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PAPA PIO X, L’INTRANSIGENTE SANTO. di Nicolò Dal Grande

L’anno corrente 2014 coincide con il cadere di numerose ricorrenze storiche; si va dalla commemorazione del  bimillenario dalla morte di Ottaviano Augusto (63 a.C.-14 d.C.), primo imperatore e grande riformatore nell’età aurea di Roma antica, al bicentenario dall’inizio del Congresso di Vienna, cadente il prossimo 9 Novembre, che segnò l’inizio dell’età della Restaurazione dopo il tumultuoso periodo segnato dalla Rivoluzione francese (1789) e dalle “guerre napoleoniche” (1803-1815). Il 2014 sarà inoltre l’anno in cui si ricorderà il centenario dall’inizio della Grande Guerra (20 luglio 1914), l’immane scontro che costò la vita a più di diciassette milioni di persone.

     Tra tutte queste ricorrenze, soprattutto quella inerente al primo conflitto mondiale, ne spicca un’altra che sta passando inosservata, ovvero il centenario dalla morte di San Pio X, fra i più grandi pontefici della storia della Chiesa cattolica.

     Al secolo Giuseppe Melchiorre Sarto, nacque da a Riese, nel trevigiano, il 2 giugno 1835; secondo di dieci fratelli, crebbe in una famiglia di modeste condizioni, essendo il padre postino di campagna e la madre sarta. Entrato in seminario nel 1850, fu ordinato sacerdote nel 1858. Seguì una carriera che rapidamente lo vide canonico di Treviso, Vescovo di Mantova (1884) e Patriarca di Venezia (1893). Nominato Cardinale lo stesso giorno in cui divenne titolare del patriarcato veneziano, fu clamorosamente eletto Papa nel 1903, successore del grande pontefice Leone XIII (al secolo Vincenzo G.L. Pecci, 1810-1903); l’elezione del 257° successore di Pietro avvenne con l’inaspettata decisione dell’imperatore d’Austria-Ungheria Francesco Giuseppe (1830-1916) di esercitare il diritto di veto ai danni del cardinale Mariano Rampolla (1843-1913), uno dei favoriti per la successione, osteggiato per le sue simpatie filo francesi (benché dalla Francia stessa, negli ambienti dell’Action Française, circolasse la convinzione che Rampolla appartenesse alla massoneria). Fu l’ultima occasione in cui un sovrano cattolico esercitò il diritto di veto sull’elezione papale; a porre fine al secolare privilegio, attraverso la costituzione apostolica Commissum Nobis, fu lo proprio il neoeletto pontefice, asceso al soglio col nome di Pio X.

     Erano gli anni in cui la Chiesa stava attraversando la cosiddetta “età dell’intransigenza”, segnata dalla presa di Roma del Settembre 1870 a opera del neo costituito Regno d’Italia e dal rifiuto del pontefice di allora, il beato Papa Pio IX (al secolo Giovanni M. Mastai Ferretti, 1792-1878), di accettare le garanzie di sovranità offertegli – “Legge delle Guarentigie” – autoproclamandosi “prigioniero del Vaticano”; erano gli anni dell’interminabile “questione romana”, periodo storico di grande tensione tra lo Stato liberale italiano e la Santa Sede, durante i quali il papato, privato di un effettivo controllo territoriale su un proprio Stato, attraversò uno dei momenti più duri della propria storia. Anni in cui però, malgrado le privazioni, l’ostilità di gran parte dei governi europei anticlericali e massonici, il soglio pontificio, sul piano spirituale, aveva elevato notevolmente il proprio prestigio; padre spirituale di milioni di persone in tutto il mondo, infallibile in materia di fede – Dogma dell’Infallibilità Papale, Concilio Vaticano I, 1870 –, il Papa era – ed è –  l’indiscussa guida della più grande delle confessioni cristiane.

     Pio X ascese dunque in un’età di grande tensione; a differenza dei suoi predecessori, fu il primo pontefice ad ascendere al soglio privo di esperienza nella Curia pontificia; il Conclave infatti aveva optato per l’elezione di un uomo semplice, che fosse prima di tutto “pastore di anime” e non solo “uomo politico”. Pio X in effetti si mise luce per la propria bontà d’animo e per l’umiltà, vivendo in un modesto appartamento che fece appositamente preparare in Vaticano. Conquistò immediatamente i fedeli.

     La scelta del nome, in successione al grande pontefice del Risorgimento, non fu un caso. Ciò che caratterizzò il suo magistero fu l’orientamento intransigente tenuto nei confronti della filosofia “modernista”; con Pio X la Chiesa cattolica assunse una linea “tradizionalista”, che portò alla ferma condanna del “modernismo”, ovvero di un’ampia corrente interna al cattolicesimo, sorta a cavallo dei due secoli, tendente a rivedere la dottrina cristiana sulla base di una concezione legata all’autonoma determinazione dell’uomo nella vita e derivata dall’affermazione delle scienze legate ai metodi sperimentali. Attraverso l’enciclica Pascendi Dominici Gregis (1907) e il decreto Lamentabili Sane Exitu, Pio X condannava apertamente il modernismo, in particolar modo i punti in cui la suddetta filosofia asseriva che la Rivelazione non fosse parola del Signore ma frutto del nostro subcosciente, che la Chiesa non fosse il tramite della verità divina, che i sacramenti non fossero un’istituzione del Signore ma frutto umano per dare forma alla propria esperienza religiosa. Per combattere meglio l’ideologia modernista, che minacciava i pilastri della dottrina cattolica dall’interno, il Papa approvò inoltre l’istituzione del Sodalitium Pianum (1909), una rete informativa pontificia volta all’indagine delle affermazioni e del pensiero dei teologi, sia laici che non; l’azione del Sodalitium diede inizio a una vera caccia alle streghe, talvolta eccessiva: tra i sospettati finì mons. Angelo Roncalli, il futuro San Giovanni XXIII Papa (1881-1963). In merito Pio X introdusse il giuramento antimodernista, noto come il “giuramento della fede” (1910), cui era tenuto a prestare voto ogni membro del clero con compiti ministeriali o giuridici.

     Ma Papa Pio X non passò alla storia solo per la propria intransigenza;  fu la grandezza delle riforme che seppe attuare e portare a compimento nei suoi undici e intensi anni di pontificato che lo consacrarono alla storia come uno dei più grandi pontefici. Papa Sarto fu l’artefice dell’avvio del rifacimento e della semplificazione del Diritto canonico, conclusasi nel 1917 con la promulgazione del Codice di Diritto canonico sotto il pontificato del beato Papa Benedetto XV (al secolo Giacomo P. Della Chiesa, 1854-1922); redisse il nuovo Catechismo e ristrutturò l’apparato curiale (costituzione Sapienti Consilio, 1908) e amministrativo della Chiesa, eliminando numerosi degli antichi dicasteri e unificando ogni reddito ecclesiastico nell’Obolo di San Pietro; furono migliorati i sistemi formativi dei seminari; promosse la stesura di un nuovo breviario e di un nuovo messale, riformando in tal modo la vita di preghiera nella Chiesa. A lui è legata la riforma del “canto gregoriano”, imposto nella liturgia. Diede inoltre impulso a una vigorosa campagna per portare i fedeli a praticare con più frequenza il sacramento dell’Eucarestia, abbassando l’età della prima comunione a sette anni (1910) e alleggerendo le norme di digiuno per i malati; per Pio X infatti la comunione non era un premio al retto comportamento ma il rimedio per i nostri mali.

     Ma, a dispetto di chi ne sottolinea soprattutto l’intransigenza, fu sotto Pio X che si registrarono le prime aperture verso la politica italiana, contro la quale era ancora in vigore il Non Expedit di Pio IX (1868) che proibiva ai cattolici di partecipare alla vita elettorale, alleggerendo le posizioni della Chiesa con il Fermo Proposito (1905), al fine di contrastare l’influenza socialista, che portò successivamente il Vaticano ad appoggiare il “Patto Gentiloni”, che garantì ai liberali l’appoggio dei cattolici alle elezioni del 1913: per l’occasione il pontefice tolse il Non Expedit in 330 collegi elettorali su 508.

     Papa Pio X si spense il 20 Agosto di 100 anni fa. Beatificato nel 1951, venne canonizzato il 29 maggio 1959. Compatrono secondario di Venezia, oggi riposa nella Basilica di San Pietro, custode del grande riformatore della Chiesa nel segno della Tradizione.

Nicolò Dal Grande

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