Leviathan e Behemoth – Ennio Di Nolfo è senza dubbio uno dei più lucidi studiosi propugnatori convinti della necessaria e persistente alleanza tra Stati Uniti d’America ed Europa, dell’interdipendenza tra le due sponde dell’Atlantico. E’ la tesi ribadita adesso nel suo bel saggio Il mondo atlantico e la globalizzazione. Europa e Stati Uniti: storia economica e politica (Mondadori). Ed è la storia della progressiva soggezione dell’Europa agli USA, di un’egemonia statunitense sul mondo costruita sulla progressiva perdita, da parte del nostro continente, delle occasioni per proporsi come cerniera tra Occidente statunitense e Oriente sovietico e cinese, di riaffermare la propria sovranità e il diritto a fondare sulla sua grande tradizione politica e culturale un futuro diverso da quello che oggi la vede prigioniera della crisi e di un’unità, quella della UE, illusoria e fallita. Oggi si ripropone forse però un’alternativa eurasianista che contrapponga il Behemoth macrocontinentale al Leviathan atlantista: è quanto si finisce col delineare partendo dall’attenta meditazione del prezioso numero 321 del “Diorama letterario” di Marco Tarchi, dedicato a Europa. La minaccia atlantica. Il pericolo da sventare, anzi il nemico da battere, è la Transatlantic Trade and Investment Partnership.
Il Kosovo e l’Ucraina: due pesi e due misure – I nostri media hanno, in significativa concordia, “oscurato” il discorso programmatico tenuto da Vladimir Putin durante un incontro del sodalizio russo Club Valdai tenutosi a Soci sul Mar Nero alla presenza anche di qualche europeo non-allineato, come il francese Dominique de Villepin. Putin ha rigorosamente elencato le responsabilità degli Stati Uniti: l’uso spregiudicato (ma anche fallimentare) dell’egemonia che la caduta dell’Unione Sovietica sembravano garantir loro sul mondo intero; l’impiego in direzione appunto egemonica della sua moneta; la politica d’intimidazioni, ricatti e intercettazioni; l’iniziale appoggio all’estremismo islamico quando esso sembrava coerente con le sue prospettive imperialistiche e le ripercussioni che ciò ha avuto sul mercato della droga; la continua mistificazione della ricerca di un “Male assoluto”, di un Nemico che giustifichi i suoi piani. Ma le élites dirigenziali europee, ribadendo la fedeltà al loro ruolo servile e subalterno, non ascoltano. Al vertice del G20, a Brisbane, Barack Obama ha ripetuto il mantra dell’illegittimità delle posizioni russe a proposito dell’Ucraina; Angela Merkel e David Cameron gli hanno fatto eco. Qualcuno dovrà spiegarci come mai a suo tempo l’Occidente dette immediatamente e senza discussioni ragione agli irredentisti albanesi del Kosovo, mentre gli irredentisti russi dell’Ucraina orientale hanno irrimediabilmente torto e la loro madrepatria deve lasciarli al loro destino.
Tor Sapienza: la vergogna della guerra tra poveri – Negli incidenti di Tor Sapienza, ai margini est di Roma, si sta consumando un capitolo fondamentale della nostra vergogna. E’ scandaloso, disumano e inconcepibile che un intero quartiere di nostri concittadini sia tenuto in ostaggio dal teppismo e dalla violenza di alcuni fra gli ospiti di un centro di prima accoglienza per immigrati: in nessun altro paese europeo una situazione del genere sarebbe tollerata. E’ scandaloso, disumano e inconcepibile che nel nostro paese sia impossibile imporre ai nostri ospiti – ai quali, anche se non erano stati né invitati né desiderati, non si può negare appoggio e assistenza – alcune pochissime indispensabili regole di civile comportamento. E’ scandaloso, disumano e inconcepibile che si sia arrivati, da parte delle autorità competenti, a provocare e quindi a sopportare la crescita di una rivolta alla base della quale c’è la pretesa, da parte di alcuni cittadini, di farsi giustizia da soli. E’ scandalosa, disumana e inconcepibile quest’abdicazione dello stato: la sua assenza, il suo silenzio. E’ scandaloso, disumano e inconcepibile che si possa concepire, come misura pratica per risolvere almeno in parte la tensione, una misura come quella della separazione degli immigrati minorenni dalle loro famiglie. La nostra classe dirigente, quella che in questi giorni sta di nuovo affogando nel guano delle spese degli “eletti dal popolo” alle Regioni, sta toccando il fondo. Bisogna impedirle di portar a termine la distruzione dello stato.
Le docce gratis del papa e i sevizi igienici a pagamento della repubblica – La povertà è una cosa bellissima: quando è volontaria, come in Francesco d’Assisi e in madre Teresa di Calcutta. Ma la povertà involontaria, quando degenera in miseria, è orribile; ed è una condizione che umilia, degrada e corrompe non solo chi ne è vittima, ma anche chi ne sopporta lo spettacolo senza reagire. Credo sia molto improbabile che i nostri mendicanti, autoctoni o immigrati che siano, rischino di morir di fame: qualcosa da mangiare si rimedia sempre ed esistono anche varie mense gratuite, come quelle della Cartitas. Sono le medicine e l’igiene i veri e più comuni drammi di chi non ha niente. Trovare un posto dove non solo dormire ma anche lavarsi e usufruire di servizi igienici veri e propri, dotati di un minimo di decenza. A Roma, sotto il porticato di piazza San Pietro, si sta rispondendo almeno in qualche misura a questa necessità. Per iniziativa del vescovo Konrad Krajewski, elemosiniere del Santo Padre, all’interno del locale che là ospita i bagni riservati ai pellegrini saranno installate anche alcune docce per consentire ai senzatetto di lavarsi e di cambiarsi la biancheria. L’esempio di monsignor Krajewski sarà seguito a quel che pare da una decina di parrocchie romane. Se volete vedere l’altra faccia della luna di questo problema, recatevi in qualche stazione ferroviaria. Quelle grandi sono state trasformate in centri commerciali quando non addirittura in gallerie di negozi più o meno di lusso, mentre i necessari servizi pubblici sono stati aboliti o decentrati: via di solito (salvo rare eccezioni) farmacie e uffici postali; quanto ai servizi igienici pubblici e gratuiti – oltretutto un baluardo per la difesa della salute di tutti, abbienti o no -, sono stati spudoratamente sostituiti da servizi a pagamento. Ragione: i costi di gestione, il fatto che un servizio pubblico non è remunerativo. Quando non esiste il servizio igienico a pagamento, la stazione se ne presenta tout court sprovvista: alla faccia delle leggi vigenti e dei diritti dei cittadini.
Il New Deal sindacale: lo sciopero contro i poveri – La maggior parte dei nostri politici e dei cittadini che contano lo ignora perché viaggia in auto blu o usufruisce di servizi speciali: ma i nostri treni fanno schifo. I guasti e i ritardi sono diventati ormai consueti e quotidiani, anche sulle “grandi linee”; è piuttosto frequente che anche sulle “Frecce” (Rosse, Bianche o Argento che siano) le cabine riservate ai servizi igienici siano fuori uso o non siano in grado di erogare acqua corrente. D’altronde le costose “Frecce”, dove viaggiano spesso i privilegiati e i più abbienti, sono di solito in servizio “garantito” durante gli scioperi: mentre si fermano o sono soppressi – è successo anche durante l’ultimo sciopero ferroviario, il 13 novembre scorso – i treni per gli studenti e i lavoratori pendolari. Scioperi contro i poveri, dei quali i ceti egemoni nemmeno si accorgono: ed è giusto, dal momento che disturbarli sarebbe socialmente pericoloso. Continuate così, compagni sindacalisti, continuate a farvi del male: ma non stupitevi poi, e non lamentatevi, se l’attuale capo del Partito Democratico – e del governo – è un centrista e un liberista.
*dal blog di Franco Cardini