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Germania, Grecia, UE: dove abbiamo sbagliato. di L. Becchetti*

Solo quando la giustizia è accompagnata dalla fraternità può guarire una relazione gravemente ferita tra stati o persone. Purtroppo viviamo di nuovo in un’epoca i cui statisti mediocri figli di una cultura mediocre sono capaci di cogliere solo le due prime dimensioni (libertà e giustizia) e hanno totalmente smarrito la bussola della terza dimensione (fraternità). Dopo la prima guerra mondiale la risposta alle responsabilità tedesche è stata solo “giustizia”. L’onere pesantissimo del debito, aspramente criticato da Keynes, ha prodotto ostilità tra i paesi e ha condotto al nazismo. Dopo la seconda guerra mondiale nonostante le maggiori responsabilità di italiani e tedeschi la risposta è stata giustizia (il tribunale per i delitti di guerra) più fraternità. E’ arrivato il dono del piano Marshall. E ha prodotto relazioni di pace durature tra i vincitori e gli sconfitti. La combinazione di fraternità e giustizia è stata fondamentale in Sud Africa per lenire le ferite dell’appartheid attraverso l’idea geniale della commissione per la riconciliazione e verità. Anche in questo caso i risultati sono stati eccezionali se si pensa ai rapporti prima e dopo. L’Europa e la Germania di oggi hanno dimenticato la lezione. E hanno imposto alla Grecia per il “torto” della scarsa disciplina di bilancio un peso impossibile da sopportare. In questo caso giustizia e mancanza di fraternità si sono combinate con l’ignoranza di una ricetta sbagliata. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il debito greco è passato dal 2009 ad oggi dal 140 al 177.2% nonostante due fallimenti parziali che hanno lasciato a bocca asciutta i creditori. Il PIL del paese si è ridotto di un quarto. La miopia di questa strategia ha prodotto neonazismo (Alba Dorata) euroscetticismo ed una ferita profonda tra i popoli europei.
La situazione ad oggi non è affatto risolta. L’incapacità della BCE di combattere la deflazione ha sparso altro sale sulla ferita. Con un’inflazione che viaggia a -1.35%, un disavanzo primario attorno all’1% e il rapporto debito/PIL di cui abbiamo parlato un prezzo del servizio del debito calmierato al 3% non basta e l’inerzia è quella di una crescita del rapporto debito/PIl di altri 5 punti. Per invertire la rotta (diminuzione media di un punto all’anno) in queste condizioni ci vorrebbero un pareggio di bilancio e una crescita del 5% assolutamente fuori portata al momento. Se la BCE riuscisse nel miracolo di portare l’inflazione al suo obiettivo statutario del 2% alla Grecia basterebbe invece il pareggio di bilancio e la crescita dell’1 percento per tenere il debito stabile. Rispettare il fiscal compact con la riduzione di un ventesimo del rapporto debito PIl eccedente il 60% sarebbe anche in queste condizioni proibitivo richiedendo una crescita annua del 5%.
Una combinazione di giustizia senza fraternità, di pretesa di rispetto di patti di performance quando sono le istituzioni comunitarie le prime a non rispettarli, di ricette economiche del passato applicate ad un’epoca profondamente diversa. Una miscela infiammabile che ha prodotto euroscetticismo e populismo. E la cosa più grave è che ad una timida consapevolezza degli errori del passato non sembra accompagnarsi un’iniziativa decisa volta alla soluzione del problema

Leonardo Becchetti, professore di economia a Roma Torvergata. Cattolico.

* Domus Europa ringrazia il blog  “la felicità sostenibile” (5 giugno 2014)

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