Le persone intrappolate nella città vecchia di Mossul stanno morendo di fame perché non ricevono cibo da quasi tre settimane, secondo un residente.
In un’intervista esclusiva con l’Independent, Karim, un tassista 28enne che vive nel centro storico di Mossul, dice che molte persone sono già morte di malnutrizione, inclusi alcuni suoi conoscenti, uno dei quali suo amico.
“Alcune aree della città vecchia non hanno ricevuto cibo per 20 giorni, e la maggior parte delle persone ha speso tutti i risparmi”, dice Karim. Egli aggiunge che durante questo periodo sono mancate acqua ed elettricità e nessuno può lasciare la zona perché l’ISIS gli spara se cercano di farlo. “Non possiamo uscire dalle nostre case”, dice, “non è sicuro per nessuno”.
Il resoconto di Karim, dato tramite un debole collegamento cellulare con la parte est di Mossul, getta luce su quanto sta accadendo nella città vecchia, un labirinto di vicoli stretti e case antiche che è pieno zeppo di gente e ancora in gran parte controllato dall’ISIS.
Le agenzie umanitarie stimano che ci sono 400.000 persone che vivono qui e altre 200.000 nella periferia esterna, il cui status in termini di cibo e sicurezza è finora sconosciuto. Le persone non sono in grado di fuggire verso le aree già catturate dalle forze governative irachene e unirsi alle decine di migliaia di profughi in fuga verso sud, lontano dai combattimenti. Costoro salgono sugli autobus blu e bianchi che li portano ai campi di Hamam al-Alil dove vengono controllati per identificare i membri dell’ISIS, vengono nutriti, ricevono cure mediche e alloggiati in tende.
Karim dà un quadro vivido della confusione e del terrore nella città vecchia, che, con i suoi vicoli stretti dove nessun veicolo può andare, è un terreno ideale per lo stile di guerriglia urbana dell’ISIS. Le squadre dell’ISIS formate da una mezza dozzina o più combattenti, inclusi cecchini di grande esperienza e fabbricanti di bombe, passano di casa in casa attraverso squarci nelle pareti. Sorprendentemente, Karim dice che non ci sono molti combattenti dell’ISIS nella parte meridionale della città vecchia, ma l’esercito non è ancora entrato nella zona.
Anche se Karim è ancora in un quartiere tenuto dall’ISIS, le forze di sicurezza irachene e le Forze di Mobilitazione Popolare (FMP), la milizia paramilitare Sciita, non sono lontane. Egli dice che “ieri, ho sentito alcune canzoni Sciite. Quando sentiamo queste canzoni, ci rendiamo conto che le FMP o l’esercito sono vicine. Le FMP di solito alzano il volume delle loro canzoni, che possono essere sentite chiaramente durante la notte”.
Karim è convinto che l’ISIS stia spostando i suoi feriti nella parte nord della città vecchia, lontana dalla prima linea a sud. Egli dice “ho parlato con mio cugino che vive nel quartiere di Az Zanjili. Ha detto che suo figlio era con decine di persone all’Ospedale Al-Jumhuri [dove erano andati per sfuggire agli attacchi aerei, nella convinzione che non sarebbero stati colpiti] e che potevano vedere i feriti del Daesh trasportati in altre zone a nord del città. Le persone che vivono nei pressi dell’ospedale hanno detto che i veicoli del Daesh hanno trasportato i feriti nel quartiere Hay 17 Tammoz”.
I combattenti dell’ISIS sono sotto forte pressione da parte degli attacchi aerei e delle forze di terra, che sono di gran lunga più numerose di loro. Sono riusciti a resistere alla Polizia Federale irachena e alle altre unità nella periferia sud della città vecchia, infliggendo pesanti perdite. Il governo iracheno non rivela le sue perdite, ma il generale Joseph Votel, il capo del Comando Centrale degli Stati Uniti, dice che le forze irachene hanno finora subito 284 morti e 1.600 feriti nel loro tentativo di catturare la parte ovest di Mossul, che è iniziato il 19 febbraio, rispetto ai 490 morti e 3.000 feriti nella loro riuscita battaglia di tre mesi per catturare la parte est di Mossul. Le perdite civili non sono note.
Le forze governative irachene hanno cambiato le loro tattiche e l’ISIS viene ora attaccato dalla cosiddetta Divisione d’Oro, un’unità d’elite forte di 10.000 uomini specificamente addestrata per attaccare la città vecchia da ovest. Il piano è evidentemente quello di eseguire attacchi multipli all’ISIS, che a Mossul ha un organico totale stimato tra i 3.000 e 4.000 combattenti, farlo sparpagliare e rendere più facile per le squadre d’assalto la penetrazione nella città vecchia.
La parte ovest di Mossul e i dintorni tenuti dall’ISIS, forse un quarto dell’intera città, rimangono altamente pericolosi e un semplice errore può avere conseguenze letali.
All’inizio di questa settimana, un tassista 33enne chiamato Jasim ha fatto proprio un errore simile che gli è quasi costato la vita, perché la sua casa è stata presa di mira da un drone.
Secondo il suo racconto, tre settimane fa l’esercito iracheno aveva detto alla gente di Mossul di non coprire la propria auto o proprietà con teli o qualsiasi altro materiale o sarebbero state prese di mira da droni o aerei. Il motivo a quanto pare era che gli ufficiali iracheni, o le forze speciali americane, che richiedevano anch’esse attacchi aerei, credevano che l’ISIS stesse usando questi materiali per nascondere armi e munizioni.
La gente nella parte est di Mossul tenuta dal governo è stata avvertita e ha chiesto di informare i loro parenti e amici nella parte ovest, se li potevano raggiungere al telefono. Purtroppo Jasim ha frainteso e pensava che l’avvertimento si applicasse solo ai teli copriauto, e si era anche dimenticato che c’era un pezzo di tela che copriva una parte del tetto della sua casa.
Jasim, la cui casa si trova vicino al fiume Tigri, che scorre attraverso Mossul, ha avuto altre preoccupazioni domenica scorsa, perché stava cercando di trovare un modo sicuro per far arrivare la madre nella parte est della città, tenuta dal governo, senza essere uccisa dall’ISIS o dai cecchini del governo.
Egli ha rilasciato un’intervista all’Independent nel corso di un debole collegamento telefonico verso la parte est di Mossul, descrivendo le condizioni del suo quartiere. Che cosa è successo il giorno successivo è meglio descritto dalle sue stesse parole, che danno un senso realistico dei pericoli che devono affrontare le persone che cercano di sopravvivere a Mossul oggi. Lui dice:
“Vediamo piccoli jet ogni giorno e quando si avvicinano vediamo che sono degli aerei senza pilota. C’è un piccolo salotto nella mia casa che su un lato dà su una piccola piazza. Il drone ha lanciato una bomba che è caduta in un angolo della casa vicino al serbatoio dell’acqua. Quando è esplosa, non ho perso conoscenza. Tutto davanti a me è diventato polveroso quando parte del muro è crollato. Dopo un po’, ho sentito un forte dolore alla gamba, e dopo qualche istante mi sono reso conto che ero ferito. In parte ho camminato e in parte ho strisciato verso una piccola clinica temporanea nelle vicinanze, ma non riuscivano a curare la mia gamba in modo corretto. Hanno detto che aveva bisogno di un intervento chirurgico, ma non avevano l’attrezzatura. Mi hanno dato delle bende per contribuire ad alleviare il dolore”.
Jasim è tornato a casa sua, che condivide con la madre e tre sorelle. Quando l’Independent gli ha parlato di nuovo, era a letto a piangere per il dolore della ferita e lamentandosi che il suono delle esplosioni e degli aerei gli impediva di dormire. Ha spiegato che molte persone nella parte ovest di Mossul come lui non sapevano che non dovevano usare tela per coprire le auto o altri beni, se volevano evitare di essere presi di mira dai droni. Dice che il fatto che non lo sapesse era poco sorprendente, perché nella parte ovest di Mossul i cellulari possono essere usati di rado “e in alcuni luoghi le persone non possono farsi visita [per scambiarsi informazioni] neanche di giorno, a causa dei raid aerei e dell’ISIS”.
La gente di Mossul, un tempo città con due milioni di abitanti, cerca di fuggire con ogni mezzo. Secondo una fonte i combattenti dell’ISIS chiedono una tangente di 2.000 $ per lasciar fuggire una persona, anche se questo è difficile da verificare. Molti di coloro che cercano di arrivare in un luogo sicuro vengono uccisi dai cecchini dell’ISIS.
Un uomo con la moglie e i due figli che hanno cercato di attraversare il Tigri in un luogo chiamato Dawasa sono stati uccisi da un cecchino all’inizio di questa settimana.
Articolo di Patrick Cockburn pubblicato su Counterpunch il 3 aprile 2017. Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.