Matteo Renzi, convinto che sia un modo per aumentare i voti del suo PD alle ormai imminenti consultazioni elettorali, continua a garantire che il prossimo semestre di presidenza italiana della Ue provocherà miracoli e sfracelli (positivi).
Nel nostro piccolo siamo certi che non succederà assolutamente nulla che non sia già stato previsto e programmato dagli eurocrati che contano. A tutti gli altri viene lasciata la consolazione delle chiacchiere.
Nell’ottobre 2013, alla vigilia dei nostri predecessori nella presidenza (guarda caso la Grecia!), venne organizzato a Bruxelles, su iniziativa di alcuni importanti giornali francesi e belgi, un convegno di tre giorni sul tema “Come reinventare l’Europa”. Partecipavano quelli che sono stati definiti “campioni della storia europea”, alcuni più o meno consegnati agli archivi, altri tuttora in carica, come Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo. Il pubblico ha così potuto ascoltare le proposte di una settantina (scusate se è poco) di titolatissimi oratori.
Più attenti di tutti ovviamente i greci in procinto, come noi oggi, di assumere la presidenza dell’Ue per un semestre allora da tutti definito, esattamente come quello che ci attende, “cruciale”. Tanto attenti che appena iniziato il loro mandato hanno organizzato ad Atene, ai piedi dell’Acropoli, un nuovo Convegno “Osare l’Europa”. Anche in questo caso partecipazione ad altissimo livello, con personaggi come Guy Verhofstadt, ex premier belga e attuale candidato del gruppo liberale alla presidenza della Commissione, Joschka Fischer, ex ministro degli esteri tedesco, e soprattutto Antonio Samaras, premier greco in carica.
Chiacchiere a parte, dal momento che si era ad Atene, capitale del paese in quel momento al timone della Ue, anche un programma concreto: affrontare la disoccupazione, specie giovanile, aumentare la disponibilità di credito per le piccole e medie imprese.
Il semestre di presidenza greca è quasi alla scadenza e non si è osato proprio nulla, l’Europa non è stata né reinventata né rinnovata e, per quanto riguarda il programmino della Grecia, la disoccupazione, soprattutto quella giovanile è alquanto peggiorata e le medie e piccole imprese continuano a soffrire per la scarsità di credito.
Caso mai qualche ottimista ad oltranza (di quelli che si attendevano un piccolissimo segno più del nostro Pil nel primo trimestre del 2014 e si sono ritrovati con un più consistente segno meno, ma fanno conto di nulla) ne dubitasse, dovrebbe bastare a convincerlo che il programma del semestre di presidenza greco è identico a quello proposto da Renziper il semestre italiano. Evidentemente c’è ancora tutto da fare.
Se non ci sono riusciti i greci (né per essere onesti tutti quelli – fra i quali più volte l’Italia – che li hanno preceduti) perché dovrebbero riuscirci nella seconda metà del 2014 gli italiani?
È possibile che nel prossimo semestre la situazione mostri qualche segno di miglioramento o peggiori ancora. In un caso o nell’altro, così come non è stata colpa dei greci, non sarà né merito né colpa della presidenza europea italiana, che non dispone del potere e degli strumenti per modificare alcunché nel continente.
Francesco Mario Agnoli