Condividi:

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on email

Esplora:

DONALD TRUMP: UOMO D'AZIONE O SHOWMAN? Di Madame Janus

“Quello che caratterizza Trump è la sua imprevedibilità, penso possa essere pericoloso ma fondamentalmente è uno showman”. Noam Chomsky.

Donald Trump, 70 anni, Presidente degli Stati Uniti d’America.

Si fa un gran parlare e scrivere da parte di molti analisti sul fatto che finalmente un politico eletto si metta da subito a realizzare ciò che ha promesso in campagna elettorale: ecco che Donald Trump è diventato per quasi tutti un uomo d’azione. La narrazione mediatica racconta di un Trump che appena insediatosi alla Casa Bianca ha iniziato a firmare decreti, ricorderò tra i più significativi: il via libera alla definitiva messa in opera della barriera messicana, il cosiddetto muro – già parzialmente costruita quando Bill Clinton era Presidente; l’interdire l’accesso agli Stati Uniti a persone provenienti da alcuni stati islamici, quelli evidentemente a maggioranza sciita – incidentalmente rilevo che James “Mad Dog” Mattis, il nuovo Segretario alla Difesa, ha più volte identificato nell’Iran la maggior minaccia alla stabilità in Medio-Oriente, ed ha suggellato “l’amicizia storica” americana con i sunniti telefonando appena entrato in carica a Mohammad bin Salman, Ministro della Difesa dell’Arabia Saudita, con cui ha convenuto di adottare un orientamento comune contro il terrorismo islamico (seriamente?) ammettendo con piacere che il suo più stretto collaboratore e consigliere durante le guerre in Afghanistan ed Iraq, in cui egli era generale capo, è stato uomo saudita; lo smantellamento dell’ObamaCare (the patient protection and affordable care act) a detrimento delle classi più disagiate che vedranno così annullata la possibilità di accedere alle cure mediche; il disconoscimento dei trattati che impegnava l’Amministrazione americana a diminuire sensibilmente le emissioni serra, confortato dal tentativo di sopprimere leggi che tutelano l’ambiente all’insegna di una politica dimentica della gravità ormai accertata dei cambiamenti climatici. In quest’ultimo riguardo si colloca anche la richiesta formale, nel tentativo di ribaltare la risoluzione firmata da Obama in data 4 Dicembre 2016, fatta al Genio militare di concedere il nulla osta e di ritirare la richiesta di applicare l’Environmental Impact Statement – contravvenendo così alle stesse leggi statunitensi attualmente in vigore e che potranno essere contestate in sede alla Corte Federale – nella costruzione dell’oleodotto che dal Nord Dakota porterà l’equivalente di mezzo milione di barili di petrolio al giorno fino all’Illinois, con i relativi allarmanti rischi di inquinare il fiume Missouri, l’acqua grazie alla quale vivono non solo le tribù aborigene ma oltre 17 milioni di individui. Che Trump potesse richiedere di procedere celermente alla costruzione di questo oleodotto lungo circa 2000 km è cosa che nel precedente articolo sulla protesta dei nativi americani avevo già prospettato. Rimane acclarata la noncuranza della nuova Amministrazione in riguardo ai diritti delle minoranze etniche, segnatamente quelle degli indiani americani, in spregio ai trattati firmati dal Congresso degli Stati Uniti. Se probabilmente non è esauriente definire Trump un conservatore, si può definire conservatore un Governo che tende all’accentramento decisionale intervenendo quando non più gli competerebbe e che non ha interesse al rispetto ed alla preservazione di culture minoritarie all’interno del proprio territorio? Il breviario delle etichette è spesso inadeguato, meglio concentrarsi sui fatti. Avventatamente alcuni analisti politici vedono in Trump la volontà di andare contro l’establishment, l’élite conformista che vede nella globalizzazione la possibilità di aumentare la propria influenza, ma la cosa è ancora lungi dall’essere dimostrata. Per ora Trump è un uomo d’affari assai attento alle lobby che lo hanno sostenuto alla candidatura, come la Energy Transfer Partners, la società responsabile della costruzione dell’oleodotto in Nord Dakota.

Voglio insistere sull’ovvietà che il politico deve avere sempre una visione di lungo termine e non semplicemente attuare un programma dovuto a talune circostanze. La visione trumpiana non riguarda solo il protezionismo economico ma anche, e come conseguenza, continuare in ogni modo lo sfruttamento delle risorse del pianeta, e questa è una politica che ha effetti globali. Per un cattolico significa che la scelta di Trump disattende l’enciclica di Papa Francesco “Laudato Si”.

Qualcuno potrebbe essere tentato di apprezzare il decisionismo trumpiano, ma va ricordato cosa sia uno showman: basta dare l’impressione di sapere cosa si sta facendo, per lo showman la cosa più importante è il proprio ego e non certo la coerenza ideologica, e la sensatezza del giudizio non lo preoccupa. L’elettorato è l’audiance che non va disattesa e va intrattenuta, possibilmente con amenità di vario genere – sebbene tutti coloro che abbiano guardato da vicino le elezioni presidenziali americane sanno che non pochi voti per Trump sono stati in realtà voti anti-Clinton, semplicemente il candidato più sbagliato e compromesso che il Partito Democratico potesse opporgli.

Madame Janus

Condividi:

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Dai blog