Dopo la nuova traduzione del De Laude novae militiae pubblicata nel 2017, la casa editrice Il Cerchio ripropone ai suoi lettori un’altra opera di San Bernardo di Chiaravalle: Il gioiello d’Irlanda: Vita di San Malachia.
Malachia O’Morgair (1094-1148), San Malachia, è ricordato per la sua opera di riformatore della Chiesa irlandese e viene festeggiato il 3 novembre.
Giovane di nobili origini, nacque ad Armagh e fu ordinato sacerdote a poco più di venticinque anni, distinguendosi subito come grande esempio di Fede. In tempi difficili e travagliati, Malachia si impegnò a diffondere la parola di Dio tra i suoi compatrioti, ridisciplinò i fedeli, riorganizzò la Chiesa e promosse il monachesimo. Bernardo ritenne utile ed educativo raccontare la vita del Santo come esempio per tutti gli uomini: «Era costui lucerna che arde ed illumina; e non è stata spenta, ma solo rimossa»; così decise di tramandare ai posteri l’assidua lotta intrapresa da Malachia per sradicare ovunque la superstizione e la barbarie, riavvicinando gli isolani alla vera Religione.
Secondo Bernardo le vite dei santi danno sapore a quella di chi è sulla terra: «quei santi, pur dopo morti, continuano in qualche modo a vivere presso di noi».
Nel 1139 il Santo d’Irlanda viaggiò fino a Roma, visitò Bernardo e fu nominato legato pontificio per la sua patria. Durante il ritorno poi, incontrò nuovamente Bernard e gli chiese di affidargli cinque monaci per fondare l’Abbazia di Mellifont. Nel 1148, Malachia intraprese un secondo viaggio verso Roma, ma la sua salute peggiorò velocemente. Riuscì a giungere sino a Chiaravalle e il 2 novembre spirò, accudito dall’amico Bernardo, che in seguito scrisse la sua biografia. In quest’opera l’autore mostra persino stupore nel raccontare come una regione apparentemente lontana dalla civilizzazione abbia potuto consegnare a tutta la Cattolicità una gemma così preziosa e splendente.
Il libro della vita di San Malachia è un testo importante per comprendere il ruolo di questo grande predicatore nella storia della cristianità irlandese, dissociandolo dalla nota profezia apocrifa che erroneamente gli viene attribuita. Purtroppo, ai giorni nostri, la fama di Malachia è infatti dovuta in gran parte a questa leggenda infondata. Presentando il testo, l’editore ribadisce come negli ultimi decenni una curiosità pseudo-religiosa – perlopiù tendente all’occultismo – abbia associato il nome del Santo a una pletora di predizioni sui Papi, «prendendo per autentico un documento risalente al XVI secolo, a lui attribuito e platealmente fasullo; ed è annotazione amara ma vera quella che sottolinea come quello che risultava evidentemente fasullo 500 anni fa abbia dovuto attendere l’ignoranza di massa del XXI secolo per essere – al contrario – scambiato per vero». Rileggere Il gioiello d’Irlanda è quindi una buona occasione per riscoprire il volto autentico di San Malachia e della religiosità irlandese.
Soprattutto oggi, in questo triste periodo in cui il mondo è scosso da una terribile epidemia, è giusto impegnarsi nella riflessione e nello studio, e la vita di Malachia è un’ottima lettura.
Riccardo Pasqualin