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L’ODIO DEGLI ECOLOGISTI PER LA BELLEZZA. Di Antonio de Felip

Ormai è cronaca recente: gli ecologisti della tribù no-oil, che vorrebbero ridurci al freddo, all’immobilità, alla de-industrializzazione, alla disoccupazione di massa, alla povertà, sono ormai dediti, per pubblicizzare le loro bieche follie, alla vandalizzazione delle opere d’arte in molti musei d’Europa, e recentemente anche d’Australia, a dimostrazione di un perverso e coordinato disegno criminale. I terroristi verdi, perché di terrorismo si tratta, gettano materiale di vario tipo sulle opere, oppure si incollano alle stesse. Poi iniziano a berciare i loro slogan. Stupisce che gli astanti non reagiscano, anche con la dovuta fermezza, davanti a questi scempi e che le magistrature mandino subito liberi questi vandali, odiatori dell’Arte.

Sono state attaccate e vandalizzate la Primavera di Botticelli alla Galleria degli Uffizi di Firenze, Il seminatore di Van Gogh alla mostra di palazzo Bonaparte a Roma, sempre di Van Gogh I Girasoli alla National Gallery di Londra, Il Pagliaio di Monet Museo Barberini di Potsdam, La ragazza dall’orecchino di perla di Vermeer al museo Mauritshuis de l’Aja. A Milano è stata presa di mira, nel Museo del Novecento, la scultura Forme uniche della continuità nello spazio del futurista Umberto Boccioni. Hanno persino vandalizzato Campbell’s Soup Cans di Andy Warhol (anche se per molti è dubbio che sia veramente un’opera d’arte) nella lontana Canberra. La quasi contemporaneità degli attacchi in musei di diversi paesi dimostra come ci sia un’unica regia criminale per questi atti.

Ma il vandalismo verde non si è limitato ai musei e alle opere figurative: anche la grande musica è stata attaccata: in una sala da concerti di fama internazionale, il Concertgebouw di Amsterdam, era in programma il Requiem di Verdi eseguito dall’Orchestra Sinfonica di Milano. Nel bel mezzo del concerto, un energumeno si è alzato e ha iniziato a gridare slogan ecologisti, mentre altri due complici filmavano l’oltraggio agli spettatori e alla musica di Giuseppe Verdi. Gli autori dell’atto sono poi risultati essere membri di un’associazione sovversiva denominata Extinction Rebellion, adusa a spaccare le vetrine delle banche e che è sotto esame delle autorità britanniche: potrebbe essere etichettata come “organizzazione criminale”, come di fatto è, visti i suoi atti. Ma ciò che stupisce e indigna è stata la reazione del Concertgebouw: un comunicato di blanda condanna del gesto, però preceduta da una frase indegna e incomprensibile: “Sebbene il Concertgebouw sia solidale con questa azione…”  Così, questa sala da concerti si dichiara solidale con un’azione oltraggiosa della musica, dell’arte, della cultura, di Giuseppe Verdi e degli spettatori. Perché le violenze degli ecologisti devono esse sempre giustificate in nome di una indimostrata “crisi climatica” e della sua origine antropica? Il professor Franco Battaglia, docente di Chimica Fisica e autore di innumerevoli scritti sull’argomento, da anni si sgola urlando che “non esiste alcuna crisi climatica” e con lui 1.200 scienziati di tutto il mondo che hanno sottoscritto un appello dallo stesso contenuto. D’altronde persino il quotidiano cattolico (cattolico?) Avvenire si è schierato tra i “giustificazionisti” di questi ignobili atti. Scrive, denunciando questa posizione e definendola “raccapricciante”, il giornalista anti-bufale climatiche Riccardo Cascioli: “Apprendiamo da Avvenire che in nome della emergenza climatica e della necessità di sensibilizzare la popolazione, sono giustificati anche violenze e vandalismi, senza chiudere la porta a vere e proprie forme di terrorismo se la gente non vuole capire”.

Cambiamo campo, rimanendo in argomento. Dire che l’Italia sia uno splendido paese è un’ovvia banalità: tutti lo sappiamo. Pensiamo alle colline della Toscana, così amata dagli stranieri, e al suo Appennino del Mugello, alla dolcezza dell’Umbria, al Lazio della Tuscia e del lago di Bolsena, allo splendore del paesaggio urbinate, alle coste della Puglia o del Salento, ai crinali della Sicilia, alle meravigliose spiagge sarde, come quelle di Carloforte, o ai suoi nuraghi, come quelli di Ploaghe, al Molise con le bianche sabbie di Termoli. Non abbiamo citato a caso questi luoghi: tutti sono caratterizzati, oltre che dalla bellezza, anche da essere minacciati, se non già oltraggiati, da progetti o esistenti di “parchi eolici”: decine e decine di giganteschi pali con strutture alte più 100 metri, visibili da chilometri da distanza, rumorosissime, che inquinano irrimediabilmente paesaggi di struggente bellezza. Ma piacciono alla potentissima lobby ecologista, ai sostenitori di una improbabile “transizione ecologica”, ai politici e ai tecnocrati europoidi, oltre che naturalmente ai produttori di questi mostri fatti anche da trecento metri cubi di calcestruzzo. Ma odiati dalle popolazioni, che vedono il loro patrimonio paesaggistico, la loro tranquillità, i loro terreni agricoli impestati, deturpati, rovinati da questa brutale cementificazione in nome dell’ecologia e di una falsa “energia pulita”: quanto costerà ai nostri posteri lo smaltimento di questi mostri?

E’ nota la strenua, appassionata battaglia di Vittorio Sgarbi contro i “parchi” (notare l’ipocrita falsificazione semantica) eolici e in difesa del paesaggio italiano. Quindi lasciamogli la parola: “Non puoi immaginare il paesaggio interrotto dalle pale eoliche. Quando uno legge L’infinito di Leopardi, non lo può immaginare così. Paesaggio come valore dello spirito, della memoria”. E ancora: “La mafia ha progredito e ha guadagnato con i pali eolici”. “Abbiamo nel Meridione un paesaggio sfregiato, umiliato, aggredito su cui nessun freno viene posto, per impedire che luoghi sublimi vengano cancellati per sempre dalla nostra memoria. La Sicilia ne è ostaggio in modo radicale, ma Puglia, Calabria, Campania e Molise sono sopraffatte da questa falsificata violenza della green economy che vuol dire sostanzialmente trionfo della mafia con uno Stato complice”.

Purtroppo, la violenza contro quelli che Sgarbi definisce “i luoghi più alti della bellezza del paesaggio” avanza senza soste. Sono stati presentati decine e decine di progetti di mostrificazione dei territori, talvolta debolmente o per niente difesi dalle Sopraintendenze. Ovunque questi progetti vengono annunciati, sorgono comitati di cittadini che si oppongono allo scempio, al rumore, all’inquinamento visivo, alla distruzione di campi agricoli, alla rovina del turismo, ma spesso sono impotenti contro la coalizzata e interessata (oh, molto interessata) arroganza di politici e amministratori locali, quasi sempre di sinistra, delle lobby verdi e ovviamente dei produttori e gestori dei mostri “ecologici” massacratori dei paesaggi ma fonte di finanziamenti e contributi pagati con i soldi nostri. E talvolta questi “ecologisti” si fanno sfuggire qualche parola che svela la loro vera essenza: una serie di sigle verdi e di sinistra toscane ha violentemente attaccato Sgarbi per la sua critica della distruzione del paesaggio nel Mugello, affermando che i “parchi eolici” possono contribuire a “non dipendere più dal gas di Putin”. Ah, ecco: ci mancava il tassello della russofobia. Tout se tient.

Ma non sono solo gli sciagurati mostri eolici ad attentare ai nostri paesaggi: l’attacco viene anche dai “campi” (altra mistificazione orwelliana delle parole) di pannelli fotovoltaici. Che sono un altro mezzo di produzione di energia altamente inefficiente: i pannelli hanno una durata limitata rispetto al loro costo, ovviamente non producono nulla quando non c’è il sole (così come i pali eolici quando non c’è vento), vengono costruiti con indispensabili metalli rari di cui la Cina ha un semi-monopolio (per alcuni è un monopolio totale), non si sa ancora bene come smaltirli perché non c’è ancora un processo industriale che possa farlo a costi accettabili. Ma soprattutto costituiscono un esiziale consumo di suolo. Per produrre la stessa energia di una centrale convenzionale che occupa mezzo ettaro occorre un enorme “campo” di impianti fotovoltaici di 500 ettari. E il problema è grave per l’Italia, che è un paese semi-montuoso con una grande fame di terreni coltivabili. Non si può richiedere a tutti i nostri coltivatori di dedicarsi a quella “agricoltura eroica” che caratterizza molte parti d’Italia, come le ripide, terrazzate colline liguri. L’Italia non ha più, purtroppo, l’autosufficienza alimentare, per molti motivi: la storica disattenzione governativa alle campagne e ai contadini, vincoli fiscali, burocratici e gestionali gravosi e vessatori, e soprattutto l’attacco continuo dell’Unione Europea alla nostra produzione agricola di elevata qualità: basti pensare alle famigerate “quote latte” o, più recentemente, al tentativo di imposizione dell’iniquo Nutriscore, che penalizzerebbe i tradizionali prodotti gastronomici del nostro paese, o ancora al rifiuto di chiare e non ambigue indicazioni sull’origine dei prodotti. Unione Europea che è dominata dalle multinazionali, dalle lobby del nord Europa, dallo strapotere delle associazioni verdi che odiano il vino, i formaggi, la carne (ah, i peti delle vacche che inquinano il pianeta) e che ci vorrebbero tutti vegani o al massimo mangiatori di insetti o di carne sintetica. Ma anche nel caso dei pannelli solari c’è uno squisito tema estetico e paesaggistico: cos’è meglio, un prato verde, un campo ben coltivato, degli ordinati filari di vite o quei rovinosi “campi” di pannelli solari con i loro inquietanti riflessi azzurrini?

Torniamo ai vandali verdi che attaccano le opere d’arte in diverse parti del mondo, senza dimenticare i criminali che bloccano strade, autostrade, raccordi sempre in nome del no-oil e della miseria generalizzata. Criminali, perché il blocco stradale e ferroviario è un reato che prevede fino a sei anni di carcere. Chi sono? Chi li arruola? Chi li coordina? Chi li paga? Chi paga i loro avvocati, le rare volte che vengono denunciati? Le sigle di costoro compaiono ormai su tutti i giornali: Extintion rebellion, Ultima generazione, Just stop oil.

Una recente, coraggiosa inchiesta della giornalista Maddalena Loy su LaVerità ha rivelato chi finanzia questi vandali verdi, che si raccordano in una rete internazionale, la A22: è Climat emergency fund (Cef), fondato da Trevor Neilson, ex strettissimo collaboratore di Bill Gates e da Aileen Getty. L’89% dei finanziamenti di questo centro internazionale di azione ecologista sono i soliti oligarchi: la stessa Aileen Getty, il cantante Bono, il regista Adam McKay, Rory Kennedy, figlia di Bob Kennedy, il miliardario britannico Chris Hohn. Non poteva mancare il principe della sovversione mondiale, George Soros che finanzia uno dei partner del Cef, Extinction Rebellion. Per sfuggire a ogni tracciamento, spesso i finanziamenti avvengono in criptovalute. Al “giro” di questi globalisti ecologisti partecipano anche Ted Turner, proprietario della CNN e Bill Gates. Insomma, il gotha degli oligarchi liberal anglosassoni. Sempre Maddalena Loy rileva quanto sono pagati questi “attivisti”: i “rimborsi spese” possono arrivare anche a 400-450 euri alla settimana. Tanto costoro non rischiano nulla, salvo qualche meritato insulto dagli automobilisti bloccati o da inferociti amanti dell’arte: il buonismo ecologista che ormai domina purtroppo anche nel sentire condiviso e nella magistratura (“lo fanno per una buona causa” è la sciagurata opinione comune), preserva questi criminali dalla meritata galera.

Rimane una domanda di fondo: da dove nasce questo odio torvo e malvagio degli ecologisti per l’uomo (“cancro della terra”) e il Creato (che pure dicono di voler salvare, impestandolo di torri eoliche e pannelli fotovoltaici)? Qual è l’origine questo istinto bieco a sporcare, rovinare, distruggere, lordare ciò che è bello, piacevole a vedersi o a sentirsi, questa malevola avversione per l’arte, ogni forma di arte, persino quella gastronomica?

E’ evidente come in costoro e nel loro afflato religioso, seppure di segno invertito, ci sia un’evidente, quasi rivendicata eredità gnostica, portatrice dell’odio demoniaco per l’uomo, culmine della creazione di Dio. Non per nulla tutti gli ecologisti sono schierati sul fronte abortista e denatalista. Gli esempi sono innumerevoli: Ronnie Lee, il fondatore dell’ecologista-animalista Animal Liberation Front, spesso dedito ad atti di terrorismo, ha dichiarato: “L’Homo Sapiens è una “specie nazista” che si è riprodotta in modo sconsiderato violentando e inquinando il pianeta. La Terra sarebbe un luogo migliore se vi fossero meni esseri umani, magari sei miliardi in meno”. Il “filosofo” Peter Singer non solo sostiene l’equivalenza tra esseri umani e animali, ma addirittura, secondo costui, in alcuni casi, l’uomo è inferiore agli animali: un bambino celebroleso ha minori diritti rispetto a un animale sano. Aborto, ma anche infanticidio ed eutanasia sono quindi pienamente legittimi. James Lovelock, l’inventore di Gaia, deificata come organismo vivente e autoregolantesi, è un fanatico assertore del controllo delle nascite e, anzi, per il “bene di Gaia”, di una riduzione del numero degli “animali umani” che avrebbe superato una presunta soglia di sostenibilità. Le posizioni di Lovelock, e non solo, hanno generato una serie di “movimenti per l’estinzione umana”, come il Voluntary Human Extintion Movement, oppure la Church of Eutanasia che suggerisce quattro sistemi “naturali” per l’estinzione della specie umana: l’aborto, il cannibalismo, la sodomia e, ovviamente, il suicidio (come non richiamare l’Endura, il suicidio rituale praticato dai Catari gnostici che, attraverso il “sacramento” del Consolamentum raggiungevano lo stato di Perfetti?). Esiste poi il Fronte di Liberazione di Gaia che intende liberare la Terra dalla specie umana. Sarebbe un errore considerare tutti costoro estremisti lunatici e fanatici: ci può essere una differenza di grado, ma non di natura, tra le convinzioni di queste migliaia di fanatici e quelle dei militanti ecologisti presunti “moderati”, i sostenitori (lobby, associazioni, fondazioni, centri studi) di un presunto sovrappopolamento della Terra. D’altronde non è stato l’ “autorevole” Roberto Cingolani, fisico ed ex ministro a dichiarare che la Terra è stata “progettata” per tre miliardi di persone, non uno di più?

L’odio per Dio e per l’uomo spiega anche quello per l’arte perché il Bello, che nella filosofia tomistico-scolastica è un trascendentale consustanziale al Vero e al Buono, è ispirato negli uomini da Dio.

Alle spalle dei vandali invasati (in senso letterale) che danneggiano le opere d’arte e di tutti i loro sodali s’intravvede un’ombra minacciosa, inquietante e infera. Pensiamoci, quando leggeremo di un nuovo vandalismo verde in qualche museo o altrove.

Antonio de Felip

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