioni luciferine” ed in cui pare voglia raggruppare tutte le dottrine spirituali in cui ci sarebbe “la pretesa di autosalvazione iniziatica”. “Salvazione” è un termine accurato in contesto semitico, per il Buddismo, ad esempio, si parla piuttosto di realizzazione spirituale. La realizzazione spirituale non è una “autodeificazione raggiungibile attraverso la fusione dell’uomo con il cosmo concepito come un olos senza trascendenza”, piuttosto l’ascesi iniziatica mira alla Trascendenza, per quanto possa sembrare paradossale a colui che sia a digiuno di queste pratiche, esperendola attraverso l’arresto delle funzioni organiche e psichiche ordinarie, arrivando così ad un salto ontologico – credere che per un iniziato il corpo sia una prigione è totale incomprensione – il corpo essendo il necessario ed ineludibile supporto per esperire le diverse fasi dell’ascesi. L’efficacia delle tecniche contemplative dipende da una serie di variabili che difficilmente si possono schematizzare, ma in cui certamente ha profonda importanza il raggiungimento del silenzio mentale attraverso la purificazione energetica del corpo, nella sincerità d’abnegazione, ovvero cercando la verità senza alcun altro fine. Ricordo che la conditio sine qua non è l’aver ricevuto una vera iniziazione – o come l’ho chiamata in un precedente articolo “benedizione” – non si tratta di un’iniziazione simbolica, quanto effettiva, la trasmissione di una forza spirituale che viene percepita anche fisicamente e che rende realizzabili le possibilità delle tecniche contemplative. “Lo Yoga non si può imparare da soli” afferma giustamente Eliade nel suo libro sullo Yoga. E così è di ogni dottrina veramente iniziatica. Tra le dottrine iniziatiche extra-abramitiche, quelle che per Copertino non fanno altro che divinizzare la natura, non mancano certo quelle in cui l’iniziazione, ricevuta per tramite di un altro essere umano, “guru”, maestro, guida spirituale, come lo si voglia definire, è intesa essenzialmente come una grazia divina.

Bisogna veramente capire che non ci si può attaccare alle parole, che le parole non esauriscono la vastità dell’esperienza mistica, piuttosto suggeriscono la multiformità del Sacro. L’uomo non è tanto un religioso naturale, quanto naturalmente un mistico che ritrova nella natura la manifestazione del divino. In questo, se ci fosse bisogno ancora una volta di affermarlo, nessuna dottrina spirituale integra ha negato la Trascendenza: il panteismo è incomprensione e degenerescenza. E’ altresì vero che in un periodo storico come l’attuale, dove per quanto possa stupire il senso comune, sono proliferate ogni sorta di superstizioni – e questo è vero sia in Oriente che in Occidente – le guide spirituali sono spesso tali solo nominalmente e mostrano tutta la loro capacità e vero interesse solo nel rivestire e consolidare una posizione di privilegio.

“Il mistico cristiano non anela a liberarsi dal corpo come se fosse ontologicamente malvagio e quindi fosse di ostacolo alla fusione con Dio, in attesa di perfezionare questa unione alla fine dei tempi”, afferma Copertino. Si potrebbe distinguere seguendo Eliade, almeno fino ad un certo grado, tra l’estasi tipica dei santi di alcune religioni – tra cui il Cristianesimo ma anche alcune forme di Yoga incentrate sul simbolismo di Nagarjuna, inteso contestualmente teisticamente come Dio-persona, o come accade nello sciamanesimo attraverso il cosiddetto “volo” – e l’enstasi di alcune tecniche meditative difficili da realizzare come il Kundalini Yoga. Nell’enstasi non è assolutamente il caso di concepire il corpo come malvagio, piuttosto di coglierne delle possibilità metafisiche trascendendo il mondo dei sensi, e quindi trascendendo anche ogni sorta di immagine mentale; l’incomprensione metafisica è evidente quando si crede che la perfezione sia raggiungibile esclusivamente “alla fine dei tempi”, non cogliendo che “la fine dei tempi” è in potenza in ogni istante.

Un’affermazione di Copertino che fatico a qualificare è la seguente: “quella abramitica è un’eccezione nel panorama religioso universale (sic)… la sacralità dei sistemi religiosi extra-abramitici ad impianto mitico-immanente indica la divinizzazione della natura”. Credere, ad esempio, che le culture aborigene siberiane o americane non abbiano presentimento né concezione – per non parlare delle dottrine iniziatiche di realizzazione effettiva – della Trascendenza solo perché viene utilizzato un simbolismo naturalistico è costringersi a nulla comprendere.

Una dei messaggi più controversi del Cristianesimo, apparentemente nuovo rispetto alle altre religioni, è quello sulla “resurrezione della carne”. Ovviamente ci si potrebbe chiedere quale carne, quella docile dell’infanzia, quella acerba dell’adolescenza, quella fin troppo carica di accadimenti della vecchiaia. L’allusione metaforica della dottrina si imporrebbe da sé ma quanto è più confortevole per un individuo credere che alla fine, dopo morto, egli ritornerà ad una forma contingente come la conosceva in questa vita: è l’attaccamento a se stessi ciò che spesso contraddistingue il letteralismo dottrinale. Piuttosto l’individuo è molto di più di quel infinitesimale con cui si identifica durante l’esistenza terrena. Autodeificazione? Basta intendersi sulle parole, è la ricerca del superamento di se stessi – non in quanto “male” ma in quanto essere limitato che restando nei propri limiti può comprendere solo realtà limitate – la ricerca della “morte iniziatica”.

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